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26 Agosto 2004 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Iran. Quasi completa la documentazione dell'iscrizione di Behistun
tempo di lettura previsto 5 min. circa

I ricercatori iraniani stanno ultimando il processo di documentazione dell´Iscrizione di Behistun, visibilmente danneggiata negli ultimi decenni. L´Iscrizione di Behistun (anche chiamato Behistun, Bisutun, e Bisistun) sta alla scrittura cuneiforme come la Stele di Rosetta sta ai geroglifici egiziani: il più cruciale documento nella decifrazione di una lingua perduta.

L´iscrizione è alta circa 15 metri e lunga 25, e si trova a 100 metri su una collina lungo l´antica via che collegava le capitali di Babilonia e Media (attuali Babilonia ed Ecbatana). E´ estremamente inaccessibile, poichè il fianco della montagna è stato rimosso per rendere più visibile l´iscrizione dopo il suo completamento.

Il testo è una dichiarazione di Dario I di Persia, scritto tre volte in tre differenti scritti e linguaggi: due riportati fianco a fianco, Antico Persiano ed Elamita, e l´Accadico sotto di essi.

"Il processo di documentazione è iniziato nel 1999 da parte di un gruppo di esperti iraniani, che hanno applicato un metodo fotogrammetrico. In altre parole, hanno scattato foto in due dimensione usando due macchine fotografiche, e quindi le hanno trasformate in immagini in 3-D" ha dichiarato Malieh Mehdiabadi, direttrice del progetto.

L´intera ricostruzione sarebbe dovuta finire nel 2003, ma la Mehdiabadi ha spiegato che la mancanza di fondi ha posposto le operazioni, il cui periodo ideale è la primavera. "Il processo fotogrammetrico, ad ogni modo, è stato portato a termine, e speriamo che ci condurrà ad una migliore preservazione dell´iscrizione" ha aggiunto ancora.

Il Re Dario regnò sull´Impero Persiano dal 521 al 486 a.C.

In un momento non precisato attorno al 515 a.C., fece preparare per l´iscrizione una lunga ode sulle sue conquiste, sulle battaglie contro l´usurpatore Smeridis di Persia, e sulle seguenti guerre sostenute da Dario e soppressione delle ribellioni, affinché fossero iscritte sul fianco della collina delle Montagne di Zagros in Iran, appena si raggiungono le sue pendici, dopo la Piana di Kermanshah.

L´iscrizione è illustrata da un bassorilievo di Dario a dimensione naturale, due servi, e dieci figure di un metro che rappresentano i popoli conquistati; il dio Ahura Mazda fluttua al di sopra, impartendo al re la sua benedizione. Una figura sembra essere stata aggiunta dopo che le altre sono state completate, e si tratta (e ciò è piuttosto strano) della barba di Dario, incisa su un blocco di pietra separato, attaccato successivamente con pioli di ferro e piombo.

La prima menzione storica dell´iscrizione proviene dal greco Ctesias di Cnido, che notò la sua esistenza attorno al 400 a.C. Anche Tacito la menziona e la include in una descrizione di alcuni dei monumenti alla base della collina, dove si trovava anche una sorgente.

Quel che è stato recuperato di essi corrisponde appieno alla sua descrizione.

Anche Diodoro scrive del "Bagistanon" e sostiene che fu iscritto dalla Regina Semiramide di Babilonia.

Al crollo dell´Impero Persiano e dei suoi successori, e alla conseguente caduta in disuso della scrittura cuneiforme, la natura dell´iscrizione fu dimenticata e vennero elaborate fantasiose teorie sulle sue origini. Per secoli, invece di essere attribuita a Dario – uno dei primi re di Persia – si ritenne provenisse dal regno di Cosroe II di Persia – uno degli ultimi.

