Secondo un periodico dell'aviazione il primo a volare su un aeroplano fu Gustave Whitehead. Ma la questione resta controversa. Una storia di dispute scientifiche, presunti complotti e documenti celati.
Quando la rinomata rivista d'aviazione Jane's All the World's Aircraft, in occasione del suo centenario, ha spodestato i fratelli Wright dalla posizione di padri del volo, è crollato un pezzo di storia americana. Il primato spetterebbe infatti a Gustave Whitehead, un inventore di origini tedesche che, secondo molti, prese il volo più di due anni prima che i fratelli Orville e Wilbur si sollevassero da terra il 17 dicembre 1903, a Kitty Hawk.
Sebbene le ricerche condotte da un esperto dell'aviazione australiana abbiano convinto i redattori della rivista sopracitata che era giunto il momento di aggiornare i libri di storia, lo Smithsonian National Air and Space Museum di Washington, D. C. - che ospita il Wright Flyer, il velivolo su cui i fratelli Wright effettuarono il loro primo volo - si ostina a rimanere scettico sull'impresa di Whitehead, che considera poco più di una leggenda. Tom Crouch, curatore senior dell'Aeronautics Division del museo ed esperto delle imprese dei Wright, è convinto che la rivista sia stata "truffata".
Questi recenti sviluppi però hanno fatto esultare quelli che già da tempo parteggiavano per Whitehead. Molti sospettano che sia il debito dello Smithsonian nei confronti del lascito dei Wright - testimoniato anche da un contratto stipulato con gli eredi dei due fratelli - a impedire all'Istituto di riconoscere le evidenze inconfutabili dell'impresa pionieristica di Whitehead.
Gli studi a sostegno di Whitehead
John Brown, storico del volo australiano, è stato quello che ha maggiormente influenzato il cambio di rotta della rivista. L'ironia della sorte ha voluto che si imbattesse in una gran quantità di dati su Whitehead fino ad allora ignorati proprio mentre esaminava un documentario sulle "macchine volanti" per lo Smithsonian Channel, e lavorando proprio con Crouch.
"Ho trovato una quantità enorme di nuovi dati", racconta Brown, inclusi alcuni resoconti di giornale in base ai quali Whitehead potrebbe aver volato già nel 1897, ben sei anni prima dei fratelli Wright. "La storia di Whitehead deve essere completamente riscritta", dichiara.
Brown crede anche che i passi in avanti compiuti nel campo della fotografia gli abbiano permesso di confermare che un'immagine che ritraeva Whitehead il 14 agosto 1901 in volo sul suo aereoplano in Connecticut - considerata a lungo perduta - si possa ravvisare in realtà in una foto del 1906, esposta in una mostra.
Quella foto, in verità, appartiene agli archivi della collezione Hammer dello Smithsonian, a cui Brown sostiene gli sia stato negato l'accesso. Ma lui non si è scoraggiato, e ha migliorato una stampa di questa foto che è riuscito a scovare nella casa natale dell'aviatore a Leutershausen, in Germania.
"È un caso molto semplice, aperto e subito chiuso", dice Brown, che attualmente è in Germania a preparare un documentario sulla vita di Whitehead. "La domanda è: Gustave Whitehead ha volato o no? Aveva i mezzi per farlo? Aveva una ragione per farlo?
Brown definisce la questione "libera da ogni dubbio", basandosi sulla sua esperienza professionale in aeronautica, sulle prove documentate del gran numero di motori per aeroplano che Whitehead creò e vendette, sulle dichiarazioni scritte di testimoni oculari che lo videro volare, su resoconti di giornali, e così via.
Un "contratto-ricatto"
La famiglia Wright aveva portato il Wright Flyer allo Smithsonian solo alla fine del 1948, non prima di aver insistito sulla stesura di un contratto che impegnava l'Istituto a dichiarare i fratelli Wright i primi aviatori in assoluto. Il contratto in questione, nello specifico, stabilisce che, nel caso lo Smithsonian riconosca che qualcun altro sia stato il primo aviatore - o abbia costruito una macchina volante prima dei due fratelli - la famiglia potrà rimuovere immediatamente il Flyer dal museo.
"Penso che la famiglia Wright abbia sempre cercato di comportarsi con integrità, e spererei che lo Smithsonian facesse lo stesso", dichiara Amanda Wright Lane, pronipote dei fratelli, riferendosi alle voci che accusano la famiglia di ricattare l'Istituto.
"Se mai emergesse una prova che Whitehead sia stato il primo a volare, io, personalmente, preferirei che la verità venisse alla luce. Ritengo, così come gli storici della nazione, che sia compito dello Smithsonian assicurarsi di rappresentare la nostra storia con onestà. Ma per il momento non vedo nulla che confuti l'opera o le rivendicazioni dei fratelli Wright".
