L´ultima scoperta degli scavi di Ercolano ci riporta all'arte greca: si tratta di un marmo parietale, inserito in un affresco, scoperto il 18 febbraio di quest'anno durante i lavori di manutenzione ordinaria in un lussuoso edificio residenziale solo in parte scavato nella cd. Insula nord-occidentale. Un'opera che rappresenta scene dionisiache ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli visibile al pubblico da domani fino al 13 aprile 2009 nell'ambito della grande mostra, aperta nell'ottobre 2008 sulle scoperte dell'area archeologica negli ultimi tre secoli.
Il rilievo era inserito a 2 metri di altezza dal pavimento nel rivestimento in intonaco dipinto della parete est di una grande sala decorata in IV Stile. Nel 1997 un analogo rilievo, sempre di ambientazione dionisiaca, era stato messo in luce e distaccato dalla parete sud di questa stessa stanza, ove era inserito nel medesimo modo e alla stessa altezza dal pavimento.
Sulla destra del rilievo, in marmo greco, si trovano una Menade danzante e una divinità maschile barbata, robabilmente Dioniso. Sulla sinistra, davanti a una statua arcaistica di Dioniso con il kantharos, sono invece visibili due figure in abiti femminili, l´una giovanile e l´altra adulta, quest´ultima con una mano sulla spalla della prima in segno di protezione. Problematico appare l´oggetto nelle mani del personaggio giovanile: un arnese o una fiaccola, forse in rapporto con un particolare rituale.
Non è chiaro se vi sia un nesso narrativo fra le due distinte scene in cui è articolato il rilievo, realizzato da una bottega neoattica intorno alla prima metà del I sec. d.C, o se si tratti piuttosto di un pastiche in cui appaiono mescolati, o rielaborati, motivi e scene di argomento dionisiaco, che certo rispondevano a una precisa scelta del committente, il quale aveva prediletto questo tema anche per la parete sud della stanza.
L´uso di inserire rilievi di marmo (typoi) nella decorazione parietale diventa particolarmente di moda nel mondo romano a partire dal I sec. a.C., quando una committenza ricca e colta si rivolge al mercato antiquario per procurarsi originali o copie delle opere d´arte greca da utilizzare come ornamenti di prestigio nelle proprie dimore. Esemplare a questo proposito è un passo di una lettera del 67 a.C. (ad Attico, I, 10, 3) in cui Cicerone si rivolge all´amico per commissionargli l´acquisto di due puteali scolpiti e di rilievi di marmo da inserire appunto nel rivestimento pittorico dell´atrio della sua villa tuscolana.
Il recente rinvenimento ha permesso di documentare compiutamente per la prima volta la tecnica impiegata per procedere all´incasso del typos nel muro: il paramento in opera reticolata era stato scavato per una profondità di 5 cm e in questa sorta di nicchia il rilievo era stato alloggiato senza far uso di malta, ma con il sostegno di due grappe di ferro su ciascuno dei lati lunghi (m 1, 08) e di una sola grappa sui lati corti (m 0, 54), questi ultimi privati della cornice; con l´intonaco dipinto erano poi stati perfettamente rivestiti i bordi.
Il distacco del rilievo e il successivo restauro sono stati eseguiti dagli Assistenti tecnico-scientifici del Laboratorio di Restauro degli Scavi di Ercolano: Antonio Rinaldi, Giuseppe Farella e Antonio Russo, coordinati e diretti dal Restauratore Conservatore Giuseppe Zolfo. L´operazione di distacco è stata eseguita con il supporto del personale dell´impresa Forte Costruzioni e Restauri s.r.l., nell´ambito delle attività di assistenza alla Soprintendenza comprese nelle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria appaltate direttamente dalla British School at Rome (soggetto attuatore, attraverso un innovativo contratto di sponsorizzazione, dell´Herculaneum Conservation Project, finanziato dal Packard Humanities Institute).
La scoperta si inserisce nell'ambito della mostra di scultore, affreschi, iscrizioni che in quasi tre secoli di scoperte sono state restituite da quel miracolo archeologico che è l´antica Ercolano.
Se Ercolano, insieme a Pompei e alle ville di Oplontis, è stata dichiarata dall´Unesco nel 1997 "Patrimonio dell´Umanità" è perché con i suoi stupefacenti resti offre una testimonianza della vita e della società romana con tanta abbondanza di particolari e con l´immediatezza della conservazione da potersi ritenere unica al mondo. Le altissime temperature sviluppate dall´eruzione del Vesuvio hanno infatti determinato a Ercolano un fenomeno di conservazione assolutamente originale e in larga misura privo di confronti anche nella stessa Pompei, al di là degli affreschi e delle sculture.
Ercolano ha restituito le testimonianze più ricche e complete del mondo antico, riferite anche ad aspetti e temi della vita quotidiana e della società romana (religione, ambito domestico, abbigliamento, arredi): materiali organici, carbonizzati, di ogni genere, quali tessuti, papiri, legni, commestibili, tavolette cerate, tutte preziosissime fonti di informazione per quegli aspetti "minori" e quotidiani della civiltà romana, distrutta dall'eruzione del 79 d.C., che in una notte cancellò uomini e cose, ma che al tempo stesso ha conservato un'città intera, ancora pullulante di vita.
Il tempo nell'antica Ercolano, infatti, non è trascorso dalla notte del 79 fino al momento della scoperta.
In questa mostra sono per la prima volta materialmente ricongiunte e presentate al pubblico quasi tutte le opere della grande statuaria restituite dalla città, che appartengono a stagioni diverse della storia degli scavi e che ne hanno determinato il diverso destino quanto a luogo di conservazione e quindi anche di potenziale fruizione.
