Ogni volta che un antico vaso si disintegra, una mattonella di ceramica si sbriciola, o una pittura si crepa e cade in pezzi, un altro collegamento con il nostro passato è perduto, e con esso un'altra piccola possibilità di sapere da dove veniamo e dove andiamo.
Pamela Vandiver, esperto conosciuto a livello internazionale in preservazione di reperti, e ora professore dell´Università di Arizona, ha dato inizio ad un programma in Scienza della Conservazione del Patrimonio Culturale per addestrare gli studenti a stabilizzare, preservare e meglio comprendere gli antichi reperti, ed il modo in cui furono creati e usati.
Il progetto, che combina ingegneria, antropologia, storia dell´architettura, e storia dell´arte, è particolarmente importante oggi, perché molti dei materiali che ci collegano al nostro passato si stanno disintegrando, mentre le antiche tecnologie che li crearono sono scomparse.
"Conoscere il modo in cui questi oggetti furono creati è importanti tanto quanto preservarli" spiega la Vandiver.
Potrebbe venire spontaneo domandarsi cosa ci sia mai da comprendere. Dopotutto, viviamo in una società ad alta tecnologia, dove si può produrre qualsiasi cosa, dagli scudi per il calore di ceramica per gli space shuttle, a circuiti elettronici della dimensione di un atomo. Non ci dovrebbe essere niente che ci è sconosciuto.
"Sbagliato" dice la Vandiver. Per esempio, gli smalti sulle ceramiche cinesi del X e XII secolo erano ancora un mistero. I moderni ceramisti non sapevano riprodurli. Ancora, non si riusciva a comprendere la tecnologia che si cela dietro alle ceramiche del XII secolo, create nei forni scavati ad Angkor War lo scorso anno, fino a quando la Vandiver ed i suoi colleghi cambogiani hanno svelato il processo.
I ceramisti Khmer cuocevano un pezzo di ceramica ricca di quarzite, e quindi lo cuocevano ancora usando uno smalto stile cinese. Si poteva trattare di uno smalto di celidonia color verde, o uno smalto a base di ferro color marrone. Gli smalti venivano cotti tra i 1, 800 ed i 2, 000 gradi Fahrenheit. Gli smalti di celidonia hanno una qualità translucida che li rende simili a giada.
Queste antiche tecnologie cambogiane ora saranno insegnate ai ceramisti locali, che potranno mantenerne viva la pratica creando riproduzioni di ceramiche del XII secolo.
La tecnologia è stata riprodotta in modo così esatto, che "alcune degli agenti della dogana hanno iniziato ad intercettarle perché sembravano del tutto identiche a quelle antiche" ha dichiarato Vandiver.
La preservazione delle antiche tecnologie è così importante che l´UNESCO ha di recente dato inizio ad un programma internazionale per preservare le conoscenze in ambito manifatturiero, ha dichiarato la Vandiver. Il programma è simile a quello che designa i siti Patrimonio dell´Umanità.
Vandiver si è unita all´Università dell´Arizona per via delle molte infrastrutture di base necessarie per dare inizio al programma, già presenti al campus. L´archeologia è una disciplina forte alla UA, e l´università vanta laboratori noti al mondo per le analisi degli anelli degli alberi, e datazione al radiocarbonio. Il Museo di Stato dell´Arizona è un centro per la conservazione dei reperti sud-occidentali, e l´UA conduce studi basati sui materiali in storia dell´arte, chimica, classici, scienza della terra e studi sul Vicino Oriente.
In aggiunta, la UA ha una lunga storia di studi socio culturali e cooperazione interdisciplinare tra dipartimenti.
Al momento attuale, insieme ai suoi studenti, la Vandiver sta lavorando a diversi progetti, che partono dallo studio delle tecnologie di smaltatura, usate nel XII secolo in Cina, per giungere a svelare i misteri di uno stile di ceramica Hopi.
I progetti includono anche lo studio di tecnologie di decorazione e la costruzione di forni per meglio comprendere la lavorazione del vetro e la ceramica greca. Un altro progetto coinvolge lo studio della fisica di base collegata alla pulizia dei reperti con il laser.
Per maggior informazioni, visitare il sito (di lingua inglese): http://www.engr.arizona.edu/newsletters/Heritage/projects.html
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