Erano nascoste all'interno di una canaletta per lo scarico dell'acqua, sotto un massiccio riempimento di terra. Occultate con cura, in modo ordinato, come se avessero voluto preservarle in un luogo segreto, al riparo dal via vai di gente che frequentava ogni giorno il Circo Massimo. Un tesoretto di oltre 600 monete di bronzo, di vario formato, conservate integre, datate complessivamente tra il IV e il V secolo d.C.
Un bottino che gli archeologi proprio non si aspettavano di trovare, a pochi centimetri di profondità dal livello di pavimentazione di un ambiente ricavato sotto le strutture di pilastri e volte che sostenevano le originarie gradinate del Circo Massimo. Siamo nel cosiddetto "fornice XII", sul lato verso via dei Cerchi, che spicca nell'emiciclo dell'area archeologica sopravvissuta del monumento più celebre, ma anche saccheggiato, dell'antichità.
Quella sorta di "curva sud" che dal 2009 è al centro di un lungo e faticoso cantiere di scavo e restauro (allungato nei tempi da fondi sempre più ridotti all'osso) sotto la responsabilità scientifica della Sovrintendenza capitolina. Un cantiere, di cui si stima la conclusione tra circa un anno. La scoperta del tesoretto è avvenuta nel periodo compreso tra il 9 settembre e il 14 ottobre del 2013, ma è stata resa nota solo oggi nel corso di un convegno presso l'American Academy in Rome dal titolo "New discoveries at Circus Maximus", con l'intervento degli archeologi Gianluca Zanzi, Stefania Pergola e Marialetizia Buonfiglio, e moderato da Riccardo Santangeli Valenzani dell'università di Roma Tre.
MAGAZZINI E FUCINE
Lo scavo stratigrafico, condotto con la collaborazione degli studenti della Sapienza del dipartimento di Scienze dell'antichità ha interessato i cosiddetti "fornici XII e XIII" del Circo Massimo, le cui strutture portanti sono databili all'età Giulio-Claudia, corrispondente alla prima fase costruttiva del circo. Ambienti che attestano però fasi di riutilizzo come magazzini e fucine del Circo Massimo. Anche perché, nelle strutture dell'emiciclo, sotto le gradinate del circo, si aprivano le "tabernae" ad animare la vita quotidiana del monumento. Il "fornice XII" venne infatti chiuso e usato per lo stoccaggio di contenitori di grandi dimensioni e per la lavorazione di materiali legati alle attività del circo.
L'ambiente era dotato anche di un impianto idraulico come testimonia una canaletta sul pavimento collegata ad un discendente. Segno di un'attenzione al problema dello smaltimento delle acque reflue e piovane. Il punto di svolta sembra essere il IV secolo: la canaletta, spiegano gli archeologi, è stata interrata, probabilmente in un momento che coincide con l'abbandono delle attività.
I GIOIELLI
È stata proprio la canaletta a restituire i materiali più interessanti. Come raccontano gli archeologi, dallo scavo sono riaffiorate numerose lucerne intere, frammenti di cristalli di rocca, oggetti da gioco come dadi e pedine in avorio finemente lavorati, elementi d'oro di piccole dimensioni appartenenti probabilmente a pendenti o bracciali. Fino al tesoretto di oltre 600 monete bronzee. L'obiettivo è ora proseguire le indagini terminando lo svuotamento della canaletta che "porterà a nuovi dati utili e a chiarire le dinamiche storiche del circo", spiega Zanzi. Ma gli scavi nell'area hanno fatto riaffiorare anche frammenti di marmo pertinenti all'originario Arco di Tito (81 d.C.), che un tempo sorgeva al centro della gradinata. Ed è grazie a questi nuovi tasselli che, come in un puzzle, gli studiosi stanno ricostruendo virtualmente il monumento. Il rilievo a laser scanner è già pronto.
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