La polizia per le antichità Egiziane promette una vendetta faraonica sui "predatori di tombe".
Per secoli, i saccheggiatori di tombe e antichità hanno temuto la maledizione di Tutankhamun, una leggenda secondo la quale una punizione divina si sarebbe scatenata su coloro che avessero osato violare la tomba del faraone. Al giorno d´oggi invece, si preoccupano maggiormente per le parole di Zahi Hawass.
Il segretario generale del Supremo Consiglio di Antichità (SCA) egiziano ha dichiarato di essere stanco di vedere i tesori dell´Egitto in vendita per cifre astronomiche presso le case d´asta europee come Sotheby´s.
"Ogni volta che un oggetto antico viene rubato, perdiamo una testimonianza, una parte della nostra eredità culturale" ha dichiarato in un recente editoriale.
"Credo personalmente che tutti coloro che sono coinvolti nella violazione dei nostri monumenti, dovrebbero essere giustiziati":
Mentre Hawass ammette di non avere in programma di ripristinare la ghigliottina in tempi brevi, ha promesso di condurre i criminali in tribunale e di terminare qualsiasi forma di cooperazione scientifica con le istituzioni che si rifiuteranno di collaborare. Il suo recentemente creato Dipartimento di Antichità Rubate (DSA) ha compilato una lista degli artefatti faraonici sottratti e sta lavorando gomito a gomito con l´Interpol e con i governi stranieri per assicurare la loro restituzione.
Il DSA ha ottenuto un notevole successo in maggio, quando ha assicurato il ritorno di una statua della XVIII dinastia, dell´altro sacerdote del dio Montu, uno dei 55 pezzi rubati da un deposito di Karnak nel 1987. L´artefatto di 3500 anni or sono è stato riportato in Egitto dopo che l´Interpol, seguendo i consigli della polizia tedesca, ha ritrovato l´artefatto in possesso di un collezionista.
"Un altro pezzo proveniente da questa collezione si trova in Svizzera e le autorità locali ci stanno aiutando a recuperarlo" ha riferito il direttore del DSA Abdel Karim Abu Shaneb. In Luglio Abu Shaneb era a Washington come parte della delegazione che ha portato a casa due maschere di mummie romane fatte di gesso. Le maschere sepolcrali sono state confiscate da parte della polizia durante un raid nella casa di un commerciante in Florida. Solo una settimana prima, l´Egitto aveva reclamato una tavola di pietra della VI dinastia da Saqqara, a sud est del Cairo, nel 1992.
Il passatempo preferito di Abu Shaneb è proprio quello di leggere gli inventari delle aste. Una copia del catalogo si Sotheby´s è sempre sulla sua scrivania, con più di 50 asterischi vicino agli oggetti di provenienza non confermata.
"Le case d´asta sostengono quasi sempre di avere ottenuto questi oggetti legalmente, ma quando chiediamo delle prove, non sono mai in grado di fornircele" riferisce uno specialista della documentazione, Mohammed Kassem.
Nell´ingordigia di entrare in possesso di antichi tesori di valore, perfino i musei più rispettabili possono accettare documenti falsificati. E, se interrogati in merito, sostengono di non avere avuto conoscenza si trattasse di oggetti rubati, quando però sarebbe bastata una semplice telefonata al dipartimento per venire a sapere la verità.
"E´ facile scoprire se questi pezzi sono rubati" asserisce. Alcune delle maggiori collezioni egiziane nel mondo, incluse quelle del British Museum, del Louvre e del Museo di Berlino, includono tesori strappati all´Egitto nel corso del XIX secolo. Il fatto che di recente l´Egitto stia chiedendo la restituzione di questi beni appartenenti alla sua eredità storica e culturale, preoccupa non poco i curatori. Ma Kassem ha parole rassicuranti.
"Facciamo differenza tra antichità utilizzate per mezzo di spedizioni straniere che lavoravano in Egitto, e quelle che ci sono state rubate" spiega. "Dal 1977, l´Egitto non ha più permesso che le spedizioni di ricerca prelevassero oggetti e li portassero fuori dal paese." Gli attuali sforzi sono concentrati sulle antichità prelevate dall´Egitto dopo il 1977, che erano "senza alcuna possibilità di discussione, illegali": Diversi trattati internazionali, inclusa la convenzione dell´UNESCO in vigore dall´aprile del 1972, sostengono le richieste dell´Egitto per la restituzione degli oggetti.
Circolano voci relative al ritorno in Egitto della Stele di Rosetta, la più famosa lastra di basalto del mondo.
Scoperta nel 1799 da un capitano dell´esercito napoleonico a in servizio nella città settentrionale di Rosetta (conosciuta come Rashid in arabo), la stele è la scoperta più significativa nella storia egiziana.
Reca sulla superficie l´iscrizione di un decreto risalente a circa 2200 anni or sono, di Tolomeo V, in tre antiche lingue: geroglifico, egiziano demotico e greco. Il decreto trilingue ha permesso agli studiosi di tradurre per la prima volta i geroglifici, mettendoli in condizione di leggere le iscrizioni sulle mura delle tombe e dei templi dell´Egitto.
Due anni dopo la scoperta, Napoleone fu sconfitto dagli inglesi e la Stele di Rosetta fu portata a Londra dove si trova ancora, presso il British Museum. Ripetuti tentativi di ottenere la restituzione dell´artefatto sono stati fermamente respinte.
Gli ufficiali del SCA hanno rifiutato di commentare se hanno intenzione di lanciare una nuova campagna per ottenere la restituzione dell´artefatto, ma un ufficiale ha puntualizzato succintamente:
"Ogni paese dovrebbe detenere gli oggetti della sua eredità culturale e storica."
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