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14 Maggio 2005 ARCHEOLOGIA
Al-Ahram Weekly Online
ANTICA CAPITALE LASCIATA IN ROVINA
tempo di lettura previsto 8 min. circa

Il piccolo museo all´aria aperto di Tel Basta presso Zagazig, dove si trova un´enorme statua della consorte di Ramses II (scoperta alcuni anni or sono) contiene non più di una dozzina di reperti; persino un secolo or sono l´area era così rovinata che le guide turistiche scrivevano che era una perdita di tempo recarvisi. Ma la devastazione di Tel Basta – antica Basta, la classica Bubastis – situata dove i rami Pelusiaco e Tannico del Nilo si connettono al Wafi Tumilat nel Delta orientale – è più interessante dei pochi reperti che sopravvivono.

Bubastis fu la capitale di un´area sul Delta dove l´animale sacro alla dea Bastet era un gatto. Era strategicamente importante; missioni commerciali vi si ramificavano dal Sinai per turchesi e rame, ed era punto di partenza per le missioni militari verso l´Asia per mare o per terra. La sua influenza politica culminò nel corso della XXI Dinastia, tra il 945 ed il 715 a.C. Quando Erodoto la visitò verso la metà del V secolo a.C. fu ancora in grado di scrivere: "Nessun altro tempio potrebbe essere più grande e più costoso, niente è più piacevole alla vista."

Erodoto diede un racconto vivido della festività annuale. Descrive l´immenso numero di uomini, donne e bambini che conveniva al complesso sacro in barca, e che per tutto il viaggio, cantava, batteva le mani, e gridava. "Le donne" aggiunge "danzavano in modo senza uguali". Erodoto stima che il numero di pellegrini raggiungesse le 700, 000 unità che, se non vi sono esagerazioni, implicherebbe si trattasse di uno dei principali eventi nazionali dell´intero paese.

Quando la folla sbarcava, venivano eretti campi temporanei attorno al tempio, venivano offerti sacrifici e sempre secondo Erodoto, "si beveva più vino che in qualsiasi altro periodo dell´anno". Egli descrive le proporzioni imponenti del "portico magnificente" che si trovava nel centro di un´area depressa nel mezzo della città "così che si sarebbe potuto guardare in basso e vederla ovunque ci si trovasse". Scrive ancora lungamente delle pareti scolpite di figure di re e dei, e di altri recinti sacri posti affinché due canali si estendessero ad essi dal Nilo, ognuno fluendo "ma senza mischiarsi all´altro" fino all´entrata del tempio. Ogni canale era ampio 30 metri, e, all´ombra di alberi di enorme altezza, ognuno di essi fluiva attorno al tempio in direzioni opposte.

L´antico sito fu visitato dagli studiosi che accompagnarono la missione militare di Napoleone nel 1798, e descrivono anch´essi il tempio in termini entusiastici. Il ritratto di una capitale antica di straordinaria importanza fu riportato anche dall´egittologo inglese John Gardner Wilkinson che visitò Tel Basta nel 1840. Egli aggiunge però che, gran parte della città di circa 150 acri, era ampiamente in rovina.

Poco più di 40 anni dopo, l´egittologo svizzero Henri Edourad Naville portò avanti una survey archeologica a Tel Basta. Tra il 1887 ed il 1889, tracciò vari stadi del principale sviluppo del tempio e fu in grado di confermare le prime descrizioni della sua grandezza e magnificenza. Registrò che l´edificio misurava 180 metri di lunghezza, e descrive una corte costruita dal regnante libanese Osorkon II, un sed usato per le feste, e vari altri templi. La maggior parte delle strutture, nota, erano state costruite nel corso della dinastia libica (la XXII) e i blocchi della struttura recavano i nomi dei re della IV Dinastia, che attestano il suo antichissimo sviluppo.

Faville riportò alla luce raffinati pezzi di statue che furono inviati al British Museum, e scoprì, a nord del rifugio sacro, un enorme cimitero per i gatti che conteneva animali mummificati insieme a migliaia di statuette di bronzo anch´esse raffiguranti il sacro felino. Fu quella un´età di saccheggi incontrollati, in cui questi tesori viaggiarono verso musei di tutto il mondo e nelle collezioni privati.

Tel Basta di seguito soffrì il destino di altre città del Delta; i suoi monumenti immensi furono usati come comode miniere, con abbondanza di calcare per le costruzioni di edifici moderni, e, come attestato dal numero di frammenti che punteggiano il panorama, come macine per mulino. Furono saccheggiate dai predatori inviati da mercanti d´antichità, dai sebakhin (braccianti agricoli) alla ricerca di fertilizzanti, e dai mercanti locali che apertamente vendevano le antichità alla stazione ferroviaria di Zagazig.

