Dieci casi clamorosi di falso archeologico. E se talora a farsene promotori sono stati truffatori e finti esperti d'arte, spesso a incappare nelle bufale sono state delle vere autorità in materia, costrette poi a clamorose marce indietro e a pubbliche ritrattazioni. Incidenti del mestiere? In un certo senso sì, se si pensa che uno dei dieci falsi più famosi al mondo, il busto di Nefertiti, sarebbe responsabilità dello stesso Ludwig Borchardt, uno dei più grandi egittologi mai esistiti e fondatore dell'Istituto tedesco di archeologia al Cairo.
LE PIETRE DI ICA - Si tratta di uno dei reperti archeologici più sconvolgenti mai rinvenuti: se l'autenticità delle Pietre di Ica fosse stata confermata, sarebbe stata rivoluzionata completamente la storia dell'umanità come la conosciamo oggi. Questi ritrovamenti sono andesiti carbonizzate risalenti al Mesozoico, rinvenute nel deserto di Ocucaje, vicino a Ica (Perù) nel 1960. Presentano enigmatiche incisioni, che forniscono elementi assolutamente anomali rispetto alla loro datazione: configurazioni stellari, strumenti ottici quali telescopi e lenti, animali preistorici estinti, velivoli meccanici e avanzate operazioni chirurgiche. Il ricercatore spagnolo Vicente Parìs ha ottenuto una pietra da Javier Cabrera, uno dei primi scienziati a interessarsi dei reperti, facendola analizzare a Barcellona. Le analisi hanno dato esito negativo, rilevando segni di carta abrasiva e lavorazione recente. Cabrera stesso da anni ha ammesso che parte della sua collezione viene da Basilio Uchuya, uno dei principali falsificatori di pietre.
IL DIVINO SCAVATORE - Il soprannome indica l'archeologo giapponese Shinichi Fujimura ed è legato alla sua leggendaria abilità nello scovare reperti antichi anche decine di migliaia di anni. Una fama durata fino al 5 novembre 2001, quando alcuni giornalisti del quotidiano "Manichi Shinbun", muniti di macchine fotografiche e telecamere digitali, hanno smascherato Fujimura, costringendolo a scusarsi pubblicamente davanti a milioni di telespettatori giapponesi.
LE TESTE DI MODIGLIANI - Nell'estate 1984 è stata ritrovata una testa di granito nel Fosso Mediceo di Livorno. I critici d'arte Vera e Dario Durbé subito la riconoscono senza ombra di dubbio come una delle opere che, secondo la leggenda, Amedeo Modigliani avrebbe gettato nel canale, sconfortato dal giudizio dei suoi concittadini e in procinto di partire definitivamente per Parigi. Mentre il Museo progressivo di arte moderna si prepara per i festeggiamenti, tre studenti, Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Guarducci, dichiarano di essere gli autori della seconda Testa pescata nel Fosso. Spiegando che la loro è stata una burla, realizzata utilizzando il trapano elettrico Black& Decker.
IL BUSTO DI NEFERTITI - La statua conservata a Berlino, che ritrae la regina egizia vissuta tra il 1370 e il 1330 a.C., non sarebbe che un falso. Lo ha sostenuto lo storico dell'arte Henri Stierlin, secondo cui la scultura sarebbe stata realizzata nel 1912 dall'artista Gerardt Marks su commissione di Ludwig Borchardt. Secondo Stierlin il busto sarebbe stato realizzato per esporre una collana appartenuta realmente alla regina e per fare alcune prove di archeologia sperimentale sui pigmenti utilizzati. E solo in un secondo momento sarebbe stata spacciata come risalente al periodo dei faraoni. L'archeologo ha infatti raccontato di avere ritrovato il busto ad Amarna, sulla riva orientale del Nilo. Per sostenere la teoria secondo cui si tratterebbe di un falso, Stierlin ha sottolineato il fatto che non c'è alcuna documentazione del ritrovamento di Burckhardt prima del 1924 e che lo stesso archeologo avrebbe tenuto il busto nella sua casa del Cairo per dieci anni prima di portarlo in Germania.
