Continuano a ritmi preoccupanti gli spiaggiamenti dei mammiferi marini nei nostri mari, ma le cause rimangono oscure.
Secondo la Banca Dati Spiaggiamenti dell'Università di Pavia, dal 1° gennaio all'8 marzo si sono spiaggiati in tutto 79 cetacei, di cui ben 64 delfini della specie stenella striata (Stenella coeruleoalba), la specie più comune nel Mediterraneo. Quasi tutti i ritrovamenti sono avvenuti lungo le coste del Tirreno, la maggior parte in Lazio, Toscana, Calabria, e Sicilia. Nove dei 79 cetacei ritrovati erano avanzato stato di putrefazione e non è stato possible identificarli, ma si sospetta che almeno alcuni di questi siano altre stenelle. A queste cifre sarebbero da aggiungere gli individui morti ma non ritrovati o non segnalati.
Cosa sta succedendo? Siamo di fronte a un fenomeno normale o si tratta di un avvenimento preoccupante e senza precedenti? Cosa sta uccidendo i delfini del Mediterraneo?
Secondo il biologo Gianni Pavan dell'Università di Pavia il numero di spiaggiamenti sarebbe decuplicato in questi primi due mesi dell'anno, dato che la media di spiaggiamenti mensili su tutte le coste italiane è di 3-4 individui. Non avendo stime della densità totale di animali è difficile però dire quanto questa moria stia incidendo sulla popolazione complessiva.
"In passato", dice Michela Podestà del Museo di Storia Naturale di Milano, "abbiamo avuto morie anche molto più elevate nei numeri, dovute al Morbillivirus. Erano state nel 1991-1992 e nel 2008". La causa dell'attuale moria non sembra tuttavia collegata né al Morbillivirus né, come hanno riportato alcuni quotidiani, al batterio Photobacterium damselae. Secondo infatti quanto affermano Sandro Mazzariol, coordinatore dell'Unità di Pronto Intervento (CERT) che interviene in caso di spiaggiamenti anomali e Cristina Casalone, coordinatore dei laboratori zooprofilattici che effettuano le diagnosi su cetacei spiaggiati, "Sulla base degli esiti di laboratorio attualmente disponibili non è possibile al momento concludere che infezioni batteriche e virali, riscontrate in alcuni soggetti, siano da sole la causa dell'anomalo fenomeno degli spiaggiamenti".
Solo in alcuni soggetti sono quindi stati ritrovati Morbillivirus e agenti batterici, ma tutti gli animali presentavano grandi infestazioni parassitarie. "Tali condizioni ed alcune osservazioni microscopiche", riporta il Dr. Mazzariol, "fanno sospettare una depressione del sistema immunitario di questi animali". Quindi la causa della moria di delfini non sarebbe un'epidemia dovuta a virus o batteri, ma una condizione pregressa che ha diminuito la capacità dei delfini di reagire alle infezioni. Questo spiegherebbe anche come mai tutti gli spiaggiamenti erano di individui singoli e renderebbe la moria attuale un fenomeno molto differente, e probabilmente più preoccupante, delle due precedenti epidemie di origine virale, dato che le infezioni sono tutto sommato un fenomeno del tutto naturale in una specie selvatica.
Cosa ha causato quindi lo stato di immunodeficienza nelle stenelle? Secondo gli esperti le cause possono essere varie, ma la dottoressa Podestà segnala che gli esemplari spiaggiati risultano pesantemente contaminati da inquinanti ambientali come PCB e DDT, che provocano un abbassamento delle difese del sistema immunitario.
Questi inquinanti ambientali sono tuttavia presenti nei mari di tutto il globo già da diverse decadi, ed è strano che possano causare all'improvviso una simile moria se le loro concentrazioni sono rimaste invariate, come ci si aspetterebbe da sostanze la cui vendità è bandita già da molti anni. Dobbiamo quindi tutti attendere col fiato sospeso i risultati delle analisi chimiche in corso per capire se si tratta di un problema di inquinamento ambientale e se si, quali sostanze possano aver intaccato in modo così determinante le difese immunitarie dei delfini.
Oltre alle stenelle, secondo quanto riportato sul sito del Ministero dell'ambiente, sono stati trovati spiaggiati negli ultimi due mesi quattro esemplari di tursiope (Tursiops truncatus), un esemplare di globicefalo (Globicephala melas), un evento molto raro poiché l'ultimo spiaggiamento certo di questa specie risale al 2007 e un esemplare di grampo (Grampus griseus), altro evento inusuale poiché questo cetaceo vive a grandi profondità.
Capire l'entità esatta del fenomeno è sicuramente un passo importantissimo e sarebbe quindi necessaria una coordinazione sia con gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sia con i cittadini, che possono fornire il loro contributo segnalando tempestivamente ritrovamenti di animali spiaggiati o alla Capitaneria di Porto di zona o attraverso il numero blu 1530 o direttamente alla Banca Dati Spiaggiamenti dell'Università di Pavia.
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