Sorse poi la leggenda secondo cui l´incisione era stata creata da Fahrad, un amante della moglie di Cosroe, Shirin. Esiliato per la sua trasgressione, Fahrad avrebbe ricevuto l´incarico di scavare la montagna alla ricerca di acqua. Dopo molti anni, e la rimozione di metà della montagna, trovò l´acqua, ma fu informato da Cosroe che Shirin era morta. Impazzì dal dolore, e si gettò dalla collina. Shirin invece non era morta, e si impiccò dopo avere avuto notizia del fatto.

Nel 1598 l´iscrizione giunse all´attenzione dell´Europa Occidentale, quando fu vista da Robert Sherley, un inglese in missione diplomatica in Persia, al servizio dell´Austria. Egli giunse alla conclusione che si trattasse di una rappresentazione dell´ascensione al cielo di Gesù Cristo. Fraintendimenti biblici da parte degli europei si perpetuarono per secoli, incluse alcune teorie secondo cui la figura incisa rappresentava Gesù ed i suoi Apostoli, le tribù d´Israele e Shalmaneser d´Assiria.

Nel 1835 Sir Henry Rawlinson, un ufficiale dell´esercito inglese che addestrava l´esercito dello Scià di Persia, iniziò a studiare l´iscrizione. Così il nome di Bisistun fu inglesizzato in "Behistun" a quel tempo, ed il monumento divenne famoso come "Iscrizione di Behistun". A dispetto della sua inaccessibilità, Rawlinson fu in grado di scalare la collina e copiare l´antica iscrizione persiana. L´Elamita si trovava oltre un dirupo e l´Accadico quattro metri al di sopra; entrambe erano difficili da raggiungere e furono lasciati ad un momento successivo.

Armato del testo persiano, e con circa un terzo del sillabario reso disponibile dall´esperto di caratteri cuneiformi George Friedrich Grotenfend, Rawlinson iniziò a lavorare alla decifrazione del testo. Fortunatamente, la prima sezione conteneva un elenco di re Persiani identica a quella trovata in Erodoto, e seguendo la corrispondenza dei nomi e dei personaggi, Rawlinson fu in grado di decrittare i caratteri cuneiformi usati dagli antichi persiani nel 1838.

Ma rimanevano ancora gli altri due testi. Dopo un breve servizio in Afghanistan, Rawlinson ritornò nel 1843. Attraversò in modo avventuroso il salto tra l´antico testo Persiano e l´Elamita, e lo copiò. Trovò poi un intraprendente ragazzo locale che scalò il dirupo sulla collina e lanciò corde attraverso le scritte Accadiche, così che ne poté essere ricavato un calco. Rawlinson riprese i suoi studi, e tradusse gli scritti ed il linguaggio accadici, lavorando indipendentemente da Edward Hincks, Julius Oppert e William Henry Fox Tabot, i quali, con le loro ricerche, contribuirono comunque alla decifrazione. Edwin Norris ed altri furono i primi a fare lo stesso per l´Elamita.

Come tre dei linguaggi primari della Mesopotamia, e tre variazioni dello scritto cuneiforme, queste decifrazioni furono una della chiavi perché l´Assirologia divenisse una scienza compiuta.

Si ritiene che Dario pose le iscrizioni in quel luogo per renderle resistenti alle manomissioni. Perfino la leggibilità – il testo è assolutamente illeggibile dal livello della terra – fu posta in secondo luogo al suo imperativo. Sfortunatamente, il re Persiano non aveva tenuto conto della sorgente alla base, la quale determinò in tempi antichi la creazione di una strada per raggiungere l´area; la spaccatura nella quale il ragazzo si calò è lo sbocco di una piccola corrente sotterranea, che non esisteva al tempo dell´iscrizione, e che ora è asciutta, ma che è forse all´origine del racconto sulla ricerca d´acqua di Fahrad. Ciò ha causato considerevole distruzione di alcune figure.

Dario non aveva neppure previsto l´invenzione della polvere da sparo, e le incisioni furono danneggiate da spari da alcuni soldati nel corso della Seconda Guerra Mondiale.