Non erano molto diverse dai problemi urbanistici delle moderne megalopoli, alcune delle difficoltà affrontate dagli antichi palazzinari di Pompei che, oltre un secolo prima dell'eruzione vesuviana del 79 d.C., avevano ampliato la periferia della sventurata città espandendone l'abitato a costo della distruzione di strutture più antiche preesistenti. Gli ultimi scavi archeologici rivelano che le ville patrizie costruite nel sobborgo Insula Occidentalis, durante la colonizzazione della dittatura di Silla, inghiottirono le mura difensive ormai in disuso, costruite parecchi secoli prima dagli Etruschi e ristrutturate poi dai Sanniti dopo la loro conquista della città: la relazione letta dagli archeologi napoletani Rosaria Ciardiello e Mario Grimaldi, al convegno che si chiude oggi a Roma sugli scavi dell'ultimo triennio nell'area vesuviana, ha descritto le varie fasi di utilizzo delle spettacolari ville dell'Insula Occidentalis, che furono a loro volta inghiottite dalla successiva espansione urbanistica. La demolizione cominciò ben prima dell'eruzione, che sigillò sotto la lava il loro stato di abbandono: perfino le tubature in piombo dell'acqua corrente erano già state predate, il che impedisce oggi l'identificazione del proprietario, che solitamente vi era inciso. L'unico nome decifrabile e' quello di M. Fabio Rufo, da un anello-sigillo restituito da una delle ville più belle del quartiere. Le ville dell'Insula Occidentalis avevano una struttura diversa da quella delle case romane, impostate sull'apertura interna all'impluvium centrale: erano invece scenograficamente aperte verso il mare, a terrazzamenti degradanti sul pendio della montagna, fra giardini e porticati. Una delle più suggestive, studiata dalla Ciardiello, è la Casa del Bracciale d'Oro, che prende il nome dal prezioso gioiello portato al braccio di una delle vittime dell'eruzione, seppellita dal materiale vulcanico in un sottoscala dove aveva invano cercato scampo: e' una verga d'oro piegata in cerchio, con teste di serpente alle estremità che nelle fauci stringono un disco raffigurante la dea Selene nell'atto di agitare un velo, sormontata dalla mezzaluna e da sette stelle. Rosaria Ciardiello e Mario Grimaldi hanno condotto gli scavi per l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, diretti da Umberto Pappalardo che, insieme a Sasamori Aoyagi dell'Università' di Tokyo, sta allestendo un archivio digitale di tutto il patrimonio pittorico pompeiano considerando che le ville dell'Insula Occidentalis hanno restituito affreschi fra i più belli dell'intera arte pittorica romana. All'interno di quell'archivio elettronico, una volta completato, si potrà navigare, penetrando nelle case dell'antica Pompei ricostruite virtualmente.
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