ROMA - Vi ricordate la storiella sul grande genio inglese del Seicento Sir Isaac Newton, che mentre sonnecchia sotto un albero di mele viene svegliato dall´improvviso colpo di un frutto maturo sulla sua testa? Lo scienziato s´interroga su quale sia la forza che abbia fatto cadere la mela e, dopo un po´, arriva a formulare la sua famosa legge di attrazione universale. Ebbene, questo episodio, un tempo si spacciava per storia autentica, poi ci hanno assicurato che era una leggenda, ora viene reso pubblico un manoscritto dell´epoca per dimostrare che si tratta di realtà documentata.
LA SCOPERTA - A mettere le cose in chiaro ci ha pensato la Royal Society, la stessa celebre società scientifica inglese di cui Newton fu presidente, rendendo disponibile online, per la prima volta, la biografia di Newton scritta dal suo contemporaneo e amico William Stukeley, che conferma, in gran parte, la veridicità del celebre aneddoto. In questo manoscritto del 1752, intitolato Memoirs of Sir Isaac Newton's Life, Stukeley riferisce di avere raccolto dalla viva voce di Newton il ricordo di come fu concepita la teoria della gravitazione universale: «Avvenne mentre sedeva in contemplazione, a causa della caduta di una mela». Certamente il frutto non gli piombò in testa, come raccontano i maestri agli scolari delle elementari. Ma di sicuro lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor, quando assistette al tonfo del frutto e si chiese: «Perché cade sempre verso il centro della terra e non trasversalmente o verso l´alto?». Da quella domanda fondamentale, elaborò poi la teoria secondo cui deve esistere un potere attrattivo universale, proprio a tutti i corpi dotati di massa, che fu chiamato forza di gravità. Lo stesso tipo di forza che attira i corpi verso il centro della Terra, è anche quello che governa i grandi moti astronomici dei corpi celesti. Dunque, grazie alla divulgazione online dell´opera di Stukeley, che per inciso fu anche uno dei primi studiosi del tempio di Stonehenge, finalmente possiamo verificare che l´aneddoto della mela non è una panzana, ma nasce da una testimonianza diretta resa dallo stesso Newton. La Royal Society, solitamente gelosa e discreta nel custodire il suo patrimonio archivistico, oltre a chiarire il mistero della mela, ha voluto con questa iniziativa celebrare il 350° anniversario della sua fondazione (1660).
MA LE BIGLIE DI GALILEO... - La storiella della mela di Newton richiama alla mente un altro celebre aneddoto che riguarda il nostro Galileo Galilei e i suoi famosi esperimenti dalla Torre di Pisa. Se si lasciano cadere, contemporaneamente, una piuma e una pietra, quale delle due arriva per prima a terra? I seguaci della filosofia aristotelica, affermavano, come dimostra l´esperienza, che prima arriva la pietra e poi la piuma; attribuendo la maggiore o minore velocità di caduta al peso dei corpi. Galilei, invece, attribuiva la diversità di comportamento alla resistenza opposta dall´aria (che è maggiore per la piuma); e sosteneva che se non ci fosse l'aria, tutti i corpi in caduta libera, piccoli e grandi, pesanti e leggeri, arriverebbero simultaneamente. Per dimostrarlo, come ha lasciato scritto il suo discepolo Vincenzo Viviani in un resoconto del 1654, avrebbe fatto cadere insieme, dalla cima della Torre di Pisa, due biglie di eguale dimensione: una di legno e l´altra di ferro. Le quali, offrendo circa la stessa resistenza all´aria, avrebbero toccato il terreno contemporaneamente «con gran sconcerto di tutti i filosofi». Ma anche su questo aneddoto alcuni storici della scienza hanno seminato il germe del dubbio: l´esperimento sarebbe stato più mentale che reale; Galilei, probabilmente lo progettò, ma non lo realizzò, a causa di difficoltà pratiche. La dimostrazione dell´arrivo simultaneo di corpi di diverso peso sarebbe venuta, piuttosto, dai suoi esperimenti di rotolamento di biglie su piani variamente inclinati. Chissà che, anche in questo caso, non spuntino fuori nuove testimonianze storiche a ristabilire la verità.
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