Come è noto la plurisecolare storia degli scavi di Ercolano, iniziata per caso nei primi anni del 1700, visse infatti una prima stagione per impulso del re Carlo di Borbone che nel 1738 diede ufficialmente inizio alle esplorazioni per cunicoli sotterranei.
Le opere di particolare pregio venivano trasportate nell´Herculanense Museum, ricavato nell´ala del Palazzo Caramanico della Reggia di Portici che frattanto Carlo di Borbone aveva fatto costruire, affinché visitatori di rango e studiosi, previo permesso regio, potessero ammirarli. Alla stagione delle esplorazioni borboniche, appartengono principalmente il Teatro, la Villa dei Papiri, la Basilica Noniana e l´Augusteum (cd. Basilica), gli imponenti cicli scultorei dei quali, trasferiti nel 1822 dall´Herculanense Museum al Palazzo degli Studi a Napoli, che sarebbe diventato il Real Museo Borbonico e quindi, con l´Unità d´Italia, il Museo Archeologico Nazionale di proprietà dello Stato, vengono ora per la prima volta con questa mostra riuniti e presentati al pubblico in tutta la loro magnificenza.
Artefice della grandiosa e sistematica operazione di scavo a cielo aperto e di contestuale restauro è stato invece Amedeo Maiuri, che fra il 1927 e il 1958, ha messo in luce la massima parte dell´attuale parco archeologico.
Nello scavo dell´antica Ercolano Amedeo Maiuri concretizzò la sua idea di offrire ai visitatori un suggestivo esempio di città-museo e per far ciò allestì un piccolo Antiquarium nella Casa del Bel Cortile e ricollocò molti oggetti in sito, anche a prezzo di qualche tradimento rispetto ai reali contesti di rinvenimento.
Tutte le opere provenienti da questi scavi sono rimaste a Ercolano, insieme a quelle scaturite dagli scavi eseguiti negli ultimi venti anni, fra cui la statua loricata di Nono Balbo, gli splendidi rilievi arcaistici, la Peplophoros e l´Amazzone dall´area della Villa dei Papiri. Sculture ora in mostra, che verranno poi esposte nell´Antiquarium di sito, la cui apertura al pubblico è prevista per la fine del 2009, offrendo un utile e non comune complemento alla visita.
Il percorso della mostra, che comprende oltre 150 opere, è articolato in sezioni opportunamente definite da uno scenografico gioco di luci, che simboleggia la distanza tra la vita immortale degli dei e la caducità della vita umana.
L´esposizione ha infatti inizio con la viva luce, che illumina le figure di dei, eroi e delle dinastie imperiali, così come ci appaiono nelle sculture di Ercolano (in particolare quelle provenienti dall´Augusteum), come non è certo frequente trovare con tanta abbondanza e varietà in altri contesti archeologici.
Prosegue con una luce in graduale attenuazione nelle successive sezioni, dedicate rispettivamente alle illustri famiglie ercolanesi che con atti di munificenza privata contribuirono al rinnovamento edilizio della città nella prima metà del I secolo d.C. (Marco Nonio Balbo e la sua famiglia, Lucio Mammio Massimo) e alle numerose sculture della Villa dei Papiri, che hanno fatto di questa villa un caso eccezionale nel panorama dell´archeologia italiana, osservatorio privilegiato per la comprensione del ruolo svolto dalla cultura greca presso le classi dominanti della tarda repubblica romana.
Una luce più soffusa si diffonde sui ritratti della gente comune, significativamente accostati alle liste dei cittadini incise su marmo (cd. Albi degli Augustali), mentre le tenebre avvolgono gli scheletri dei fuggiaschi, una delle più straordinarie scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Uomini, donne e bambini avevano cercato rifugio sull´antica spiaggia e negli ambienti voltati prospicienti il mare quando con improvvisa, immediata brutalità, il torna all´indice primo surge si abbatté su di essi, catturando per sempre, come in una macabra istantanea, il loro ultimo istante di vita.
L´ultima sezione, dedicata ai tessuti da Ercolano, prende spunto da un recente ritrovamento effettuato dalla Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. Nell´ambito dello scavo della Villa dei Papiri e dell´Insula Occidentalis, e precisamente sulla terrazza del porticato adiacente al grande complesso termale dotato di piscina calida, è stata rinvenuta, nel luglio 2007, una massa informe di materiale organico, nei pressi di una borsa di cuoio, di legni carbonizzati pertinenti ad imbarcazioni e di una rete con pesi di piombo. Il microscavo certosino della massa informe ha consentito di recuperare un esteso frammento di tessuto, forse canapa, che nel suo aspetto consolidato verrà presentato per la prima volta al pubblico.
Per l´occasione è esposta anche una ridotta, ma significativa, selezione di tessuti provenienti da Ercolano e da Pompei, che fanno parte di una raccolta del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rimasta ad oggi sconosciuta al grande pubblico: la più grande collezione del mondo romano, costituita da 180 reperti tessili. Accanto a sacchi, sacchetti e piccoli borsellini, sono conservati pezzi in tela di cui sembra lecita l´attribuzione ad indumenti personali, quali tuniche e mantelli. L´esposizione di reperti tessili sarà integrata da un repertorio iconografico costituito da sculture e affreschi vesuviani, che consentiranno di inquadrare meglio i tessuti nel loro originario contesto d´uso: l´abbigliamento.
Curatori della mostra sono Pietro Giovanni Guzzo, Maria Paola Guidobaldi, Maria Rosaria Borriello. Catalogo Electa.(17/03/2009-ITL/ITNET)
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
di Marija Gimbutas9. Come ho trovato l'arca di Noè
di Angelo Palego10. Navi e marinai dell'antichità
di Lionel Casson
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