Fermi i restauri delle navi, tuttora sotto metri di fango, e il cantiere del museo. Il Mibac non risponde, e il grido d'allarme arriva all'Unesco.
Stanno morendo. Trenta navi romane dieci delle quali intatte affondate tra il III secolo a.C. e il VII d.C con il loro carico, giacciono abbandonate nel fango che le sta distruggendo. La scoperta è avvenuta per caso, nel 1998, durante lavori nei pressi della stazione ferroviaria di San Rossore. Gli scavi, proseguiti in questi anni, sono fermi dall'inizio del 2010. Anche i lavori per il Museo delle antiche Navi, voluto per ospitare le imbarcazioni recuperate e il loro carico, non sono mai terminati. Il Ministero per i Beni culturali ha annunciato più volte la sua apertura, l'ultima nel dicembre scorso. L'invito all'inaugurazione descriveva l'inesistente: "Cuore del museo è il quinto padiglione, quello della famosa Nave D, lunga 14 metri, del II secolo a.C. Un gioiello archeologico unico al mondo recuperato intatto con il carico: il fasciame ma anche corde, reti, vasi e oggetti personali dei marinai. Tutto emerso dallo scavo del 30 novembre 2005 alla presenza di decine di tv internazionali". Il museo non è lontano dagli scavi, negli antichi Arsenali Medicei in parte restaurati e in cui è in salvo gran parte degli oggetti recuperati.
eppure il primo dicembre del 2012 si parlava su questo argomento in questo modo:
Dopo due anni e mezzo di blocco dei lavori, con il cantiere delle antiche navi romane in semiabbandono e spesso invaso dall'acqua (a rischio perdita sia delle imbarcazioni in restauro sia di quelle ancora sommerse), finalmente si è conclusa la gara d'appalto per un milione e mezzo di euro. A gennaio quindi si tornerà a scavare per recuperare i reperti, scoperti nel 1998, che andranno al Museo delle Navi Romane di Pisa. A febbraio l'altra novità: i visitatori saranno riammessi a vedere i lavori nel cantiere della città come accadeva un tempo, quando il ritrovamento delle numerose navi antiche, e le spettacolari operazioni di recupero, attiravano migliaia di turisti. Questo dovrebbe essere l'ultimo, o il penultimo, appalto prima dell'apertura del Museo: la ditta (non si conosce ancora il nome) dovrà mettere in sicurezza il "cratere" di scavo, riaprire il percorso dei visitatori e, soprattutto, procedere al restauro delle navi e delle imbarcazioni già individuate ma ancora "mancanti". Sono tre, denominate A, I e D. Interessante la storia della nave A, del secondo secolo d.C. La prima a essere individuata e scoperta, la prima a restituire importanti reperti, ma difficile da recuperare perché in parte fuori dall'area delimitata del cantiere. Dalla gara d'appalto sono rimaste escluse la nave "Alkedo", lunga 14 metri, e la piroga: hanno bisogno di ulteriori interventi che saranno risolti da una successiva gara d'appalto. La fine del cantiere e l'apertura del Museo sono attese per il 2014, ma l'evento è stato troppe volte annunciato e mai realizzato.
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