GEOGLIFI - Sono degli immensi disegni tracciati sulla terra dall'antico popolo Nazca, nell'attuale Perù, e visibili soltanto dall'alto volando nel cielo. Forme che evocano mistero e scatenano le ipotesi più singolari, come quella secondo cui sarebbero piste di atterraggio degli extraterrestri. Un falso, come ha dimostrato nel 2001 l'archeologo bresciano Giuseppe Orefici, che ha chiesto al governo peruviano di poter scavare le rovine di Cahuachi, la città sacra dei Nazca distrutta da un terremoto. E sono stati proprio i suoi scavi a riscrivere tutta la storia della civiltà precolombiana e a svelare il mistero dei geoglifi. Gli stessi disegni si trovano infatti sulle ceramiche e sulle stoffe dell'epoca dei Nazca. E i solchi tracciati sul terreno non sono altro che lunghi percorsi sacri seguiti durante le feste religiose, che nulla hanno a che vedere con il calendario astronomico né tantomeno con gli extraterrestri.
STONEHENGE - La versione ufficiale è che i giganteschi monoliti inglesi risalgano al 3000 avanti Cristo e che, misteriosamente, siano sempre rimasti intatti e in equilibrio magico per cinque millenni. Una bugia smascherata da un ragazzo di Bristol, Brian Edwards, alle prese con una tesi di storia, che ha trovato le foto del 1901, con un gruppo di operai al lavoro con tanto di cazzuola. Sono solo le prime di una serie: tutto il '900 è stato un cantiere senza fine, che ha continuato a rimaneggiare il volto di Stonehenge. Almeno fino al 1964. Scavatrici, corde, cemento e addirittura gru hanno ricostruito, spostato, innalzato, sistemato, riallineato quei monoliti che milioni di turisti hanno ritenuto fossero sempre rimasti immutati nella loro magica geometria.
L'OSSARIO DI GIACOMO - Nell'ottobre del 2002 fu portato alla luce un piccolo sarcofago con l'iscrizione "Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù". Quest'ossario potrebbe appartenere all'incirca a 20 persone di nome Giacomo, abitanti allora a Gerusalemme, le quali avevano un padre di nome Giuseppe e un fratello di nome Gesù: infatti questi tre nomi erano molto frequenti nella società dell'epoca. Ma ci sono dei dubbi sull'autenticità di questo reperto. Innanzitutto perché non fu trovato dagli archeologi, ma comparve improvvisamente in un antiquariato. Inoltre perché l'iscrizione è chiara e comprensibile immediatamente, cosa non riscontrata negli altri sarcofaghi dell'epoca. Per questa ragione il Dipartimento israeliano per le antichità ha sostenuto che si tratti di un falso.
FALSI D'EPOCA - In alcuni casi i falsi provengono direttamente dal Medioevo, un'epoca storica in cui proliferò non poco la produzione di gioielli falsi, composti da vetro o cristallo montato su materiali non preziosi. Nel quindicesimo secolo in Lombardia i falsari avevano persino una loro corporazione e nel 1488 il Duca di Milano approvò una serie di norme per il buon andamento dell'arte, proposte dagli stessi fabbricanti di pietre false.
I DIARI DI HITLER - Al contrario, alcuni falsi storici riguardano l'epoca contemporanea: il più clamoroso riguarda i manoscritti del Fuhrer. Nel 1983 Konrad Kujuau ha venduto 58 quaderni, vistati in ogni pagina con l'autografo di Adolf Hitler, a un reporter di "Stern", Gerd Heinemann. Il giornalista ha convinto tutti dell'autenticità dei quaderni. Tanto che lo staff di "Stern" ha coinvolto Newsweek e l'impero di Rupert Murdoch, "Times" in testa. Che ha chiesto una perizia a Lord Dacre, alias Hugh Trevor-Roper, una delle più grandi autorità in materia di Terzo Reich. I responsi sono stati inizialmente positivi, poi lo storico è stato colto dai dubbi. Finché Murdoch in persona ha ordinato: "Che lord Dacre si fotta, stampate!". Quando alla fine si è scoperto che si trattava soltanto di un gigantesco falso, Kujuau e Heinemann, dopo avere fatto miliardi, sono finiti in prigione.
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