Tracce di insediamento umano in Sardegna risalenti a oltre 13 mila anni fa, cioè al Paleolitico superiore: e' il frutto del lavoro di ricerca svolto in sinergia da studiosi dell'Università' degli studi di Cagliari, della Sapienza di Roma e dell'ateneo montrealese Uqam.
Nel Campidano settentrionale, a poche decine di chilometri da Oristano, sono stati rinvenuti due basamenti di selce dai quali gli antichi abitatori dell'isola ricavarono le lame per le loro armi. E' la prova certa di quanto si ipotizzava da tempo, anche se si ha ragione di pensare (ma prove per ora non ce ne sono) che l'uomo avesse abitato la Sardegna anche molto tempo prima, salvo poi estinguersi. La scoperta, partita da un rilevamento dell'archeologa Rita Melis, ha trovato conferma grazie agli studi della professoressa Margherita Mussi e alla datazione con luminescenza Osl fatta dal professor Michel Lamothe, dell'Uqam (Universita'del Quebec di Montreal). Il ritrovamento è stato fatto durante scavi di scasso agricolo, in località Santa Maria Is Acquas, tra i comuni di Mogoro e Sardara.
La scoperta e' stata presentata al Museo Archeologico di Cagliari dai ricercatori e dal Soprintendente per i Beni archeologici delle Province di Cagliari e Oristano, Francesco Santoni, che hanno sottolineato l'importanza del lavoro multidisciplinare. "Questi reperti - ha spiegato Margherita Mussi, docente di Ecologia preistorica alla Sapienza di Roma - danno maggiore valore alla falange di un dito umano ritrovata alla Grotta Corbeddu di Oliena (datata al radiocarbonio tra i 10 e i 20 mila anni or sono) e alla Venere di Macomer, statuetta di 20 centimetri risalente a circa 12 mila anni fa".
Gli studiosi parlano di un vero popolamento della Sardegna, e non di una visita fugace. "Qui un gruppo di navigatori e cacciatori trovò un'isola felice - precisa la professoressa Mussi -. Ipotizziamo che le tribù più antiche fossero ormai estinte. Qui non c'erano animali carnivori pericolosi e competitivi. E la cacciagione abbondava: in quel periodo si trovavano piccoli cervi, conigli dalle orecchie corte, un canide grande quanto una volpe, tutte specie estinte, ma che costituivano una fonte inesauribile di cibo". Da qui la convenienza a fermarsi in Sardegna. Questi colonizzatori potrebbero essere giunti con una piccola imbarcazione di legno dall'Isola d'Elba, allora attaccata alla penisola e separata dalla Sardegna da un vero e proprio braccio di mare, e non da un piccolo stretto.
"Queste ricerche - spiega Rita Melis, docente di Geoarcheologia all'Universita' di Cagliari - rientrano negli studi delle situazioni paleoambientali avviati tempo fa. Mi aveva incuriosita la presenza di oggetti ellittici di origine antropica, tra le sabbie trasportate dal vento dalla costa oristanese. La professoressa Mussi ha sciolto ogni dubbio, così abbiamo focalizzato l'attenzione su quel sito". I costi del campionamento sono stati suddivisi tra gli atenei di Cagliari e Montreal, ma ora le ricerche potrebbero trovare un sovvenzionamento da parte dei Comuni di Mogoro e Sardara, oggi rappresentati dai sindaci, rispettivamente Gianni Pia e Giuseppe Cuccu, che si sono detti "orgogliosi di una scoperta che avrà enormi ricadute su tutto il territorio".
Gli studiosi hanno rimarcato la rilevanza internazionale dell'evento: sinora, nel Mediterraneo, erano state trovate tracce di popoli navigatori in Sicilia (30 mila anni fa: soltanto in Australia sono stati rinvenuti reperti così datati) e nell'isola greca di Melos (12 mila anni fa). Gli archeologi dovranno dare una risposta a tante altre domande. Non si capisce come mai la scelta di ricavare taglienti lame per la caccia sia ricaduta su quel tipo di selce (difficile da lavorare) e non sull'ossidiana, pietra di cui la Sardegna e' ricca e che era molto più adatta alla lavorazione dell'uomo preistorico.
Gli studiosi sono certi, tuttavia, che i sardi moderni non discendano da quella popolazione che si era insediata tra Mogoro e Sardara: da un'elaborazione al computer, si ipotizza che il gruppo fosse composto da una trentina di coppie ben strutturate, che non avrebbero potuto garantire la vita della popolazione per oltre 1.700 anni.
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