Gainesville -- I Maya erano astronomi di talento, religiosamente dediti alle loro osservazioni del sole, della luna e dei pianeti. Ora, nuove ricerche mostrano qualcosa nel cielo che potrebbe avere influenzato la loro cultura ed in ultimo anche la loro fine.
In un articolo pubblicato su Science, un gruppo di ricercatori guidato dai geologi dell´Università della Florida, ha riportato nuove evidenze secondo le quali la penisola dello Yucatan, sede dell´antica civiltà Maya, era afflitta da ricorrenti siccità. La periodica mancanza d´acqua –una delle quali sembrerebbe avere contribuito al collasso della civiltà Maya- potrebbe essere stata causata da uno dei brillamenti ciclici del sole.
"E´ come se i cambiamenti dell´energia solare avessero avuto effetti diretti sul clima dello Yucatan e causato il ricorrere di siccità, che influenzarono l´evoluzione dei Maya" ha riferito David Hodell, un professore di geologia all´Università della Florida e autore dell´articolo.
Nel 1995 Hodell e due colleghi della Università della Florida pubblicarono i risultati delle loro ricerche sulla rivista Nature, suggerendo che il crollo nel nono secolo della civiltà Maya potrebbe essere stato determinato da una severa siccità che durò per oltre 150 anni. L´articolo si basava sulle analisi di carotaggi di sedimento dal lago Chichancanab nel Yucatan centro settentrionale. I sedimenti si depositano strato per strato, come una torta nuziale, con il più antico sul fondo. Tali carotaggi permettono di ottenere un´evoluzione nel tempo e, agli studiosi, di ottenere registrazioni continue del cambio del clima, vegetazione e usi della terra.
Per l´ultima ricerca, Hodell ed i suoi colleghi Brenner e Curtis sono tornati al lago e hanno raccolto una nuova serie di carotaggi. I ricercatori hanno così scoperto strati di calcio solfato o gesso idrato, concentrati in certi livelli degli strati. L´acqua del lago Chichancanab è pressoché satura di gesso idrato. Durante i periodi siccitosi, l´acqua del lago evaporava ed il gesso cadeva sul fondo del lago. Gli strati quindi rappresentano episodi di siccità. I ricercatori hanno trovato la ricorrenza di depositi ciclici, ogni 208 anni, anche se di intensità variabile.
Il ciclo di 208 anni ha attratto l´attenzione dei ricercatori perché è quasi identica al noto ciclo di 206 anni dell´intensità solare. Come parte di questo ciclo, il sole è più intenso ogni 206 anni, qualcosa che può essere ricavato mediante la misurazione della produzione di certe sostanze radioattive come il carbonio 14. I ricercatori hanno trovato che gli episodi di siccità si verificavano durante la parte più intensa del ciclo solare.
Non solo questo, i ricercatori hanno trovato che le siccità si verificavano in tempi in cui le evidenze archeologiche riflettono dei cali nella cultura Maya, come l´abbandono delle città o il rallentamento nella costruzione e nelle attività di intaglio, ed in ultimo anche il collasso del 900 d.C.
Gli archeologi sanno che i Maya erano capaci di misurare con precisione il movimento del sole, della luna e dei pianeti, incluso Venere. Hodell ritiene che non si ha conoscenza, comunque di nessuna prova che i Maya conoscessero il ciclo bicentenario che potrebbe avere giocato un ruolo chiave nella loro caduta. "E´ quasi ironico che una cultura ossessionata dal calcolare i movimenti celesti, possa avere incontrato la sua fine a causa di un ciclo di 206 anni" ha riferito.
Il ciclo continua anche nel momento presente, quando ci troviamo proprio attorno alla metà del ciclo di 206 anni, ha detto Hodell. Anche una severa siccità, oggigiorno, comunque non avrebbe lo stesso impatto che aveva sulle culture dei tempi antichi. Brenner ha notato che il Nord della Corea attualmente sta soffrendo un´estrema siccità, ma il paese trae benefici dagli aiuti internazionali.
Nessuno invece corse in aiuto dei Maya, e le condizioni peggiorarono, e ciò probabilmente creò una situazione di tensione tra le varie città Maya in competizione per le poche risorse.
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