Gli archeologi hanno finalmente scoperto come Boadicea, la prima regina guerriera britannica, riuscisse a guidare il suo carro nel mezzo della battaglia, senza cadere.
Nei primi tentativi moderni di ricostruzione dei carri dell´Età del Ferro, secondo come raffigurati sulle monete del tempo, i passeggeri venivano irrispettosamente sbalzati fuori dal veicolo non appena raggiungevano una certa velocità o incontravano un terreno sconnesso.
Ieri al British Museum è stata presentata una riproduzione fedele che funziona davvero, e per dimostrarlo è stato fatto percorrere al carro un tratto nel cortile del museo e attraverso i suoi prati. Portava due passeggeri ed era trainato da due piccoli cavalli. I cavalli dell´Età del Ferro, è risaputo, avevano la dimensione di un pony.
Il carro, fabbricato da Robert Hurford, un carrista di Taunton, Somerset, è stato ricostruito basandosi sui resti di un carro recentemente trovato seppellito a Wetwang, nell´est Yorkshire. Una donna trovata nella tomba è stata definita "la Boadicea dello Yorkshire", anche se nessun arma è stata trovata sepolta accanto a lei.
Il segreto della tenuta di strada del carro, giace in due paia d´archi flessi su ogni lato del veicolo. Con la sua conoscenza dei veicoli trainati da cavalli, il signor Hurford ha compreso che questi archi, ben evidenti nelle riproduzioni dei carri, non erano semplici elementi decorativi, ma parte integrante del sistema di sospensioni del veicolo.
Gli archi, fatti di frassino, supportavano ciascuno un sistema ad Y di cinghie di cuoio che aiutavano il carro, insieme ad una sorta di pianale formato da un reticolato flessibile di corregge, a non rovesciarsi quando superava certe velocità o incontrava terreno dissestato.
E´ noto, dalla descrizione dataci da Giulio Cesare nelle sue memorie, il De Bello Gallico, che gli antichi Inglesi usavano carri guidati ad altissima velocità nel corso delle loro incursioni mordi-e-fuggi contro i suoi eserciti nel I secolo a.C.
I test condotti per la BBC2 e la sua serie televisiva "Meet the Ancestors" (Incontra gli Antenati) mostrano che quando il carrettiere stava sul pavimento del carro ricostruito, la corsa era abbastanza comoda da permettere di scagliare lance con buona accuratezza. Il carro poteva anche essere fornito di una cassa di legno nella quale sistemare un passeggero, probabilmente nel corso di parate cerimoniali.
Gli archeologi hanno ammesso di non avere mai capito come Boadicea ed i suoi contemporanei mantenessero fissate le loro ruote alla struttura. Una figura ricorrente dei carri dell´Età del Ferro dissotterrati nell´Europa Occidentale, è un acciarino di ruota, a forma di J, coperto da un piccolo occhiello metallico e con attaccato un anello. Fino all´esperimento di Hurford, nessuno era riuscito a capire a cosa potesse servire.
Il signor Hurford ha proposto tre possibili soluzioni, la preferita delle quali implica legare l´acciarino contro un legno dentellato per ottenere un meccanismo di bloccaggio mediante una rondella in sede, che tratteneva la ruota. Il Signor Hurford ha dichiarato ieri: "Quando l´acciarino è legato, l´anello è tenuto all´angolo che è stato, infatti, trovato logorato in tutti gli esemplari che abbiamo potuto esaminare".
Lo status della donna di Wetwang, il cui carro è stato ricostruito, è ancora oggetto di discussione. Si sa che la sua morte avvenne tra i 35 ed i 45 anni, un´età insolitamente avanzata per una donna del tempo. Era alta 5 piedi e 9 pollici, ovvero eccezionalmente alta, e aveva una distintiva, probabilmente congenita, malformazione del volto.
Poche persone nell´Età della Pietra erano seppellite con i carri e la donna di Wetwang è solo la seconda di sesso femminile ad essere trovata seppellita in questo modo. Come l´altra donna, era accompagnata da uno specchio di ferro lucidato, che alcuni archeologi sostengono possa essere simbolo di sacerdozio piuttosto che insegna reale.
Il carro ricostruito sarà esposto al British Museum per i prossimi due mesi. Potrebbe quindi essere portato in Scozia e negli Stati Uniti per esposizioni itineranti.
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