Il primo esempio di caldaia centralizzata di Torino è spuntata alle spalle del "Palazzaccio", in via Porta Palatina angolo via della Basilica.
Un sistema semplice ma ingegnoso, che tecnicamente si definisce "ad ipocausto" e risale a duemila anni fa. Al tempo dei Cesari nel seminterrato delle case si trovava una bocca di fuoco chiamata "prefurnium" che scaldava l´aria poi convogliata nell´intercapedine sotto il pavimento e poi ancora dietro alle pareti.
L'hanno portato alla luce gli archeologi impegnati nei rilevamenti d'obbligo in un'area storica come quella del centro quando è prevista la costruzione di un nuovo edificio. Sull'area per anni utilizzata come parcheggio dovrà sorgere un albergo. "Probabilmente vi erano anche dei camini per smaltire i fumi - ipotizza la dottoressa Luisella Peyrani, il funzionario della Soprintendenza Archeologica del Piemonte che sta seguendo i lavori - ma non ne sappiamo ancora molto".
Il pavimento delle abitazioni torinesi del I secolo era formato da grossi mattoni poggianti su alcune colonnine in laterizio che permettevano al pavimento stesso di rimanere sollevato rispetto al sottopavimento di coccio pesto. Nell´intercapedine di circa 70-80 centrimetri veniva fatta convogliare l´aria calda. "Sono sistemi di riscaldamento di una certa importanza - avverte Luisella Peyrani - non abbiamo altre testimonianze del genere nel periodo preromano". In via Porta Palatina gli archeologi hanno trovato i resti di questa intercapedine.
Nei prossimi giorni verranno attentamente fotografati, catalogati e infine trasportati nei depositi del Museo di Antichità. "Faranno sicuramente parte dell´esposizione dedicata all'archeologia della città - dice Peyrani - una nuova sezione che presto sarà allestita nel seminterrato del Museo, a fianco del Teatro". Nell´isolato detto di San Giacomo, quello interessato dagli scavi, dal 1° febbraio sono impegnati 12 archeologi. L'albergo che sorgerà in luogo dello scavo è stato progettato dallo studio "Gabetti e Isola" per incrementare la ricezione turistica della città. "Il piano regolatore del Comune di Torino - dice la dottoressa Peyrani - ha fissato già da molti anni alcune norme a tutela storico-artistica della zona del centro storico. Quello che stiamo facendo è necessario per catalogare tutto ciò che nasconde il sottosuolo prima di ogni intervento".
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