Se pensavate che il riciclo fosse un fenomeno moderno lanciato dagli ambientalisti, tornate sui vostri passi. Ci sono sempre più prove, infatti, che centinaia di migliaia di anni fa, i nostri antenati preistorici avessero imparato a riciclare gli oggetti utilizzati nella vita quotidiana. È quanto fanno sapere gli studiosi riuniti in Israele per una conferenza internazionale sul tema. "Per la prima volta stiamo rivelando l'entità di questo fenomeno, sia in termini di quantità di riciclaggio sia in termini dei diversi metodi usati", spiega Ran Barkai, archeologo e tra gli organizzatori del summit di quattro giorni che si è concluso ieri all'Università di Tel Aviv. Se oggi si riciclano soprattutto materiali come carta e plastica per produrre nuovi oggetti, gli uomini preistorici raccoglievano strumenti scartati o rotti fatti di selce e osso per creare nuovi utensili, spiega l'esperto. Il comportamento, ha dichiarato ad Associated Press, "appare su diversi oggetti, in diversi luoghi, con diversi metodi, a seconda del contesto e della disponibilità di materiali".
Dalle cave di Spagna e Nordafrica, ai siti di Italia e Israele gli archeologi hanno trovato numerosi oggetti riciclati negli ultimi anni. Nel corso della conferenza, dal titolo 'Le origini del riciclo', si sono radunati circa 50 studiosi da dieci Paesi per confrontare appunti e definire i dettagli del fenomeno a livello storico. Ed è emerso che esso era diffuso non solo tra i primi umani, ma anche nei precedessori come Homo erectus, Neanderthal e altre specie, spiega ancora Barkai. Secondo Avi Gopher, archeologo dell'Università di Tel Aviv, le prime forme di riciclo sottolineano il ruolo del fenomeno come strategia di sopravvivenza di base. Benché non fossero guidati dalla preoccupazione dell'inquinamento, spiega lo studioso, gli ominidi condividevano con l'uomo moderno alcune motivazioni alla base di questo comportamento. "Perché ricicliamo la plastica? Per conservare l'energia e le materie prime. Nello stesso modo, se si usa selce ricliclata non c'è bisogno di andare in fondo alla cava per ottenerne altra. In questo modo si conserva l'energia e si salva il materiale", aggiunge Gopher. Alcuni casi possono datare addirittura a 1, 3 milioni di anni fa, secondo i reperti di Fuente Nueva, sulle sponde di un lago preistorico nel sud della Spagna, spiega Deborah Barsky, archeologa dell'Università di Tarragona.
"Ci sono diversi livelli di utilizzo di impiego e riciclaggio. Le ossa sono state frantumate per estrarre il midollo, poi i frammenti sono stati modellati per creare strumenti, sono stati abbandonati e alla fine rimodellati per essere nuovamente utilizzati", spiega Giovanni Boschian, geologo dell'Università di Pisa, in merito ai ritrovamenti di Castel di Guido, vicino a Roma, risalenti a 300mila anni fa. Tuttavia alcuni partecipanti al convegno sostengono che gli studiosi debbano essere cauti a stilare paralleli tra il comportamento primitivo e le attuali forme di riciclo sistematico, guidate dalla produzione di massa e dalle preoccupazioni ambientali. "È molto utile pensare a un riciclaggio storico. Ma penso che quando loro riciclavano lo facessero su una base 'ad hoc', quando ne avevano bisogno", afferma Daniel Amick, professore di antropoligia all'Università Loyola di Chicago. Gli studiosi che hanno preso parte alla conferenza hanno in programma di pubblicare le carte dei lavori il prossimo anno in un volume del Quaternary International.
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