ROMA – La leggenda narra che Roma fu fondata nel 753 a.C. da Romolo e Remo, i figli gemelli di Marte, dio della guerra, che furono allattati da una lupa dei boschi.
Ora, gli archeologi ritengono di aver trovato evidenze che almeno una parte del racconto possa essere vero: tracce di un palazzo reale scoperto al Foro Romano, sono state datate approssimativamente al periodo della leggendaria fondazione della città eterna.
Andrea Carandini, professore di archeologia all´Università la Sapienza, che ha diretto gli scavi ai Fori per più di 20 anni, ha dichiarato di aver effettuato la scoperta nel corso degli ultimi mesi, nell´area in cui si trova ancor oggi il Tempio di Romolo.
E´ preso il Santuario di Vesta – la dea romana della terra – poco fuori dalle mura del Palatino, sito delle prime tracce di civiltà a Roma.
Dove in precedenza gli archeologi avevano trovato solo resti databili all´VIII secolo a.C., Carandini ed il suo team hanno dissotterrato tracce di uno splendore regale: un palazzo di 3, 700 piedi quadrati, 1, 130 piedi quadrati dei quali coperti ed il resto cortile. Vi era un´entrata monumentale, ed elaborati arredi e ceramiche.
Le pareti dovevano essere composte di legno e argilla con un pavimento di legno levigato e di argilla compressa. Sono stati i test condotti sull´argilla che hanno permesso agli archeologi di confermare l´età della scoperta.
Carandini ha dichiarato che la residenza ha dimensioni "assolutamente straordinarie, dimensioni in precedenza del tutto sconosciute"
"Non potrebbe essere nient´altro che un palazzo reale" ha dichiarato, aggiungendo che durante quel periodo gli edifici medi non eccedevano un decimo di questa dimensione.
Carandini ha anche trovato i resti di un edificio in cui si ritiene che le vergini vestali mantenessero accesa la fiamma sacra.
Eugenio La Rocca, sovrintendente per i monumenti della città di Roma, ha dichiarato che l´interpretazione delle rovine di Carandini sembra accurata.
"Credo che quel che sta emergendo dallo scavo di Carandini - che può essere a buon diritto considerato la maggiore autorità in questo campo - è una lettura archeologica molto coerente" ha dichiarato La Rocca al quotidiano Il Messaggero.
"Chiunque abbia creato la leggenda, aveva la consapevolezza che dietro essa stava una verità storica" riporta il quotidiano. "Ciò non significa che la storia di Romolo e Remo sia necessariamente accaduta in quel modo, ma solo che i racconti riportati dalla maggioranza degli autori latini, avevano una solida base storica."
Nel mito della fonazione di Roma, la figlia di un re deposto da suo fratello fu costretta a diventare una vergine vestale affinché non avesse figli. Ma Rea Silvia rimase incinta dei figli del Dio Marte.
Quando i bambini furono scoperti, la principessa fu imprigionata ed i bambini lasciati in balia del fiume Tevere in una cesta. Fortunosamente, raggiunsero sani e salvi la riva del fiume, dove una lupa li trovò e li nutrì, fino a che furono trovati da un pastore, che li allevò.
Quando appresero la storia del loro passato, uccisero l´usurpatore Amulio, restaurarono sul trono il padre di Rea Silvia, Numitore – e decisero di fondare una nuova città nel luogo in cui la lupa li salvò da morte sicura.
L´immagine dei due bambini nudi che vengono allattati dalla lupa, divenne un tema ricorrente nell´arte romana, e le sculture della scena sono sparse per i musei di tutta Italia.
Mentre vi sono minime evidenze della reale esistenza dei gemelli chiamati Romolo e Remo, che fondarono Roma, la scoperta del palazzo offre importanti indicazioni secondo cui la leggenda affonda le sue radici nei fatti.
Carandini ha iniziato la sua carriera come storico dell´arte prima di essere coinvolto negli scavi archeologi.
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