Nel 1993, l´archeologa russa Natalia Polosmak scoprì un kurgan, o tomba, indisturbata, nella piana di Ukok in Siberia, subito all´interno della striscia di "terra di nessuno" tra la Russia e la Cina. Apparteneva ai Pazyryks, allevatori di cavalli dell´Età del Ferro che abitarono le steppe dell´Asia occidentale fino al II secolo a.C.
I primi kurgan scoperti negli anni ´40 contenevano corpi meticolosamente imbalsamati, con organi interni e muscoli rimossi e la pelle tenuta insieme con fibre di pelo di cavallo.
Dopo settimane di scavi attraverso circa 20 piedi di ghiaccio, il team di Polosmak ha scoperto i resti congelati di sei cavalli. Sotto si trovava una grossa cassa di legno. Il team dovette rimuovere quattro chiodi di rame dal coperchio, quindi versare piccoli quantitativi di acqua riscaldata sul sarcofago, al fine di sciogliere il ghiaccio. Non appena esso cedette, il team percepì, immediatamente, un odore inconfondibile.
I resti di tessuto sono straordinariamente rari nei siti archeologici, ma il team ha trovato una donna splendidamente preservata in abiti intessuti con maestria. Il fermaglio per gli stivali da cavallerizzo era ancora mobile. Il suo vestito, intessuto 2, 400 anni or sono di lana di pecora e peli di cammello, decorato in vita con una corda intrecciata di colori diversi, tenuta da passanti cuciti in vita. Indossava un copricapo nero adorno con grifoni e uccelli.
"Questo costume è uno dei più antichi capi d´abbigliamento femminile appartenuti ad una società nomade mai trovato" ha dichiarato Polosmak. "E´ una scoperta incredibilmente rara nella storia dell´archeologia".
Simili scoperte non sono solo intriganti curiosità. I ricercatori attrezzati con tecnologie chimiche e biochimiche possono risalire dai più piccoli pezzi di tessuto – seppure arsi da fuochi funerari, anneriti da millenni dentro paludi di torba – a indizi della vita nel lontano passato.
Mediante microscopi, analisi infrarosse e chimiche è stato determinato che la blusa della "Vergine dei Ghiacci" era stata prodotta con seta di bachi selvatici, e non da bachi allevati in Cina. Non è una distinzione priva di significato.
Fino ai tempi recenti, gli scienziati ritenevano che i Cinesi avessero l´esclusiva sulla lavorazione della seta, non permettendo commerci autorizzati sulla famosa Via della Seta fino al tardo II secolo a.C. Ma nuovi esami di antichi tessuti iniziano a mostrare che i primi tessitori europei raccoglievamo indipendentemente i bozzoli dei bachi da seta selvatici e producevano la loro seta.
Irene Good, un´esperta di sete antiche al Peabody Museum di Harvard, ha usato test sugli amminoacidi per determinare che la seta proveniente da un sito nella Germania sud-occidentale non era Cinese come si era creduto per 70 anni. "Vi sono più e più linee di evidenza che ci portano a credere che vi fosse produzione di seta indigena nel Mediterraneo, e potrebbe risalire a periodi sensibilmente anteriori a quanto pensavamo, fino al II millennio a.C." ha spiegato.
Questi tessitori, forse provenienti da Creta, potrebbero aver commerciato la loro seta attraverso l´Europa, per giungere fino alla "Vergine dei Ghiacci", ad indicare che i Popoli dell´Età del Ferro percorrevano estensive rotte commerciali.
Oltre al commercio e alle interazioni culturali, i ricercatori tessili stanno verificando i miglioramenti nelle tecnologie di tessitura e tentando di ricostruire le storie di coltivazione ed ibridazione. Sono in grado di evincere indizi di antichi mutamenti climatici da piccoli brani di tessuto, e dai tipi di fibra usati. E stanno imparando che i tessuti non solo possono dirci molto della comunicazione dei popoli del passato, quanto che la produzione tessile può essere stata un fattore guida anche nello sviluppo della scrittura.
Perfino se consumati dall´uso e dal tempo, i tessuti possono essere sorprendentemente rivelatori. L´intreccio di un mantello di lana marrone di 1, 300 anni or sono da un seppellimento danese, reca il segno di una cooperazione. Il modo in cui i fili si intrecciano gli uni gli altri indica che ben tre donne abbiano lavorato sul tessuto simultaneamente, passandosi la matassa l´un l´altra ed incontrandosi nel mezzo.
