Dopo quasi un secolo di assenza, gli archeologi tornano in Mesopotamia, uno dei siti archeologici più prolifici dell'umanità e fanno una scoperta eccezionale.
Il team di ricercatori, guidato dall'archeologa Jane Moon della University of Manchester ha scoperto una massiccia struttura monumentale sulle rive del fiume Eufrate, a circa dieci miglia dall'antichissima città sumera di Ur, ritenuto il luogo di origine del patriarca Abramo.
Il primo scavo fu realizzato tra il 1920 e il 1930 da Sir Charles Leonard Woolley, uno dei primi archeologi moderni. Nel 1935 venne insignito del titolo di cavaliere per i suoi contributi all'archeologia. La sua campagna di scavi ha regalato all'umanità i manufatti più antichi e preziosi della famosa città-stato di Ur.
Ma i metodi di lavoro della Moon sono decisamente diversi da quelli utilizzati dall'antesignano dell'archeologia Woolley. Il team britannico ha individuato la struttura grazie all'ausilio delle immagini satellitari, portando alla luce, fino ad ora, solo una piccola parte del complesso monumentale.
Mentre il lavoro di Woolley è stato fondamentale per il reperimento dei suntuosi manufatti di Ur e delle tavolette della sua legislazione, gli studi della Moon e del suo team permetteranno di ricostruire la vita economica, la dieta, il clima e la vita ordinaria nella capitale sumera.
Dalle dimensioni monumentali, lo spessore di quasi tre metri delle sue pareti suggerisce che si trattava si un palazzo o di un tempio. "Le dimensioni dell'edificio sono mozzafiato", spiega entusiasta la Moon, secondo la quale doveva trattarsi di una struttura di grande importanza e decisamente sontuosa. Dalle prime valutazioni, gli archeologi pensano che l'edifico risalga a circa 4 mila anni fa.
La scoperta è ancora più significativa per la sua posizione a circa 10 miglia da Ur, l'ultima capitale dell'impero sumero che fu invasa e distrutta intorno al 2000 a.C., per poi essere ricostruita. La città-stato era dedicata al dio della luna ed è famosa per la sua ziggurat, il caratteristico tempio a gradoni. Molti studiosi ipotizza che Ur sia stato il luogo di origine del patriarca Abramo, conosciuto come il padre della religione monoteista.
Dopo la rivoluzione del 1950, che rovesciò la monarchia irachena, la zona è diventata off-limits per gli archeologi per quasi mezzo secolo. "Quello che Woolley trovò furono questi enormi edifici monumentali, ma è stato difficile ricostruire una storia coerente sul loro sviluppo, dato che sono il frutto di numerosi restauri e interventi durati fino al settimo VII secolo a.C.
Quello che vediamo oggi è di origine neo-babilonese", spiega Moon a csmonitor.com. "Woolley non fu in grado di capire la destinazione d'uso degli edifici. Spero che i nostri metodi moderni possano essere in grado di dirci qualcosa in più".
Nei suoi scavi, Woolley scoprì un vero e proprio tesoro che rivaleggia con quello spettacolare ritrovato nella tomba di Tutankamon. Almeno sedici membri della famiglia reale sono stati sepolti ad Ur, insieme ad elaborati gioielli d'oro, tra cui una regina con un sofisticato copricapo ricoperto di foglie d'oro e tempestato di lapislazzuli.
Tra i reperti, fu ritrovata anche una lira d'oro, uno dei primi strumenti musicali conosciuti. I tesori furono divisi tra il British Museum e la University of Pennsylvania, la quale finanziò la campagna di scavi di Woolley.
Secondo la Moon, è impossibile dire se nel nuovo sito si potranno trovare reperti simili. "Alla fine non siamo alla ricerca di oggetti, cerchiamo piuttosto informazioni", spiega l'archeologa. "Credo che sia sempre una possibilità. In archeologia le sorprese sono sempre dietro l'angolo.
Con le tecniche moderne, per esempio, possiamo far luce su alcuni dettagli sul tipo di arredamento degli edifici, il loro utilizzo. Inoltre, grazie alle analisi su campioni di terra, possiamo reperire informazioni sul clima e il tipo di agricoltura. Grazie a questa scoperta, saremo in grado di ricostruire l'economia antica di questo luogo". [Archeologia satellitare: scoprire i tesori sepolti dal cielo].
Il team di Moon, che ha dovuto combattere per ottenere i finanziamenti e i permessi necessari, si compone di sei archeologi britannici, un archeologo iracheno e due tirocinanti iracheni.
Una legge approvata nel 1932 vieta agli archeologi di esportare i ritrovamenti archeologi del paese, ma la Moon è convinta che la condivisione delle conoscenze antiche è importante almeno quanto gli oggetti stessi. Infatti, tutte le informazioni, compresi i disegni e le foto, saranno diffuse per via telematica per renderne più facile la condivisione e lo studio da parte di altri ricercatori.
"Vogliamo rendere questo sito più pubblico possibile in modo da poter offrire le informazioni a chiunque le desideri. Non c'è ragione per tenere per noi queste informazioni, dato che abbiamo la possibilità tecnologica di diffondere in giro la conoscenza. Ed è quello che stiamo facendo", concluda la giovane archeologa.
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