Palermo - Stavano per essere venduti su e-bay, ma i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale della Sicilia e del Comando provinciale di Palermo, dopo una perquisizione domiciliare nel capoluogo siciliano, hanno sequestrato 573 reperti archeologici, di origine siciliana e di epoche diverse. Le indagini sono partite dal sistematico controllo dei siti internet che, grazie alla complessita' della rete, riescono ormai a commercializzare in tutto il mondo oggetti archeologici provenienti generalmente da attivita' di scavo clandestine condotte anche con l'ausilio di metal detector. Tra i reperti sequestrati la maggior parte (549), sono costituiti da monete antiche in bronzo, tutte ricollegabili ad antiche zecche siceliote, greche, romane, bizantine ed arabe. Ci sono anche piccoli oggetti in bronzo quali fibule, anelli, punte di freccia, e frammenti fittili del periodo greco e romano. Un cinquantenne palermitano, senza precedenti specifici, e' stato denunciato per impossessamento di reperti archeologici appartenenti allo Stato, nonche' acquisto di cose di sospetta provenienza, non potendo dimostrare in alcun modo la legittima detenzione del materiale archeologico che si accingeva a vendere attraverso e-bay.
Tutto il materiale sequestrato sara' affidato alla Soprintendenza, i cui archeologi hanno gia' provveduto a una prima schedatura tecnica, riconoscendo tutti i pezzi come autentici. I prezzi dei reperti variavano da poche decine di euro a qualche centinaia di euro. Tuttavia i carabinieri e gli archeologi spiegano che il danno piu' grave, inflitto al patrimonio archeologico non e' solo il furto con scavo clandestino del singolo reperto, ma la sua "decontestualizzazione", con la sistematica distruzione di interi siti archeologici e della loro stratigrafia. Il sito e-bay, ha fornito piena collaborazione ai militari dell'Arma nello svolgimento dei delicati accertamenti che hanno portato all'identificazione del venditore.
L'attivita' si ricollega alla piu' vasta operazione denominata "Archeoweb", la cui prima fase si e' conclusa nel 2006 e che ha gia' portato alla denuncia di 25 persone e al sequestro di quasi 9 mila reperti archeologici. I carabinieri continueranno a operare controlli sistematici su tutti i siti internet che pongono in vendita oggetti ricollegabili al patrimonio culturale siciliano al fine di accertarne la legittimita' e per reprimere i reati riconducibili al costante saccheggio dei siti archeologici siciliani.
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