"Vi è un grande interesse nel lavoro con le fibre" spiega Kathrine Jakes, una ricercatrice tessile alla Ohio State University che lavora principalmente con capi preistorici del Nord America. "Solo negli ultimi pochi anni si è sentito di chimici che prelevano residui da antichi vasi e possono dire quel che la gente usasse mangiare. Ebbene, qui si opera nello stesso modo. Possiamo prelevare dei frammenti e comprendere come questi materiali venivano manipolati, come venivano raccolti e tinti."
Gli inizi
Diecimila anni or sono – quando la popolazione della terra si aggirava attorno a 5 milioni di individui – la vita iniziò a mutare drammaticamente, specie per le donne. Con il ritirarsi dei grandi fogli di ghiaccio, gli umani abbandonarono il loro vagare al seguito delle greggi migranti. Trovarono dimore permanenti, iniziarono ad accumulare il cibo, ad addomesticare gli animali e coltivare le piante. E le donne, liberate dall´incarico di portare i bambini, avevano più tempo per dedicarsi alla tessitura e, di conseguenza, a creare telai sempre più articolati e complessi.
La prima evidenza di attività tessili si data al 7, 000 a.C., a Jarmo in Iraq. Proviene da due coppe d´argilla stampate con impressioni di tessuti.
I mutamenti del clima in Europa – umido quindi asciutto – portarono però al deterioramento rapido della maggior parte di queste prime tessiture, che purtroppo non ci sono pervenute, se non in rari casi. Alcune eccezioni sono le terre perennemente paludose, lungo i laghi di fango alcalino in Svizzera.
I primi creatori di tessuti lungo le rive del lago intessevano strisce, triangoli, quadratini. Intrecciavano le corde, creavano lavori di perline e orli decorati. Un tessuto particolarmente elaborato da Irgenhausen, presso Zurigo, ha triangoli all´interno di un complicato disegno di quadrati interconnessi.
Spiega la Barber "Chiaramente queste donne investivano gran parte del loro tempo nel lavoro tessile, non solo per semplice utilità, o per scopi di sussistenza." Barber non dice "donne" in modo temerario. Con poche eccezioni attraverso la storia, la produzione tessile è stata monopolio della donna. "Le donne dovevano svolgere ruoli compatibili con l´occuparsi della prole, e tessere lo era" spiega la Barber.
Sopravvivenza
Per la loro fragilità, i tessuti sopravvivono in alcuni degli ambienti più ostili della terra: nei deserti degli Stati Uniti Sud-Occidentali, in Perù, in Medio Oriente e Cina; nelle miniere di sale in Austria, e nelle paludi acide del Nord Europa; nelle Ande gelate. Tutti luoghi in cui il normale degrado microbico è fortemente rallentato.
Il più antico tessuto conosciuto – una maglia di lino di 5, 000 anni or sono – sopravvive perché gli antichi egiziani usavano seppellire i loro defunti in tombe lontano dalle terre arabili del Nilo. Scoperto dall´archeologo inglese Sir William Petrie nel 1912, le spalle e le maniche della casacca di lino sono finemente pieghettate.
In alcuni casi, non conta solo il clima, ma il trattamento cui è stato sottoposto il tessuto. Alla Ohio State, Jakes ha studiato tessuti bruciati, parti di rituali crematori della cultura Hopewell, che fiorirono negli Stati Uniti sud-orientali dal 100 a.C. al 500 d.C. Con il microscopio e la spettrometria, si sono evinti indizi sul popolo che li aveva creati.
"Si può dire a quale tipo di ambiente le fibre fossero esposte. Si può dire in che modo erano usate. Osservandole si può dire se furono indossate o invece solo create e bruciate."
Mentre gli Hopewell non svilupparono i telai, conoscevano le loro fibre. Dalle piante che noi oggi definiremmo erbe infestanti, intessevano mantelli, stole e casacche usando solo le loro dita.
Popoli di una successiva cultura del Mississippi (800 d.C.- 1500) producevano un tessuto simile a pizzo, così delicato da essere grandemente apprezzato degli Europei quando lo scoprirono negli anni ´20. Riporta Jakes, "Dicevano che non poteva essere opera dei nativi americani".
