PETALING JAVA - Un rispettato archeologo mette in guardia dalle conclusioni affrettate circa la possibile esistenza di un´antica città nel Johor meridionale.
Il professore associato John Miksic ha dichiarato che chiunque cerchi un simile insediamento, deve rendersi conto che sarà necessario molto lavoro e che la ricerca dovrà essere portata avanti in modo scientifico.
"Saranno necessari cautela e molto duro lavoro nella foresta per esaminare le ipotesi multiple e distinguere i percorsi artificiali da quelli naturali" ha dichiarato il professor Miksic, che collabora al programma di Studi del sud-est asiatico all´Università Nazionale di Singapore e con l´Istituto per la Ricerca in Asia, ed è un esperto della prima urbanizzazione della regione.
Le sue dichiarazioni s´inquadrano nel contesto del forte interesse per l´area di Kota Gelanggi, suscitato nell´opinione pubblica dopo le dichiarazioni del ricercatore indipendente Raimy Che-Ross, che aveva dichiarato pubblicamente di aver trovato una città perduta.
Il Professor Miksic, che ha partecipato ad un briefing tenuto da Raimy, ha dichiarato che la sua interpretazione delle tracce trovate nella giungla sembra guidata dallo scopo di provare un assunto, piuttosto che dal metodo di indagare prima, e poi trarre delle conclusioni, con la disponibilità di "prove sicure".
"Non è una procedura scientificamente valida. Non posso concludere che sia giusto o sbagliato a questo punto. Si dovrebbero evitare pregiudizi su qualsiasi indagine scientifica traendo conclusioni basate su una serie così ristretta di evidenze" ha aggiunto.
Ha dichiarato ancora di ritenere che la città fosse situata molto più a nord nel Terengganun o Kelantan, secondo i primi racconti cinesi, che implicano vi fosse una capitale ad una certa distanza nell´entroterra.
"La posizione sembra essere più vicina all´Istmo di Kra che a Johor. Sembra che nel primo millennio d.C., le navi non passassero attraverso lo Stretto di Malacca ma che vi fossero rotte terresti tra le coste est ed ovest nella regione dell´Isthmian" ha dichiarato.
Il Governo ha messo in piedi un team per esaminare le teorie di Raimy e rinominato la città perduta "Kota Purba Linggiu".
Una spedizione si recherà nell´area questo mese.
"Il team dovrebbe mantenere la mente aperta ed essere in grado di liberare la mente da qualsiasi condizionamento, per evitare di vedere tracce di antichi insediamenti anche dove non ve ne sono" ha dichiarato il professor Miksic, aggiungendo che le idee preconfezionate dovrebbero essere tenute scrupolosamente da parte.
Diversi archeologi locali dubitano ancora della esistenza della città perduta.
Il direttore generale del Dipartimento dei Musei e delle Antichità, Dr Adi Taha, ha dichiarato che visite preliminari al sito non hanno rivelato segni fisici di insediamenti.
Ha dichiarato che non vi sono segni che si colleghino direttamente all´esistenza della città perduta, come risorse per la produzione di materiali di costruzione o vegetazione come fonti di cibo.
"Abbiamo usato immagini a scansione remota ed il servizio geologico ha condotto ricerche al sito, ma non vi sono segni ad indicare l´esistenza di un forte nell´area" ha dichiarato.
"Ora abbiamo cominciato studi approfonditi, a cominciare dalla ricerca sulle fonti scritte e sulla storia orale, mediante conversazioni con i popoli del luogo, per giungere ad una definizione degli elementi in nostro possesso" ha concluso Asi.
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