ADDIS ABEBA – Il Prof. Tim White, uno dei più famosi paleoantropologi al mondo, è attualmente impegnato nei lavori di scavo ad un sito nella regione nord-orientale di Afar, che si è rivelato uno dei luoghi più ricchi di reperti preistorici, utili per la determinazione delle origini dell´uomo.
Qui il prof. White ci racconta come il governo etiope potrebbe sfruttare questa risorsa per il miglioramento delle condizioni economiche del paese.
Domanda: Cos´è la paleontologia?
Risposta: Uno studio delle vite del passato. E´ addizionale all´archeologia, che è lo studio delle culture del passato. Quando si ha a che fare con una scienza che integra le due cose, siamo in presenza della paleoantropologia. La paleoantropologia, in questo contesto, significa archeologia, geologia e paleontologia preistoriche, di base. La paleontologia per la maggior parte delle persone è lo studio dei fossili, e l´archeologia lo studio dei manufatti.
D: Quanto è importante l´Etiopia in termini paleontologici?
R: La Paleontologia è un soggetto piuttosto vasto, poiché, dopo tutto, stiamo parlando di miliardi di anni di evoluzione del pianeta. Così, per alcuni periodi di tempo, l´Etiopia non ha rocce dell´età giusta. Per altri periodi di tempo, ha le rocce, ed il suo potenziale è stato appena scoperto, e non ancora esplorato. Si stanno attualmente studiando alcune rocce nel nord dell´Etiopia, si spera di trovarvi i dinosauri, e ciò sarebbe tremendamente importante per lo studio di questa razza estinta.
L´Etiopia è conosciuta nel mondo per via della sua gola fluviale che ha catturato evidenze archeologiche e paleontologiche dell´evoluzione umana.
D: E cosa implicano queste circostanze geografiche per l´Europa?
A: Queste circostanze geografiche hanno portato l´Etiopia a condurre gli studi in materia di origini dell´umanità, avanti a tutti i paesi dell´Africa. Lo studio dell´evoluzione umana in Africa è iniziato molti anni or sono. Le scoperte chiave sono state compiute negli anni ´20 nell´Africa meridionale. Quindi l´attenzione si è spostata nell´Africa orientale.
L´Etiopia è rimasta piuttosto indietro, in questo cammino, per una serie di condizioni storiche che sono attualmente mutate, e con la nuova generazione di studiosi etiopi coinvolti [e con] l´ampia cooperazione internazionale, si vedono arrivare risultati dopo risultati dalla gola Afar e della principale gola etiopica. Questo sta arricchendo la nostra conoscenza della storia umana negli ultimi sei milioni di anni, ed in questo senso la posizione dell´Etiopia è quasi suprema. I dati qui sono più completi che altrove al mondo.
D: Come può questa scienza essere integrata con lo sviluppo dell´Etiopia?
R: Con le recenti scoperte della scienza paleoantropologia, si è sviluppato un interesse intenso e diffuso. Intendo, i ragazzini amano i dinosauri, così, se l´Etiopia avesse i dinosauri, diverrebbero un´altra parte del già ricco pacchetto turistico d´Etiopia. E questo intenso interesse per il passato dell´umanità, trascende le religioni ed i confini nazionali. Siamo tutti interessati all´idea delle nostre origini. L´Etiopia è la fonte delle maggiori informazioni circa l´evoluzione umana – un´attrazione culturale senza uguali, così le persone verranno ad esplorare le proprie radici, cercando di capire da dove proveniamo, a cosa assomigliamo, e come doveva sembrare il mondo cinque milioni di anni or sono.
L´Etiopia è il luogo in cui si può viaggiare nel tempo. La prima tappa del viaggio sono i tempi medioevali, e luoghi come Lalibela, assolutamente meravigliosi in termini di ortodossia cristiana. La tappa successiva ci porta indietro ai tempi preistorici, e l´Etiopia ha, di qui, tutti i passi indietro - fino alle origini della tecnologia – fino a 2.6 milioni di anni or sono, qui ad Afar. I primi veri strumenti sono trovati qui e sono stati datati. Così abbiamo non solo l´evoluzione biologica ma anche l´evoluzione culturale. Ciò significa che un visitatore può arrivare qui e sperimentare la storia, la preistoria, la cultura, ma anche essere in grado di tracciare lo origini di tutte queste cose nel passato più remoto; e questa è una cosa che non si sperimenta altrove nel mondo.