Ad Harvard, Good svela i segreti dei tessuti con metodi biochimici, campioni di amminoacidi e DNA. Le tecniche genetiche potrebbero aiutare a riempire un gap di svariate migliaia di anni nei dati archeologici, tra la prima pecora addomesticata ed il primo uso di lana conosciuto attorno al 4, 500 a.C.
Un altro mistero riguarda il modo in cui le pecore arrivarono ad avere il loro attuale vello, dal pelo originario.
"Probabilmente si è verificata qualche mutazione genetica, che permise alle pecore di produrre più latte ed avere un vello così soffice" ha spiegato Good. "Con il DNA siamo in grado di comprendere i meccanismi genetici dietro il grande salto."
Le pecore ed i tessuti potrebbero avere infatti giocato un ruolo chiave nello sviluppo della scrittura, ad esempio. La scrittura è stata inventata attorno a 5, 500 anni or sono, non molto tempo dopo che emersero le pecore lanose, forse anche perché l´intensificarsi delle pratiche commerciali richiese migliori scritture a documentazione delle transazioni.
"Alcuni dei primi documenti in Mesopotamia, trattano di scambi di orzo e pecore" nota Good. "Le persone iniziarono a lasciarsi coinvolgere in commercio locale e regionale. (Come ricercatori) stiamo iniziando a comprendere che non sono solo le cose che solitamente riteniamo importanti ad incidere sullo sviluppo di una società complessa, ma anche fattori che tendiamo a dare per scontati, come la produzione tessile.
Le mummie di Tarim
Negli anni ´70, gli archeologi cinesi scoprirono mummie sulla riva meridionale dell´arido Bacino di Tarim, nella Cina occidentale. I corpi – risalenti a 2, 400 e 4, 000 anni or sono – erano mummie naturali, non imbalsamate, e preservate di gran lunga meglio di qualsiasi altra mai trovata in Egitto. Erano vestiti con grande splendore. Indossano vesti intrecciate in viola, blu e rosso, calzoni intessuti di tartan, e stivali di pelle di cervo. Sulle loro teste si trovano cappelli di feltro con piume, le loro orecchie protette di lana rossa. Il seppellimento comprendeva anche stole di pelliccia e guanti di pelle.
Le tombe erano arricchite di tessuti e drappi. Irene Good ha identificato tra essi il più antico cachemire mai trovato.
La grande sorpresa è che tali corpi erano alti, con occhi rotondi, biondi e caucasici. Ciò ha riaperto un antico dibattito politico sul ruolo dei popoli occidentali nello sviluppo della cultura cinese.
Sia Barber che Good hanno lungamente esaminato i tessuti delle mummie. "La prima cosa che mi ha colpito è che si trattava sempre di lana di pecora" ha spiegato la Barber. "Credevo avremmo trovato fibre di piante.
"La seconda era la presenza di frumento nelle tombe, nella forma di cuscini infilati sotto le teste delle donne.
Barber ha soggiunto che i popoli di Tarim erano essenzialmente nomadi dediti alla pastorizia, ma che si fermavano in un luogo per un tempo sufficiente da allevare un raccolto di frumenti.
L´indizio più importante delle loro origini proviene dalla particolare natura dell´intreccio dei tessuti, che sono in tutto e per tutto simili a quelli trovati in siti archeologici in Austria e Germania. Barber ritiene che questi popoli migrarono da regioni presso le Montagne del Caucaso, nel sud della Russia, dove apparvero i primi tessuti di lana di questo genere circa 5, 000 ani or sono.
"E´ approssimativamente dove crediamo vi sia la terra d´origine dei popoli indo-europei" ha spiegato. "´L´ipotesi più ragionevole, e del resto la più semplice, è che un gruppo di Indo-Europei si spostò verso est, e si trattava di coloro che sono ora chiamati Celti. E differenti gruppi si diressero ad est nel bacino di Tarim dell´Asia Centrale"
Le implicazioni sono profonde, a partire dal fatto che gli Occidentali potrebbero avere influenzato grandemente le culture cinesi dell´Età del Bronzo, a lungo ritenute del tutto indipendenti dall´Occidente nel loro sviluppo.
Un altro aspetto delle mummie intriga Good. La più famosa di esse, l´Uomo di Cherchen, fu seppellito con tre donne (e 10 cappelli). I quattro corpi erano vestiti nello stesso colore, con un intreccio di corde rosse e blu attorno alle mani. Ciò richiama tanto un´informe secondo Good, e sembra inviare un messaggio di regalità o di gruppo.
