[...] Premetto che non ho mai cercato e letto un libro su Atlantide, non mi piacciono i misteri. Il mio libro è un codice d´accesso, una mappa. In Platone c´è il ricordo di un´isola eccezionale e strabiliante che a un certo punto collassa. E questo coincide con tutto quanto gli antichi hanno scritto. Si parla di un paradiso di ventimila torri che d´improvviso diventa un inferno di malaria e fango. Per questo ipotizzo che la Sardegna sia stata spazzata da una sorta di tsunami. Platone scrive di terribili cataclismi marini che distruggono l´isola e che avvengono mentre i suoi abitanti, i Sardi-Shardana, navigavano verso l´Egitto [...]
Le mappe del dubbio. Così le chiama Sergio Frau, inviato culturale del quotidiano la Repubblica, nel suo libro Le Colonne d´Ercole, un´inchiesta. Come, quando e perché la Frontiera di Herakles/Milqart, dio dell´Occidente slittò per sempre a Gibilterra (edizioni Nur Neon, 2002, euro 30). Sono le cartine che illustrano lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Sicilia come dovevano essere nel quarto millennio avanti Cristo, disegnate facendo emergere le terre che si trovano a 200 metri sotto il livello dell´acqua, ovvero riportando la geografia a prima dell´ultima glaciazione.
Ma se lo Stretto rimane praticamente invariato, il Canale si restringe notevolmente, con la Sicilia che da una parte si salda con Malta e dall´altra lambisce la Tunisia. Il Canale diventa così un doppio stretto, «una vera tenaglia pronta a chiudersi», scrive Frau.
E dalla visione delle due mappe nasce la domanda che darà lo spunto al libro e alla rivoluzionaria teoria che vuole dimostrare: «Era davvero quello di Gibilterra, laggiù, lo Stretto delle Colonne d´Ercole?».
Nel tentativo di dare una risposta, Frau per tre anni studia e svolge un´accurata indagine sui tempi antichi. Il frutto di questo paziente lavoro è un´avvincente saggio di 672 pagine, arricchito da foto, disegni e ricostruzioni grafiche.
Frau consulta e sviscera in modo sistematico le fonti e la geografia di ieri, mette sotto processo Eratostene, il geografo che colloca le Colonne d´Ercole nello Stretto di Gibilterra, esamina e compara il parere degli studiosi moderni, intervista e dà la parola agli esperti antichi: Platone, Esiodo, Pindaro, Erodoto, Aristotele, Omero, Strabone. Dall´inchiesta emerge una potente teoria che scombina la storia degli albori dell´uomo: le Colonne d´Ercole da principio si trovavano nel Canale di Sicilia.
Lo spostamento delle Colonne, «la Cortina di Ferro dell´antichità», ha una conseguenza ancora più sconvolgente: «Perché al di là delle Colonne c´è un´isola - si legge nel Timeo di Platone - e da quest´isola si arriva alle altre isole e al continente che tutto circonda... Il suo re è figlio di Poseidone, il Mare. Il suo nome è Atlante». Quest´isola, cerca di dimostrare Frau, oggi è conosciuta col nome di Sardegna.
Allora Frau, nel suo libro sostiene una teoria rivoluzionaria.
Sì, ma ho preso tutte le precauzioni e un anno e mezzo di aspettativa dal mio giornale per verificare le fonti. L´idea mi è venuta leggendo il libro Quando il mare sommerse l´Europa, di Vittorio Castellani, accademico dei Lincei e astrofisico alla "Normale" di Pisa. Castellani scrive che nel Mediterraneo esistevano due stretti, di Gibilterra e quello tra la Sicilia e la Tunisia, molto più piccolo rispetto a come lo conosciamo oggi perché la Sicilia era attaccata a Malta e la Tunisia più estesa.
Leggendolo mi è venuto il dubbio: se gli stretti erano due, chi ha messo le Colonne laggiù, quando quello della Sicilia era molto più pericoloso? Era il settembre 1999 e il libro è uscito nel 2002. In tre anni di studi ho setacciato le fonti antiche, sono partito da Omero che non cita mai le Colonne d´Ercole, per poi passare a Esiodo, che scrive dell´Etna, mentre è Pindaro il primo che le nomina, nel 476 avanti Cristo, e parla di lagune e bassi fondali, come è per l´appunto il Canale di Sicilia. E´ qui che San Paolo naufraga, è qui che Roma perde 150 navi e riesce a sconfiggere Cartagine solo quando riproduce lo scafo di una nave catturata.
E riposizionando le Colonne d´Ercole identifica Atlantide con la Sardegna. E´ così?
