Aleppo - "Abbiamo l´acqua, ed è abbastanza pulita per essere bevuta" dicono alcune donne di Shalala Saghira (traduzione di "piccole cascate"), nell´attingere l´acqua dai qanat (canali) restaurati, e portando piccole taniche sulla testa verso le case nelle colline presso Aleppo. Il villaggio, situato approssimativamente a 70 chilometri a sud est di Aleppo presso la città di Khanasser, è il primo in Siria ad avere riattivato i qanat, una rete idrica che si data ai tempi bizantini. Questo programma, in collaborazione con il Centro Internazionale per la Ricerca nella Aree Siccitose (ICARDA) e la direzione del Museo Nazionale di Aleppo, offre ai locali di Shalala Saghira la possibilità di utilizzare queste antiche, ma pulitissime ed efficienti vie di trasporto per l´acqua.
I villeggianti discendono da Moussa Oqleh Hariri Moussa, che partì dall´area di Houran nel sud della Siria, alla fine del 1800. Lavorava nei possedimenti ottomani, e aveva acquistato la terra a Shalala Saghira, dove lui ed i suoi cinque figli restaurarono parte del sistema di qanat, irrigando terre agricole e allevando pecore con i raccolti di foraggio. Attorno al 1970, molti dei più giovani abitanti del villaggio migrarono verso il Golfo, dove lavoravano allevando pecore, ed in Libano, per lavorare in cantieri di costruzione. Ora, invece gli abitanti del villaggio si trovano coinvolti attivamente nel progetto di restauro dei qanat, che si pensa possano offrire opportunità economiche, in primis il ritorno ad un´agricoltura produttiva.
Il primo qanat antico ad essere scavato in Siria fu individuato da archeologi tedeschi approssimativamente 100 anni or sono nella Siria settentrionale, a Tel Halaf lungo i confini con la Turchia. I progetti su larga scala per riattivare l´antica rete per usi pratici sono relativamente recenti, e nascono dalla stessa necessità avvertita dai romani quando la costruirono – sfruttare al meglio le limitate risorse idriche di una regione arida.
In tempi romani, questi canali collegavano città come Duro Europos, Bosra e Palmyra.
I qanat sono così ampi che si potrebbe passarvi attraverso alla guida di un auto. I romani furono probabilmente i maggiori costruttori di qanat, malgrado altre civiltà contribuirono allo sviluppo di un sistema articolato per l´irrigazione della regione. I qanat sfruttano la gravità per trasportare l´acqua e sono considerati perfettamente in armonia con l´ambiente poiché non depauperano le sorgenti sotterranee.
"I romani portarono grandi innovazioni ai sistemi di irrigazione dell´area. Le loro vie idriche collegavano città che erano per quei tempi molto lontane l´una dall´altra. Usavano pulire le condutture con regolarità, mantenendo l´acqua utilizzabile anche a scopi potabili" afferma Mohammed al-Mslem, un archeologo di base al Museo Nazionale di Aleppo che studia l´agricoltura antica. "Quando altre civiltà conquistarono l´area dopo i romani, usarono i qanat e migliorarono ulteriormente il sistema di irrigazione. Questo ci aiuta a comprendere antichi metodi di coltivazione e irrigazione"
"I qanat a Shalala Saghira si trovano oggi come al momento della loro costruzione" dice Maher Shater della direzione del Museo nazionale di Aleppo, uno dei maggiori esperti incaricato del restauro di queste antiche reti idriche.
L´opera di restauro dei qanat stessi ha richiesto a Shater ed al suo gruppo soli quattro mesi – un segno che queste costruzioni reggono il passare del tempo.
L´idea è stata proposta originariamente dal ICARDA nel 1997, e l´implementazione del progetto è stata impostata nell´anno successivo. Prima di iniziare l´opera di restauro dei qanat, è stato condotto uno studio sulla popolazione locale, che ha richiesto circa sette mesi.
"I locali sono molti felici, a loro piacerebbe vedere più qanat ripristinati" ha dichiarato uno Shater entusiasta, che, durante il corso del progetto, viveva nel villaggio e stava con i locali nelle loro case di mattoni di fango, modellate come alveari.
Nel corso dell´anno trascorso a Shalala Saghira, Shater ed i suoi colleghi tedeschi e siriani hanno insegnato ai locali come far funzionare il sistema e utilizzare le acque, così da poter essere autosufficienti una volta che il gruppo di lavoro fosse partito.
Dopo il successo di Shalala Saghira, si sono recati a riattivare i qanat di Dumeir, una piccola città 45 chilometri circa a nord-est di Damasco, ben nota per il suo tempio romano.
Fortunatamente per la gente di Dumeir, vi è abbastanza acqua a disposizione.
"A Shalala Saghira, malgrado la popolazione sia inferiore che a Dumeir, vi è mano acqua a disposizione. Si verificavano dei problemi poiché le famiglie erano in competizione per l´acqua. Probabilmente ora hanno imparato a condividerla" ricorda Shater.
Shater ed il suo team sono felici di poter contribuire ad elevare lo standard di vita dell´ambiente rurale siriano, come anche di far rivivere un antico ed efficiente sistema di distribuzione idrica in una regione normalmente siccitosa. Secondo il rapporto del 2003 dell´Oxford Business Group, "l´antico sistema potrebbe offrire le basi per attività di ecoturismo".
Vi sono circa 2 000 qanat in Siria, dei quali 91 sono stati identificati in 41 siti nel paese, con 30 già operativi. Vi sono persino più qanat al di fuori della regione, ma Shater ed i suoi colleghi non sanno quali saranno prossimamente oggetto di restauro, o quando, o persino se, il progetto stesso avrà mai una fine.
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