Il guardaroba del mondo
PUNTO DI PARTENZA
Il primo indumento fu simbolico, piuttosto che di effettiva utilità. Una figura di Venere incisa in un osso di 20, 000 anni a.C., indossava una frangia di fibre intrecciate sospese da una fascia passante. Altre figurine d´argilla, scoperte in Ucraina, Serbia e Macedonia, indossavano analoghi vestimenti. Le donne dell´Età del Bronzo venivano seppellite con simili gonne intrecciate.
Poiché non potevano avere una funzione particolare, né di scaldare né di abbellire il corpo, i ricercatori ritengono che l´indumento indicasse che la donna era atta alla riproduzione.
Le gonne di corde intrecciate esistono ancora. Le indossano, ad esempio, le donne dell´Albania settentrionale. In Grecia, non vengono indossate, ma passano da madre a figlia come un talismano di buona fortuna per la nascita.
DALLE PALUDI
Le nostre conoscenze migliori circa i primi tessuti celti, arrivano dai popoli delle paludi, preservate in Gran Bretagna e nel nord Europa.
Le paludi mantengono non solo lo scheletro dei defunti, ma anche la pelle, i capelli, gli organi interni e, talvolta, gli indumenti. La sepoltura olandese dell´Uomo detto di Emmer-Erfscheidenveen, datata al 1310 a.C., comprende capi di lana decorati con ricami, un cappello di pelle di pecora, una mantella di pelle di vitellino e calzari di pelle di cervo.
La Donna di Huldremose era accompagnata da due mantelline di pelle, una gonna di lana, sciarpa e fascia sui capelli. Un ampio indumento di lana, o peplos, è stato successivamente scoperto presso la tomba. Protezioni per le gambe di un altro corpo trovato presso la palude, erano fatte di lana, originariamente tinte di blu con il guado, un prezioso e raro elemento.
(Museo di Silkeborg – l´Uomo di Tollund, seppellito in una mantella di cuoio rivestita di pelliccia, è stato trovato in una palude danese nel 1950. E´ stato datato al 50 a.C.)
IN EGITTO
Quando lana e seta divennero ampiamente disponibili attorno al 4, 000 a.C., l´uso del colore esplose perché le fibre animali erano molto più adatte a ricevere la tintura.
Solo in Egitto, dove la lana non era molto usata, gli indumenti continuavano ad essere bianchi e semplici. Tutti gli Egiziani, senza riguardo alla classe, indossavano il lino. Le differenze nello status erano evidenziate dalla raffinatezza del tessuto, che, per i reali, poteva essere quasi trasparente.
Gli uomini egiziani indossavano gonnellini al ginocchio che erano spesso pieghettati. Le donne indossavano tuniche tubolari, spesso senza spalline, che partivano da sopra il seno per arrivare alle caviglie. Per decorazione e colore, le donne indossavano gonne e perfino interi vestiti di reti di perline, sovrapposte alle tuniche di lino.
I tessitori egiziani usavano il lino anche per tovaglie, lenzuola, telerie per la casa, per i bendaggi delle mummie e per commerci. Alcuni misuravano fino a 75 piedi di lunghezza e 9 di ampiezza, ad un centinaio di fili per pollice, il che significa più di 135 miglia di filo.
Gli uomini egizi preferivano gonnellini corti e plissettati, fatti anch´essi di lino.
Antico Perù
I tessuti erano valutati molto più che l´argento tra gli antichi andini. Intessere i loro intricati motivi richiedeva straordinaria abilità e pazienza: una singola tunica poteva richiedere anche nove miglia di fili colorati.
I tessuti scoperti su mummie, databili al 500 a.C. nella Penisola di Paracas del Perù, sono alcuni dei più meravigliosi mai visti. Intrecciati su imponenti telai, sono vivacemente colorati e spesso ritraggono strani animali. Questi tessuti erano parte del corredo funerario, il che significa che accompagnavano il defunto nella vita dopo la vita- Una mummia, delle 429 scoperte qui, era stata seppellita con 56 articoli diversi di stoffa, inclusi 13 turbanti.
Le mummie inca erano avvolte in tessuti e sepolte spesso con strumenti per tessitura.
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