«OH!! Ogni tanto sul giornale leggo qualche bella segnalazione!"
"Finalmente dopo quattro anni, il giornale L´Arena di Verona è riuscito a "portare alla luce", la notizie riguardante il piu´ importante e imponente scavo archeologico di Verona e uno dei maggiori di tutto il nord d´Italia degli ultimi anni.
Scavo che si era, e si sta affettuando, in una segretezza tale da far invidia, " all´area 51".
Malgrado l´assoluta riservatezza, nei bar vicino al seminario, qualche notizia era comunque filtrata, anche a causa del numero elevato di persone che lavorano nel cantiere, e benché non siano fonti ufficiali, la voce era che lo scavo che si stava eseguendo era di una importanza archeologica tale da far dire che Verona aveva ora la sua piccola Pompei.
Vediamo ora se i responsabili alle soprintendenze e autorità varie, piu´ o meno preposte, lo sacrificheranno all´ennesimo parcheggio auto sotterraneo di Verona o riusciranno a salvare, preservare e valorizzare questo piccolo, ma importantissimo, gioiello archeologico, e visto che per Verona il centro storico della città è dichiarato dall´Unesco "patrimonio storico e culturale dell'umanità", non dovrebbero essere difficile farlo».
LA SCOPERTA A VERONETTA.
Nel corso dei lavori di ristrutturazione, durante gli scavi per il parcheggio sono venuti alla luce preziose testimonianze archeologiche
Si arriva di buonora. Si inizia a scavare. Pala in mano per togliere il grosso, pennelli e spatole per non rovinare i reperti.
È quanto stanno facendo da quattro anni gli specialisti dell'equipe dell'archeologo inglese Simon Thompson.
Dove?
Molto vicino a noi. Nel cuore della città. Più precisamente nel cortile del Seminario vescovile che da quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione rischia di diventare uno dei siti archeologici più grandi e importanti della città rinvenuto negli ultimi anni.
Ottocento casse di materiale databile tra il II secolo a.C. e il IV d.C.
Il perimetro di un imponente impianto artigianale risalente al IV secolo d.C. e, sotto, una necropoli di epoca celtico-romana.
Centoquaranta scheletri conservati nella sabbia del palealveo dell'Adige.
Una scoperta che riporta indietro nel tempo di oltre 2mila anni.
E che ha rallentato la realizzazione del parcheggio sotterraneo ad uso del seminario.
Molti neonati, tanti bambini alcuni sepolti su un fianco, altri supini.
Uno rannicchiato vicino al suo cane.
Poco più in là, un adulto tumulato con il suo cavallo.
Il ritrovamento risale a un anno fa.
Gli scheletri sono stati rimossi, etichettati e consegnati nelle mani della Soprintendenza.
La prossima tappa è il laboratorio di Milano per la datazione ufficiale.
«Le prime trincee di sondaggio sono state fatte nel 2004», racconta Thompson,
«e hanno subito rivelato che si trattava di un'area archeologica».
Lì, nel cortile delimitato dagli edifici del seminario che si affaccia tra via Porta Organa, via Seminario e vicolo Bogon, c'è la testimonianza storica di tre epoche diverse.
Mura grandi, muretti interni, ampie cisterne e una via di transito che si collegava al passaggio della Postumia.
«Questa era una zona artigianale. Siamo fuori le mura, vicino alle vie di comunicazione. Le officine dove si lavoravano ferro e bronzo si affacciavano direttamente sulla strada».
Sul retro il perimetro di un cortile e una cisterna ancora ben visibile.
«Sulle pareti abbiamo trovato numerosi frammenti di ferro. Lì, molto probabilmente, si immergevano i manufatti per il raffreddamento».
Vicino, un altro grande pozzo che ha rivelato sul fondo centinaia di frammenti di terracotta.
«Erano offerte votive. I fedeli ci buttavano dentro vasetti e statuine come noi, oggi, buttiamo le monete nella fontana di Trevi».
E infatti, nell'area c'è anche un santuario e le relative offerte. Quelle meglio conservate.
«Abbiamo repertato centinaia di casse di materiale ritrovato in buche o strutture interrate. Ceramiche, statuine in terracotta, utensili».
Poi la zona artigianale, molto probabilmente intorno al III secolo d.C. cadde in disuso e venne utilizzata nuovamente come necropoli.
«Solo una tomba è stata ritrovata in buono stato di conservazione con tutto il corredo funerario: rocce di quarzo, due statuine, uno specchio, delle monete».
La storia ricorda quella degli anni '90, quando i lavori per i Mondiali di calcio riportarono alla luce seicento tombe romane sotto Porta Palio, il 90 per cento di defunti cremati, il resto inumati.
Anche quelle risalenti tra la fine del I secolo a.C. e il IV d.C.
«Abbiamo trovato così tanto materiale che non abbiamo trovato il tempo di studiarlo».
E non finisce qui. Rimane ancora un'ampia area da scavare, quella in prossimità degli edifici, verso vicolo Bogon, dove dovrebbe sorgere il parcheggio interrato per 250 posti auto.
«Ma per proseguire dobbiamo prima terminare gli scavi nell'area già riportata alla luce. Ci aspettiamo comunque di trovare materiale interessante».
Come il resto dei fabbricati sul lato opposto della strada antica, con gli annessi reperti che, vista l'abbondanza di quelli già ritrovati, non deluderanno.
«La curia si è impegnata molto fino a qui», aggiunge Thompson «sostenendo i costi di un sito come questo».
E ora che si fa, si ricopre tutto?
Si affronta l'altra parte dei lavori?
Dove sono e dove andranno collocati i reperti?
La soprintendente ai Beni archeologici, Giuliana Cavalieri Manasse, non dà risposte, e si limita a dire che ci sono colloqui in corso con la Curia.
Conferma il ritrovamento di una grossa necropoli ma non fornisce altri dettagli.
Nel frattempo i lavori di ristrutturazione del Seminario vescovile sono in fase di ultimazione con la monumentale facciata già finita a dare l'idea dell'imponenza -e della bellezza- del complesso architettonico.
Quanto alle sorti del suo tesoro «nascosto» è presto per pronunciarsi: per la decisione finale si devono attendere gli ultimi colloqui tra Curia e Soprintendenze.
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