Da sempre gli egittologi hanno testimoniato l' abitudine faraonica di saccheggiare parti di templi per costruirne altri in epoche successive, spesso anche a scopo spregiativo dei predecessori. Oggi la testimonianza, piu' sensazionale perche' da una zona meno usa a queste violenze, viene da Antinoe o Antinoupolis, la citta' che l' imperatore Adriano fondo' nel 130 dopo Cristo nel Medio Egitto, per dedicarla al suo favorito Antinoo, in una storia di affetti magistralmente raccontata da Marguerite Yourcenar nelle 'Memorie di Adriano".
A scoprire la presenza di blocchetti rettangolari - gli esperti li chiamano in arabo 'Talatat', dal numero 3, perche' uno dei lati e' circa 30 centimetri - con il viso del faraone eretico Eknathon o i suoi cartigli, scolpiti sui due lati e poi cancellati con lo scalpello dai suoi successori, e' stata un'equipe italiana di papirologi dell'Istituto Girolamo Vitelli di Firenze, guidati da Rosario Pintaudi, profondo conoscitore dell'Egitto per scavi che vi conduce da anni anche in altre localita'.
"Eravamo andati a cercare papiri - racconta Pintaudi - ma avevamo anche una segnalazione di qualcosa di interessante, fattaci da colleghi egiziani che avevano intravisto elementi insoliti sin dal 1995, davanti al tempio di Ramesse II costruito ad Antinoe e piu' volte rimaneggiato". Cosi', guardando meglio tra i riempimenti del pavimento che conduce al tempio, gli italiani hanno scoperto una ventina di 'talatat', tutti di grande interesse storico e archeologico. I pezzi provenivano tutti da un tempio di Eknathon di Tell El Amarna, il famoso centro dal quale il faraone Amenofi IV, dopo aver cambiato il nome in Eknathon e varato il culto di Aton contro quello di Amon, piu' diffuso e strumentalizzato dal potente ed esoso clero del tempo, fece partire una riforma religiosa e sociale che lo fece qualificare come eretico e che duro' pochi anni piu' della sua vita. Si spense completamente con l'insediamento del mitico Tutankhamon, che inizialmente si chiamava Tutankhaton e poi cambio' il nome e le regole del suo breve regno (non piu' di nove anni, alla fine dei quali molto probabilmente fu ucciso), sotto la pressione insistente di sacerdoti e funzionari eredi dei predecessori spodestati durante il regno di Eknathon.
"Questi 'talatat', con effigi e cartigli di un faraone progressista ma sgradito, del quale si voleva cancellare la memoria, con un trattamento analogo a quello latino della 'damnatio memoriae', registrato piu' volte nella storia di Roma - commenta Pintaudi - ci sono arrivati tra le mani casualmente proprio in un momento nel quale l'Istituto Vitelli di Firenze vive un'analoga difficolta"'. Il recente decreto del ministro della pubblica istruzione, Moratti, per l'accorpamento di enti all'interno del Cnr, spiega lo studioso, prevede che il Vitelli perda nome ed autonomia operativa e amministrativa.
"L'istituto fu fondato nel '35 dalla studiosa ebrea Medea Norsa, che l'allora ministro della pubblica istruzione Gentile aiuto' a sfuggire alla persecuzioni con una falsa dichiarazione della sua appartenenza alla razza ariana - racconta Pintaudi - e riprese la tradizione della fondazione papirologica fiorentina creata dal senatore del regno Girolamo Vitelli nel 1908. Questo ente ha profuso sempre un impegno senza limiti nelle ricerche in Egitto, prese in considerazione e apprezzate da studiosi di tutto il mondo. Com'e' possibile - chiede in conclusione con amarezza Pintaudi, rientrato in anticipo a Firenze data la situazione di emergenze dell'istituto - che si voglia mettere fine alla sua attivita' proprio nel 2003, anno scelto per celebrare i rapporti tra Italia ed Egitto?".
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