La scoperta in Friuli di artigli d'aquila usati come ornamento costituisce l'ennesima prova della capacità di ragionamento simbolico dei nostri lontani cugini; si tratta del settimo ritrovamento del genere in Europa.
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Ferrara, guidato da Marco Peresani e Matteo Romandini costituisce una prova ulteriore del fatto che i Neandertal fossero dotati di capacità di astrazione e di ragionamento simbolico.
I ricercatori hanno studiato l'utilizzo sistematico di artigli di aquila da parte dei Neandertal in Europa, l'ultimo dei quali, risalente a circa 44-48 mila anni fa (Paleolitico medio), rinvenuto nell'estate del 2013 all'interno della Grotta del Rio Secco, sull'altopiano del Pradis (in provincia di Pordenone). Secondo gli studiosi, questi artigli - sette quelli rinvenuti finora in Europa - venivano utilizzati a scopo simbolico.
I sei ritrovamenti precedenti erano avvenuti in Francia nelle Grotta di Pech de l'Aze, Gigny, Combe-Grenal e Les Fieux e, in Italia, nella Grotta di Fumane (Veneto).
"Gli artigli non avevano né scopi alimentari né economici", spiega Matteo Romandini, archeozoologo e tafonomo dell'Università di Ferrara, co-responsabile dello studio. "Analisi in corso stanno valutando la presenza di tracce che confermino che questi artigli veni usati a scopo di ornamento personale, come fossero gioielli".
"Questa scoperta rappresenta un'ulteriore conferma che i Neandertal non si limitassero al semplice soddisfacimento dei loro bisogni alimentari ed economici, ma che avessero sviluppato capacità cognitive", continua.
Lo studio, condotto in collaborazione con altre università europee e con il sostegno del Comune di Clauzetto e del Centro di Catalogazione e Restauro della Regione Friuli Venezia Giulia, è stato pubblicato su Plos One.
L'immagine mostra una ricostruzione di un Neandertal alla luce delle recenti scoperte.
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