LA SCOPERTA ha dell'incredibile: un mosaico romano di 42 metri quadrati a due metri dalla vecchia statale Aurelia e ad appena 15 centimetri di profondità. Un miracolo che non sia stato distrutto durante i lavori della strada e nell'aratura del campo. Una vera opera d'arte sapientemente realizzata e rivisitata nel corso dei secoli con vari interventi di restauro, protetta dalla distruzione in epoca più moderna dal fatto che circa 80 anni fa il mosaico venne utilizzato come base per la costruzione di un capanno destinato agli attrezzi agricoli.
Di questo capanno, realizzato su fondamenta romane, fa cenno Lino Tani, oggi novantenne, in un suo libro di storia locale su Riotorto. "E questo manufatto lo abbiamo cercato per anni" spiega il professor Enrico Zanini del dipartimento di Scienze Stoiche e Beni Culturali dell'Università di Siena che coordina gli scavi archeologici nella tenuta di Vignale Riotorto a due passi dal centro Unicoop Tirreno. Poi la svolta arriva con una foto aerea della Raf del 1944 in cui si vede il capanno vicino all'Aurelia. Ma il gruppo dei 18 studenti non sia spettava di trovare una vera meraviglia sotto le pietre della massicciata: ripulite dalla polvere emergono le tessere del mosaico, alcune anche in vetro, una raffinatezza che insieme ad altri elementi permette di stabilire che l'opera fu realizzata da persone esperte, artigiani specializzati provenienti dal nord Africa intorno al 4 °secolo dopo Cristo. In realtà il mosaico, pavimento di una lussuosa sala da pranzo, è il risultato di più interventi.
C'è una base più semplice risalente al primo secolo dopo Cristo, poi c'è la parte centrale con il dio Aion, l'arco del tempo e le stagioni con l'uva e i pesci e un rifacimento successivo dal 5-6° secolo che potrebbe far intravedere anche alcune "correzioni" di matrice cristiana. "Il mosaico deve essere ancora studiato e valutato tenendo conto del contesto locale, della villa romana e di altri elementi _ spiega il professor Zanini _ è chiaro che si tratta di un ritrovamento importante, nell'Italia centrale ci sono testimonianze simili solo in Emilia Romagna e nel sud a piazza Armerina in Sicilia". E QUI si apre un altro problema, quello della valorizzazione e conservazione. La scoperta risale ad un mese fa, ma era stata mantenuta riservata per permettere di recintare l'area ed evitare saccheggi. "Ora abbiamo preso le opportune precauzioni _ spiega Zanini _ e contiamo anche sul controllo sociale.
​La gente di Riotorto è consapevole del valore dei beni culturali e ci dà una mano a sorvegliare aiutandoci anche con donazioni per gli scavi. Il Comune ha fornito la recinzione, i privati di danno una mano come i villaggi Pappasole e Madonnina che ospitano i ragazzi". "Faremo di tutto per agevolare gli scavi e permettere la fruizione di questa bella scoperta - afferma l'assessore Paola Pellegrini - ora insieme all'Università e agli enti preposti studieremo le soluzioni migliori".
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