L´ immagine del Davide vittorioso su Golia è un simbolo nel quale la politica di una intera città si identifica dal tempo dei Medici in poi. Questo Davide bronzeo di Donatello è importante per molte ragioni, ma, a dire il vero, Donatello ha scolpito un altro Davide, in marmo, attorno al 1408-1409, una opera giovanile. Il confronto con il pezzo di trenta anni dopo è molto significativo: la scultura più antica mostra il Davide vestito, il manto fissato sulla spalla coi drappeggi che cadono lungo la schiena e poi davanti, a coprire le gambe aperte sotto le quali vediamo la testa mozza di Golia; le braccia sono disposte, la sinistra, piegata su un fianco, la destra lungo il lato opposto. Donatello mostra qui di conoscere già la scultura romana, come provano il volto del Davide e quello di Golia, ma il dialogo con l´antico si ferma a questi due particolari, il corpo appare infatti sottile, non domina lo spazio, mentre le grosse mani somigliano a quelle dei profeti che Donatello realizzerà per le nicchie del campanile di Giotto. Dunque Donatello dialoga qui col mondo gotico, sopra tutto con la grande scultura del primo ´200 in Ile de France, da Chartres a Reims.
Vediamo adesso il David bronzeo di trenta anni più tardo, a proposito del quale Giorgio Vasari (1568) scrive: «Trovasi di bronzo, nel cortile del palazzo di detti signori (i Medici) un David ignudo quanto il vivo, ch´a Golia ha troncato la testa, et alzando un piede, sopra esso lo posa, et ha nella destra una spada. La quale figura è tanto naturale nella vivacità e nella morbidezza che impossibile pare a gli artefici che ella non sia formata sopra il vivo». Dunque Vasari, che scrive più di un secolo dopo la fusione dell´opera, mette in evidenza due cose, la nudità e la copia dal vero. Il bronzo, collocato in seguito al centro del cortile del palazzo mediceo, verrà trasportato nel XIX secolo al Museo del Bargello.
Ma è la collocazione originaria che dà un senso all´opera, essa infatti vuole essere simbolo della stessa città di Firenze. Se osserviamo da vicino il bronzo capiamo che è stato concepito per stare al centro di uno spazio aperto, un cortile, dove i punti di vista sono molteplici, e lo prova la scansione delle forme, un braccio sul fianco, il sinistro, un altro che regge mollemente la lunga spada, il movimento delle gambe, una diritta, una piegata e in atto di muovere. Dunque questo Davide è molto diverso da quello di trenta anni prima proprio perché Donatello, che adesso ha a lungo meditata la scultura romana, intende collegare qui due iconografie: il singolare copricapo ornato di trionfale alloro che chiude in alto la figura si lega direttamente all´immagine di Mercurio, il messaggero degli dei. In basso il capo di Golia, catafratto nel suo elmo la cui rinascimentale celata è alzata, propone dense decorazioni a cesello con tralci all´antica. Davide è nudo, dunque, come è nuda la veritas, ed è nudo anche perché l´artefice segue il testo della Bibbia secondo la quale il giovane si spoglia della armatura per meglio affrontare l´impari combattimento.
Nel Davide bronzeo vediamo una singolare commistione di motivi che si fondano su una rinnovata riflessione sull´antico che Donatello propone proprio in questi tardi anni ´30, diciamo dal pulpito di Prato (1428-1438) alla cantoria di Santa Maria del Fiore (1433-39). Ecco qui dunque un corpo efebico, modellato sulla scultura romana di epoca augustea e adrianea, fra il primo secolo e gli inizi del secondo, scultura che l´artista ripensa attraverso la lustra, morbida tensione del bronzo. Lo stesso modello torna nel volto geometricamente scandito del giovane guerriero, che ricorda quello della Fede del fonte Battistero di Siena (1429), mentre, sotto, la testa mozza del Golia riprende le forme della scultura gotica del resto evidenti nei Profeti scolpiti da Donatello per il campanile di Giotto.
È possibile pensare che qui lo stile abbia anche un significato politico? Da una parte l´equilibrio del corpo e del volto del giovane, nel segno dell´arte augustea, dall´altra una lingua diversa, scomposta. La evocazione della scultura augustea propone un potere che è pacifico, magnanimo, ma che, se necessario, è forte e deciso. Dunque questa scultura deve essere stata intesa, nel suo significato simbolico, fin dalle origini nel segno delle immagini dei romani trionfanti sui barbari ai loro piedi. E forse anche l´inconsueto corpo nudo del Davide ha un senso, quasi allusione alla ignuda veritas.
A fine anni ´80 del ´400 Bartolomeo Bellano, collaboratore del tardo Donatello, propone un piccolo Davide, però vestito, ora al Metropolitan di New York; sarà Michelangelo, con il suo gigantesco Davide scolpito nel marmo, a recuperare anche e proprio attraverso il nudo, il senso e i valori del Davide donatellesco. Quest´ultimo destinato in origine allo spazio del palazzo mediceo e nel segno di quel potere, l´altro, gigantesca figura davanti al Palazzo della Signoria, pensato per identificare l´unità e la forza della città di Firenze.
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