Rivista versus scettici
La rivista Jane's All the World's Aircraft la vede diversamente. Paul Jackson, collaboratore della pubblicazione, afferma di aver affrontato la questione secondo un approccio ingegneristico, valutando le competenze di Whitehead, il motore da lui sviluppato e l'attuabilità del suo progetto.
"Troppi dibattiti su Whitehead non hanno affrontato il problema con serietà, riducendosi a sterili dispute sull'attendibilità o meno di questo o quel testimone", continua. In base a considerazioni esclusivamente ingegneristiche, la mia professionalità mi permette di dire che l'aereo di Whitehead era in grado di volare"
D'altro canto, gli scettici sostengono che il racconto del volo di Whitehead non sia aderente ai fatti, e che molti altri giornali si siano limitati semplicemente a ristampare la storia senza verificarne le fonti.
"Non mi piace criticare Whitehead", dice Crouch. "Chiunque abbia dato un contributo alle fasi iniziali dell'aviazione e abbia tentato di costruire qualcosa in quel periodo meriterebbe un riconoscimento. È solo che Whitehead non merita che gli sia attribuito il merito di essere stato il primo a volare, né certamente di aver inventato l'aeroplano".
Crouch, che ha passato gran parte della sua carriera a fare ricerche e scrivere sui fratelli Wright, afferma che la controversia su Whitehead riemerge "ogni 20 anni, come un orologio", ma mai - secondo lui - con una prova definitiva sufficiente a riscrivere la storia, almeno finora.
Crouch mette in discussione anche la testimonianza di quelli che affermano di aver visto Whitehead volare, così come le dichiarazioni secondo cui i Wright avrebbero visitato il negozio di Whitehead diversi mesi prima del loro primo volo e, in sostanza, avrebbero plagiato molti dei suoi metodi e di suoi strumenti.
Un testimone oculare - un impiegato di Whitehead, Anton Pruckner - giura invece che i fratelli avevano visitato il negozio di Whitehead e che "se ne erano andati con una gran quantità di informazioni".
Ma per Crouch quella testimonianza - emersa decenni dopo - è imprecisa, e fu raccolta da ricercatori che, con i loro pregiudizi, influenzarono le dichiarazioni raccolte. "I Wright non andarono mai a Bridgeport a far visita a Gus Whitehead", dice Crouch. "C'è un calendario di 200 pagine che registra i luoghi in cui i Wright erano giorno per giorno. Non sono stati lì".
Complotti?
Crouch contesta anche le teorie del complotto sulla cancellazione delle tracce del lavoro di Whitehead, comprese quelle di Stella Randolph, che ha scritto due biografie su di lui, e di William O'Dwyer, coautore del terzo libro della scrittrice, "Storia a contratto", in riferimento all'accordo Smithsonian-Wright.
"Mio padre ha discusso a lungo con gli storici dello Smithsonian, che mai e poi mai saranno disposti a riconoscere Whitehead come il primo ad aver volato, perché il contratto glielo impedisce", dichiara Susan O'Dwyer Brinchman, figlia dello scrittore.
Senza contare che il contratto è venuto alla luce solo dopo che un senatore del Connecticut ne aveva ottenuto una copia ricorrendo al Freedom of Information Act (la legge sulla libertà di informazione emanata negli Stati Uniti nel '66), continua, mentre fino ad allora a suo padre e agli altri studiosi era stata perfino negata l'esistenza del contratto.
Brinchman ha anche dichiarato che suo padre, durante i 50 anni passati a fare ricerche sulla storia di Whitehead, ha subito più volte delle intimidazioni. Una volta il suo telefono venne isolato, e un'altra un ufficiale militare gli intimò che sarebbe potuto finire in carcere, se avesse continuato a difendere Whitehead.
"C'è un aspetto poco chiaro in questa storia", continua, "che è il motivo per cui i nostri storici hanno tante remore a fare congetture su un'istituzione come lo Smithsonian".
E adesso?
Poiché i fratelli Wright sono stati i primi a proclamarsi antenati del volo, l'onere della prova (contraria) ricadrà sempre sui sostenitori di Whitehead.
In seguito al clamore suscitato dall'annuncio della rivista, lo Smithsonian ha offerto a Brown la possibilità di esaminare la foto originale della collezione Hammer, cruciale per stabilire la verità, e di cui, secondo Crouch, Brown non aveva mai richiesto visione. Brown intende non lasciarsi sfuggire questa opportunità, e pensa di portare con sé una troupe cinematografica per immortalare l'evento. Se c'è un "sacro graal" per i sostenitori di Brown, è infatti proprio quella foto.
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