Un gruppo di conservatori italiani specializzati nel restauro di pitture murarie ha faticosamente svelato, attraverso strati di sporcizia, magnifiche immagini in quella che è nota come la Chiesa della Grotta al Monastero di San Paolo presso la costa del Mar Rosso. Il restauro di questo monastero è stato portato avanti dall´ARCE (American Research Centre in Egypt) con la collaborazione del supremo Consiglio di Antichità e la benedizione della Chiesa Copta.
I lavori sono iniziati nel 1999 con dettagliate fotografie dei resti visibili ed alcuni consolidamenti strutturali. Tre anni dopo il progetto è arrivato al suo stadio finale. Un gruppo di lavoro sta rinnovando il gesso franato della cupola esterna e restaurando le pareti della chiesa, le opere murarie di pietra e le finestre, sotto la supervisione di Padre Maximus, anch´egli conservatore professionista di icone.
Immagini davvero pregevoli sono tornate alla luce nel corso del restauro della Chiesa nella Grotta. La Cupola dei Martiri del XVIII secolo all´entrata rivela raffigurazioni di santi a cavallo, con luce diretta gettata su essi attraverso le finestre. Le prime pitture, databili al XIII e XIV secolo, includono la figura di Cristo dipinta contro un pallido cielo blu, che leva la sua mano in segno di benedizione.
San Paolo (250/1-360) è comunemente considerato il Primo Eremita – come registrato nella sua Vita, scritta circa trent´anni dopo la sua morte da San Atanasio. Ma per i Copti (Cristiani Egizi) Paolo fu senza dubbio un personaggio atipico per il periodo in cui visse. Era uno dei molti uomini pii del III secolo, un tempo di grande incertezza in cui il popolo egiziano visse un ardente sentimento nazionalistico, che l´Imperatore Romano Decio (249-251) attribuì al diffondersi del cristianesimo.
Per identificare i ribelli, Decio ordinò al popolo mediante decreto, e sotto minaccia di morte, di praticare sacrifici agli antichi dei, alla presenza di ufficiali romani, a dimostrare che non fossero seguaci di Cristo. Molti, all´abiura, preferirono il martirio. Altri scelsero di fuggire dai mali del mondo materiale e di unirsi alle comunità ascetiche, o vivere una vita di celibato e povertà in estremo isolamento, dedicando la propria vita a Dio.
Paolo, nato ad Alessandria da una ricca famiglia cristiana, scelse la seconda via.
Cedette tutti i suoi beni materiali e trovò un luogo appartato ai piedi delle montagne del Galala meridionale, presso Zaafarana sulla Costa del Mar Rosso. Era un luogo di straordinaria bellezza, dove una sorgente emergeva da una crepa a circa 350 metri sul livello del mare, le sue chiare acque scorrevano in una pozza e formavano una cascata giù dalle rocce. Vide questo come il suo ritiro ideale e visse in una grotta per circa 80 anni.
San Paolo era un uomo di grande forza spirituale e scelse una vita di completa solitudine. Solo Sant´Antonio lo visitò, poco prima della sua morte. Quando Paolo morì, si dice che fu Antonio a seppellirlo vicino alla sua grotta, con l´aiuto di due leoni che appaiono sempre nell´icona di San Paolo.
In un periodo non precisato dopo la sua morte, il sito della sua grotta divenne il nucleo di un monastero nel deserto.
Oggi queste prime fondazioni formano il cuore storico dell´attuale Monastero di San Paolo. "Esso comprende l´antica chiesa nella grotta, una torre difensiva, l´antico refettorio con stanze, ed un gruppo di chiese, incluse quella di San Mercurio (Abu Seifein) e San Michele Arcangelo" spiega Michael Jones, manager del Progetto di Sviluppo di Antichità dell´ARCE.
Con l´aiuto di una puleggia, i primi pellegrini venivano spinti dentro una finestra che serviva come porta; in seguito accedevano da livello terra ad una porta, alla quale dovevano suonare una campana per avvisare i monaci del loro arrivo. Nel corso degli anni alcuni degli edifici del monastero caddero in rovina e furono abbandonati, mentre altri furono restaurati, le loro pareti ridipinte con immagini di santi e di uomini sacri. Per tutto il medioevo, dal XII al XIX secolo, patriarchi, preti, e uomini pii, viaggiatori e storici, si recarono in pellegrinaggio, spostandosi fin dalla Francia e dall´Inghilterra ad Ovest e dalla Russia ad est; talvolta singolarmente, spesso in gruppi. Talvolta trovavano il monastero in cattivo stato, scarsamente popolato di monaci. Altre volte invece, era fervente di vita e grande impegno era profuso per mantenere il complesso in buone condizioni.
L´aspetto più complicato, e forse più affascinante, di ogni restauro di un´antica chiesa consiste nella conservazione e rinnovamento delle opere d´arte, specie le pitture murarie. Questa missione è stata posta nelle mani capaci di un gruppo italiano che aveva precedentemente lavorato sulle magnifiche pitture del XIII secolo nella, ora completamente restaurata, Chiesa di Sant´Antonio, nel Monastero di Sant´Antonio nella catena montuosa di Galala.
A San Paolo, come nel Monastero di Sant´Antonio, le pareti erano annerite dal fumo delle candele e degli incensi, da lampade ad olio e polvere. Un primo test di pulitura delle pitture murarie nel santuario della Chiesa della Grotta a San Paolo è stato portato avanti prima che iniziasse qualsiasi altro lavoro. E´ stato quindi minuziosamente rimosso lo spesso accumulo di sporcizia, fuliggine e strati di pitture sovrapposte che oscurava l´immagine di sotto.
Non appena le pitture sono ricomparse nei loro colori originari, splendenti e vividi, il cantiere è stato percorso da un fremito di eccitazione.Il progetto iniziale, che andava dal Febbraio al Maggio del 2003, era incentrato sulle pitture murarie del XIII e XIV secolo sul soffitto della navata. Nella navata della chiesa, è stata scoperta una pittura dell´XVIII secolo di tre giovani presso una fornace accesa. Malgrado la fine dei lavori sia ormai in vista, il progetto potrebbe proseguire fino alla fine del 2004.
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