Un team di archeologi svela abitudini alimentari finora sconosciute ancora prima di Cristo. Rintracciato il primo resto di carne macellata di questo animale. Tra gli alimenti, anche ricci di mare e spezie esotiche indonesiane. La più antica traccia di cibo risale al IV secolo a. C. EBBENE sì: oltre 2000 anni fa, gli abitanti di Pompei si nutrivano, oltre che di alimenti classici tuttora presenti nella nostra dieta (come cereali, uova, frutta e legumi), anche di ricci di mare e cibi esotici come la gamba di giraffa. A scoprirlo oggi, per la prima volta, è un gruppo di archeologi dell'Università di Cincinnati, in Ohio negli Stati Uniti, insieme al contributo di altre Università. La ricerca è appena stata presentata al meeting annuale dell'Archaelogical Institute of America e dell'American Philological Association a Chicago.
Rivela Eurekalert! che da più di dieci anni il team effettua scavi archeologici in due parti di Pompei - sepolta nella famosa eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. - all'interno di un'area dimenticata e non di élite, che è situata dentro una delle porte più attive della città, cioè Porta Stabia. Grazie a questo lavoro, i ricercatori hanno potuto scoprire in che modo venivano utilizzati edifici la cui datazione risale addirittura al sesto secolo a. C.: l'indagine archeologica completa ha messo in luce case, luoghi di commercio e negozi, molti dei quali vendevano cibi e bevande. Sono state poi esaminate latrine, fogne e pozzi neri dietro i banchi di vendita, che hanno restituito resti di cibo mineralizzati o carbonizzati dalle cucine.
Soprattutto dai materiali che provengono dalle cloache deriva la grande quantità di resti di cibi lavorati, specialmente cereali, come sottolinea Steven Ellis, professore all'Università di Cincinnati. Questi materiali hanno rivelato "una chiara distinzione socio-economica tra le attività e le abitudini di consumo di ciascuna proprietà", di cui altrimenti non sarebbe stato possibile stimare le differenze. Così anche tra vicini ci sono dislivelli economici: accanto ai meno costosi cereali, frutta, noci, olive, lenticchie, pesce locale e uova, sono state rintracciate più dispendiose carni e pesce sotto sale proveniente dalla Spagna.
Ma non è tutto. Infatti, proprio dai resti delle fogne i ricercatori hanno trovato un'ampia varietà di cibi importati dall'estero, come ricci e altri frutti di mare, fenicottero e, dulcis in fundo, una coscia di giraffa macellata. "Che l'osso di giraffa rappresenti una vetta del cibo esotico è rivelato dal fatto che si pensa che questo sia l'unico osso dell'animale mai rintracciato negli scavi archeologici relativi alla parte d'Italia romana", ha affermato Ellis. "Il fatto che questa parte della giraffa, macellata, si sia trasformato in un residuo di cucina in un comune ristorante di Pompei non solo ci dà testimonianza della tradizione a lunga distanza relativa ad animali esotici e selvaggi, ma anche della ricchezza, della varietà e dell'assortimento di una dieta non di élite".
Gli archeologi, inoltre, hanno trovato tracce di spezie esotiche e importate, alcune perfino dall'Indonesia. Ed uno dei resti, come sottolinea Ellis, risale addirittura al quarto secolo a. C.: una scoperta di particolare valore, dato che pochi materiali di quel periodo, in cui Pompei era in corso di sviluppo, sono arrivati fino ad oggi.
In questo lavoro, l'obiettivo finale è quello di svelare le relazioni sociali e strutturali delle famiglie pompeiane che fanno parte della classe dei lavoratori, il ruolo di questa classe nella formazione della città e la risposta della città stessa - e del Mediterraneo - agli sviluppi economici, storici e politici, come spiega ancora Ellis. "L'immagine tradizionale di una massa di poveracci che girava per le strade alla ricerca di qualsiasi scarto di cibo non corrisponde alla realtà, quanto meno alla realtà di Pompei".
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