Premetto che non ho mai cercato e letto un libro su Atlantide, non mi piacciono i misteri. Il mio libro è un codice d´accesso, una mappa. In Platone c´è il ricordo di un´isola eccezionale e strabiliante che a un certo punto collassa. E questo coincide con tutto quanto gli antichi hanno scritto. Si parla di un paradiso di ventimila torri che d´improvviso diventa un inferno di malaria e fango. Per questo ipotizzo che la Sardegna sia stata spazzata da una sorta di tsunami. Platone scrive di terribili cataclismi marini che distruggono l´isola e che avvengono mentre i suoi abitanti, i Sardi-Shardana, navigavano verso l´Egitto.
Uno tsunami ha dunque posto fine alla grande civiltà che popolava l´isola?
Anche Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei e massimo conoscitore della civiltà nuragica, parla della fine dell´età dell´oro e sente lo iato tra un prima e un dopo. E il nuraghe che Lilliu riporta alla luce, Su Nuraxi di Barumini, era sepolto sotto il fango. Inoltre i sardi convivono con il ricordo di un isola fantastica.
Naturalmente questa teoria va verificata con analisi marine, geologiche e mineralogiche. Non pretendo di avere ragione ma chiedo il diritto di parlarne liberamente, mentre contro di me le Soprintendenze sarde per i Beni Archeologici hanno raccolto circa trecento firme, quasi tutte di loro dipendenti e collaboratori, ma senza mai farmi obiezioni vere. Mi portino le prove e mi dimostrino il contrario. Mi contestano ma non danno una risposta sul perché c´è il fango sui nuraghi. La verità è che hanno tentato di sporcare il mio lavoro per paura, per tigna. Per fortuna la mia tesi è condivisa dai più grandi esperti di storia antica.
A suo avviso quale risultato ha ottenuto con questa inchiesta?
Quello di aver esaminato una moltitudine di prove e documenti che vanno comunque ancora approfonditi. Il libro illumina alcuni indizi che danno una nuova prospettiva al problema: per cominciare non è ammissibile che si costruiscano migliaia di torri lì dove c´era la malaria. Quella dei nuraghi è una realtà sottostimata: si parla ancora di ottomila nuraghi, ma è un calcolo dei militari datato 1948.
Da notare che abbiamo una doppia tipologia di nuraghi: quelli costruiti più lontano dal mare e in altura, come il nuraghe Losa e quello di Sant´Antine, sono rimasti perfetti, mentre se si scende di quota si trovano in condizioni disastrose. Inoltre ci sono una serie di segnali esterni, come lo Ziggurat di Monte d´Accoddi, che denotano contatti con il mondo esterno che cessano d´improvviso. Un altro esempio: quando i Fenici arrivano nell´isola, nel dodicesimo secolo avanti Cristo, Tharros è già distrutta. E in Sardegna trovi l´eterna primavera, gli agnelli che nascono due volte l´anno, la longevità, il dolce clima, come nella descrizione che gli antichi facevano di Atlantide.
Il libro come è andato?
Un successo che non mi aspettavo: sono state vendute 37 mila copie, altre seimila del secondo libro (Le Colonne d´Ercole, un bilancio, i progetti), venduto a prezzo di costo, 15 euro, e che ora esce con 70 pagine in più. E a marzo Le Colonne d´Ercole, un´inchiesta uscirà in Germania e in Spagna.
Poi c´è la mostra Atlantikà: Sardegna, Isola Mito che supporta la sua teoria.
Dopo Cagliari, l´Unesco l´ha voluta ospitare a Parigi, e ora fino al 12 novembre si può visitare anche a Roma all´Accademia nazionale dei Lincei (al secondo piano di Palazzo Corsini in via della Lungara 10, dalle 9, 30 alle 13, 30, ingresso gratuito, ndr), e da dicembre si sposterà al Museo delle scienze di Torino.
Sta già pensando al prossimo libro?
Sarà un lavoro sui legami tra gli etruschi e i sardi. I punti fermi sono Strabone, Platone, Esiodo, quando parla dei Tirreni che governano sulle isole sacre, e Plutarco: in Vita di Romolo racconta che quando Roma celebrava la vittoria su Veio, città dell´Etruria, i sardi venivano venduti all´asta. E questo succedeva perché i romani erano convinti che gli etruschi fossero coloni dei sardi. Ma ci sono altri indizi: un popolo di mare come gli etruschi che si stabilisce sulle alture appenniniche, come se avesse una terribile paura del mare, e che paga Caronte per essere traghettato nell´isola dei padri. E che dire di tutti i bronzetti nuragici ritrovati nelle tombe etrusche?
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