La decisione del 1904 di creare uno snodo ferroviario tra il Cairo, Mansoura e Belbeis significò che un´ampia sezione di Tel Basta fu tagliata via. Due anni dopo l´inizio dei lavori – iniziati esattamente il 22 settembre del 1906 – gli operai trovarono due tesori d´oro e argento a circa 160 metri ad ovest del tempio principale. Gli operai nascosero il tesoro fino al calare della notte, per poterselo spartire. Quando la notizia giunse al Servizio per le Antichità, si riuscì a recuperare solo una parte del tesoro, inclusa un´anfora d´argento con manico d´oro che è attualmente esposto al Museo Egizio (No 53262)

Un mese più tardi un altro tesoro fu scoperto ad alcuni metri dal primo. Questa volta le autorità furono pronte, e le monete si trovano ora al Museo Egizio. L´area fu accuratamente esaminata da C. Edgar, ispettore capo del Basso Egitto, ma non fu in grado di individuare da quale edificio provenissero e concluse che il tesoro fosse stato sepolto in un luogo segreto per metterlo al sicuro, e recuperarlo successivamente.

Altri oggetti d´oro ed argento continuarono ad essere trovati, per lo più dalla Dinastia dei Saiti (XXVI) seppure alcuni provenissero dal regno precedente di Ramses II. Nel 1925, quando la compagnia per la ferrovia di stato svolgeva nuovi lavori di ampliamento, fu riferito che tre camere piene di tesori erano state scoperte a circa 220 metri a sud-est del cimitero copto, ad est del cimitero dei gatti. Una camera fu trovata vuota; e tutto ciò che rimaneva nella altra due erano sarcofagi di granito. Una fu rotta e lasciata in situ; l´altro, che si data al periodo Ramesside, reca alcune interessanti interpretazioni, fu portato al Museo Egizio.

Sembra incredibile a noi, oggi, che un sito archeologico tanto importante possa essere stato trascurato per un periodo così lungo. Nel 1943, quando l´egittologo francese Etienne Drioton era direttore generale del Servizio di Antichità, lo raggiunse la notizia che gli operai erano attivamente impegnati a livellare la terra per costruire una strada militare attraverso l´area. Drioton inviò allora l´ispettore Labib Habashi per verificare la situazione. Habashi descrisse il sito come "un disastro". Scoprì che la strada militare per collegare Port Said con Alessandria via Mit Ghamr era ormai a buon punto e che aveva già attraversato tre feddan del sito. Descrive il tempio una volta bellissimo come un ammasso di colonne, incisioni e pilastri in frantumi. Blocchi di pietra con testi inscritti erano spaccati a terra, e conferma che venivano sistematicamente sottratti materiali da costruzione per l´area urbana in via di sviluppo, dagli antichi edifici.

Habashi studiò il tempio principale documentato da Naville in ordine a ristabilire il suo progetto e descrive alcuni dei blocchi non adeguatamente registrati dall´egittologo svizzero. All´esterno del tempio trovò alcune statue e tracce di un tempio romano, come anche un tumulo della XX Dinastia. Studiò i nomi delle divinità e località sui blocchi, che rivelarono che si trattava di blocchi già riutilizzati su lati differenti. Spostandosi dal tempio principale, Habashi trovò, come una sgradita sorpresa, che circa 37 feddan del sito archeologico identificato da Naville, era stato utilizzato dalla municipalità di Zagazig per lo sviluppo agricolo e come area di drenaggio di una fattoria. Apprese inoltre che altri otto feddan erano stati utilizzati per trasferirvi un cimitero musulmano. Il suo rapporto segnò una svolta definitiva perché fosse assunta la decisione di tutelare e preservare il sito.

Habashi focalizzò la sua attenzione su un´area di 140 metri ad ovest del tempio di Bastet. Notò un blocco imponente di calcare della misura di circa 60 metri per 160 cm per 100, dissotterrati dagli operai al lavoro sulla strada. I blocchi non erano lucidati, ma con i lati più o meno regolari. Quando pulì l´area circostante fu rivelato un bellissimo rilievo del regnante Pepi I dell´Antico Regno con alcune divinità. Una scoperta significativa, dal momento che poco era noto in quei giorni dei templi dell´Antico e Medio Regno a parte i monumenti funerari collegati ai seppellimenti reali. Incoraggiato a controllare l´area circostante, Habashi trovò, a circa 60 metri a nord e quasi sullo stesso asse, piloni a quattro lati dello stesso materiale ancora eretti. Alcuni recavano linee verticali di iscrizioni ed anche il cartiglio di Pepi, dal quale si dedusse che formassero parte dell´ampio edificio databile alla VI Dinastia. Il suo rapporto ottenne un nuovo finanziamento per continuare gli scavi, ed Haabashi reclutò un team comprendente Abdel- Fattah Eid per fotografare il sito, Ahmed Sidqi and Maurice Farid per rilevare le iscrizioni visibili e Fawzi Ibrahim per mappare l´area.

Studi nei mesi successivi confermarono l´importanza di Tel Basta come città dell´Antico Regno, ed il monumento di Pepi provò essere un tempio dell´anima o ka. Tali monumenti erano conosciuti dai periodi successivi, ma nessuno antico come questi, così la scoperta di un tempio tanto grande e apparentemente indipendente – che si dice non fosse annesso ad altro – molto importante.

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