La zona abitabile dei pianeti che orbitano attorno a nane rosse potrebbe essere più grande di quanto pensassimo, secondo un nuovo studio basato sui modelli climatici.
Il numero di mondi potenzialmente abitabili che orbitano attorno a nane rose - il tipo di stella più comune della nostra Via Lattea - potrebbe essere appena raddoppiato fino a toccare i 60 miliardi, secondo un nuovo studio.
Utilizzando modelli climatici globali creati in origine per lo studio del riscaldamento globale sulla Terra, un team di ricercatori dell'Università di Chicago e della Northwestern University ha creato modelli 3-D per calcolare come le nuvole influenzino le temperature atmosferiche sui pianeti delle dimensioni della Terra che orbitano attorno a stelle più piccole e più fredde del nostro Sole.
Cosa c'è di nuovo?
I ricercatori hanno scoperto che la particolare circolazione atmosferica e la copertura nuvolosa presenti su questi esopianeti potrebbe ampliare di molto la grandezza della zona abitabile attorno alle nane rosse.
Le simulazioni al computer, sviluppate da Dorian Abbot, uno scienziato planetario presso l'Università di Chicago, mostrano che potremmo guardare a orbite molto più vicine alle nane rosse di quanto abbiamo fatto in passato alla ricerca di mondi che possono ospitare l'acqua e, forse, la vita.
E dal momento che le nane rosse sono il tipo più comune di stella che popola l'universo, le future ricerche di pianeti abitabili potrebbero concentrarsi su di esse.
Perché è importante?
"Anche se non abbiamo una stima precisa perché sono difficili da vedere, crediamo che ci siano circa 100 miliardi di nane rosse nella sola Via Lattea", ha detto Abbot, co-autore del nuovo studio pubblicato la settimana scorsa su The Astrophysical Journal Letters.
"Così, essendo queste stelle fredde le più comuni della nostra galassia, il più vicino pianeta in una zona abitabile che possiamo trovare molto probabilmente orbiterà attorno a una stella di questo tipo".
Un altro fattore che rende appetibile la ricerca di sistemi planetari attorno a nane rosse è la dimensione ridotta di queste stelle, che comporta un aumento della dimensione relativa di qualsiasi pianeta orbitante. E questo è un fattore chiave quando si utilizza il metodo del transito per l'individuazione degli esopianeti. Questo metodo prevede infatti la rivelazione degli attenuamenti di luminosità di una stella quando un pianeta si interpone tra la stella e il telescopio che la sta osservando.
E dal momento che le nane rosse sono più fredde rispetto al Sole, la loro zona abitabile, dove l'acqua può esistere in forma liquida, sarà molto più vicina rispetto alle zone abitabili di altri tipi di stelle. Il risultato sarebbe che gli esopianeti avrebbero un anno della durata di soli 30/40 giorni invece di 365 come sulla Terra.
I pianeti extrasolari orbitanti in tali zone abitabili sono quindi così vicini alla loro stella da essere in rotazione sincrona, il che significa che guardano sempre con la stessa faccia la propria stella. Questo comporta che la metà del pianeta si riscalda velocemente sollevando aria calda e creando una circolazione atmosferica globale e una copertura nuvolosa su larga scala. I modelli al computer mostrano come queste nuvole rifletterebbero gran parte della luce stellare in arrivo, raffreddando così il pianeta.
Cosa significa tutto questo?
"Per i cacciatori di pianeti significa poter osservare più orbite, e ottenere più misure", ha spiegato Abbot. "Possiamo ora metterci alla ricerca di pianeti che abbracciano le loro nane rosse più da vicino di quanto pensassimo fosse possibile.
"Anche se il pianeta è esposto al doppio dell'energia solare, ora pensiamo ci possa essere lo stesso un sacco di acqua liquida sulla sua superficie", ha detto.
Abbot e il suo team dovranno probabilmente aspettare ancora qualche anno per testare i propri risultati, in attesa del più potente successore di Hubble, il telescopio spaziale James Webb, il cui lancio è previsto per il 2018.
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