D: Questi argomenti disparati possono trovare un comune denominatore?
R: Per me sono tutti parte del grande patrimonio dell´Etiopia. La maggior parte dei visitatori pongono tutte queste domande e vogliono conoscere tutte queste cose, ma vogliono anche vedere animali selvatici, e sono interessati alle chiese e ai monasteri, vogliono conoscere la cultura. Vogliono sperimentare l´Africa. Così quel che credo vada fatto, è integrare le conclusioni scientifiche ed i siti da cui esse provengono in un pacchetto totale, al fine di indirizzare i turisti che arrivano nella scelta di un itinerario che corrisponda ai loro interessi. Possono visitare il Parco di Awash e vedere la natura incontaminata, o invece visitare la Grande Gola, uno dei luoghi geologicamente più interessanti sul pianeta.
D: Quali gli impedimenti?
R: Fino ad ora si è trattato di una varietà di impedimenti economici e politici. Il più ostativo credo sia stato la mancanza di infrastrutture. I concorrenti come la Tanzania ed il Kenia, nel mercato del turismo globale, si sono mossi in avanti più rapidamente nell´effettivo sviluppo delle infrastrutture, nella realizzazione di alberghi, strade, etc.
Con i cambiamenti nel governo dall´inizio del 1990 e la fine del Derg [il precedente regime militare] vi è stata una sorta di rivoluzione nel modo in cui si sono sviluppati in Etiopia i sistemi di trasporto, i sistemi bancari e tutte le sistemazioni per i turisti, specialmente [nella capitale] Addis Abeba e sulla ben conosciuta rotta turistica di Axum e Lalibela.
Dobbiamo riuscire a rendere la preistoria una parte dell´esperienza complessiva. Ciò richiede investimenti esterni, ed investimenti del governo. Ciò richiede la cooperazione degli scienziati e una regolamentazione che protegga le antichità
D: In che modo la comunità ne potrà trarre beneficio?
R: Le comunità locali sono parte integrante di questa equazione, specie per la preservazione dei siti preistorici. Nell´area dove lavoriamo nel Medio Awash [Etiopia nord-orientale] vi è un´intensa cooperazione con la comunità locale per proteggere le antichità: nel senso che gli abitanti collaborano al nostro progetto, traendone un beneficio economico diretto. Lavoriamo con gli anziani del villaggio per prevenire che i bambini rimuovano o spostino le ossa, o che i fossili vengano venduti, e ciò è una conseguenza del rapporto instauratosi tra i gruppi di studio e la comunità locale. L´abbiamo avuta per 20 anni, ed è sempre andato bene.
La questione è piuttosto: cosa accade quando inserisci anche i turisti nell´equazione? Potrebbero arrivare tour operator senza scrupoli a comprare le antichità? Questo creerebbe uno squilibrio economico e sarebbe male per il nostro lavoro e per il patrimonio culturale. Potrebbe essere un bene per i ragazzini che le vendono, e questa è la ragione per cui abbiamo bisogno di un governo che regolamenti la materia.
Le comunità locali si accorgerebbero del modo in cui l´economia turistica assiste il loro villaggio nella costruzione di scuole, abitazioni migliori e conseguente creazione di posti di lavoro. Qui nell´Afar vi è una cultura incredibilmente ricca; un popolo esposto a questa cultura in modo positivo è importante, ma anche la creazione di lavoro è importante, e il turismo crea lavoro. E´ un effetto a catena, e tutto rientra in un progetto di sviluppo.
D: Crede che la regolamentazione vigente possa proteggere le antichità?
R: La regolamentazione vige all´interno della struttura federale, ed il modo per renderla operativa è assicurarsi che chi si occupa del turismo ne sia ben consapevole. Per esempio, è illegale per detenere antichità etiopi prelevate da un sito archeologiche. Ma è necessario che il visitatore sia stato informato dell´esistenza di questa norma, e dei danni che la condotta illecita provoca, e che i popoli locali sappiano cosa implica l´indiscriminato saccheggio di reperti da un sito.
Così, compito primario dell´attuale governo dovrebbe essere l´attenta considerazione di questi elementi e la loro integrazione con le politiche turistiche ed economiche. Il Ministro per la Cultura e la Commissione del Turismo devono lavorare insieme in modo più ravvicinato, così da poter educare gli operatori del settore e porre insieme, fattivamente, un programma amministrativo in cui le antichità siano rese disponibili, ma protette allo stesso tempo.
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