Nuova luce sulle cause della morte di Giovanni dalle Bande Nere, il capitano di ventura del '500, padre di Cosimo I de' Medici, deceduto a seguito di una ferita alla gamba riportata durante una battaglia nel 1526.
La divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa - sotto la direzione del professor Gino Fornaciari - ha analizzato i resti del condottiero dei Medici e di sua moglie Maria Salviati riesumati nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, rivelando nuovi particolari sulla loro morte e anche sul loro stile di vita.
"I nostri studi confermano che Giovanni dalle Bande Nere morì per setticemia in seguito alla ferita dovuta a una palla da falchetto, sotto il ginocchio, ma non fu colpa del chirurgo che amputò metà arto", spiega il professor Fornaciari."Il medico, maestro Abram, che lo operò 4 giorni dopo la battaglia, eseguì un ottimo intervento, ma non poté far nulla per salvarlo: cercò di regolarizzare i monconi e pulire la ferita, ma l'infezione da cancrena era troppo avanzata".
Interessanti anche i rilievi sul corpo di Maria Salviati: "Le lesioni craniche dimostrano una sifilide ossea terziaria avanzata, che probabilmente fu la causa della morte. All'epoca era una malattia molto diffusa, che probabilmente le fu trasmessa dal marito". Le analisi dei resti hanno confermato che Giovanni dalle Bande Nere ebbe una vita attiva e rischiosa: "Lo studio dello scheletro rivela un Giovanni de' Medici vigoroso, con un'età antropologica di 25-30 anni, una statura di 1, 74 m, cranio medio, naso stretto ed elevata capacità cranica (1494 cc)", scrive Fornaciari nella sua relazione. "Le inserzioni muscolari (deltoide, gran pettorale, gran dorsale, bicipite, muscoli dell'avambraccio, muscoli della coscia) caratterizzano un individuo molto robusto e la presenza di numerose ernie vertebrali rivela che, fin dall'adolescenza, Giovanni era solito sovraccaricare il torace con pesi cospicui, verosimilmente le pesanti armature dell'epoca".
La tomba di Giovanni de' Medici e sua moglie era stata aperta a fine novembre nell'ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Dopo l'allestimento del cantiere nell'area centrale della cripta, i lavori hanno previsto il sollevamento del grosso macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse di zinco contenenti i resti ossei - non in connessione - del condottiero mediceo e di sua moglie.
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