Un salmone, due salmoni, tre salmoni... Gli orsi sanno contare? Probabilmente si: lo rivela una recente ricerca che mostra come questi mammiferi siano intelligenti quanto i primati.
Durante una serie di esperimenti alcuni orsi neri americani (Ursus americanus) in cattività hanno dimostrato di essere in grado di eseguire operazioni numeriche, come ad esempio distiguere il numero di puntini in un'immagine.
Benché gli orsi abbiano il cervello relativamente più grande di tutti i carnivori (anche se non grande come quello dei primati), sulle loro capacità cognitive è stato condotto un numero sorprendentemente limitato di ricerche, afferma lo studio, pubblicato sulla rivista Animal Behaviour.
Il nuovo studio mostra per la prima volta che "orsi e altri animali che non sono stati presi finora in considerazione dagli studiosi potrebbero presentare capacità simili a quelle umane", dice il coautore della ricerca Jennifer Vonk, una psicologa comparativa della University of Oakland di Rochester, in Michigan.
Premi appetitosi
Per l'esperimento, a tre orsi neri dello zoo di Mobile, in Alabama è stata data la possibilità di avvicinarsi a un computer touch-screen montato su un carrello. I grandi carnivori, che non si tirano mai indietro se c'è in ballo del cibo, si sono mostrati dei soggetti fin troppo volenterosi, dice Vonk.
Quando un orso si avvicinava al computer, sullo schermo apparivano due immagini, ad esempio una serie di puntini più grossi e una di puntini più piccoli, entrambi colorati a caso in rosso o nero. Ogni orso era stato addestrato a toccare lo schermo con il naso o con la zampa per scegliere un'immagine.
Se l'orso toccava la categoria giusta - determinata casualmente dagli studiosi - il computer emetteva una musichetta e l'animale otteneva del cibo; se invece toccava quella scorretta, il computer emetteva un suono e passava alla coppia di immagini successiva.
Per capire se l'orso aveva imparato a riconoscere l'immagine corretta (ad esempio, un numero alto o basso di puntini) gli studiosi mostravano loro un'altrra serie di immagini dello stesso tipo di quelle precedenti.
I risultati hanno dimostrato che tutti gli orsi erano in grado di scegliere l'immagine con la quale ottenevano del cibo. Ciò ha posto le basi per indagare meglio la loro capacità di "contare".
A beautiful mind
Un ulteriore esperimento ha rivelato che un orso di nome Brutus era anche in grado di distinguere i numeri.
A Brutus sono state mostrate due immagini - una con una serie di puntini più grossi e una con puntini più piccoli. Dopodiché sono state mostrate altre due immagini, in ognuna delle quali i puntini erano in movimento su uno sfondo di dimensioni diverse rispetto alle immagini precedenti.
L'orso è stato comunque in grado di scegliere l'immagine corretta nonostante questi "indizi contrastanti": ciò suggerisce che l'animale fosse in grado di contare i puntini in modo da identificare l'immagine che gli avrebbe fatto ottenere del cibo, continua Vonk.
Poiché gli animali partecipavano volontariamente all'esperimento, Vonk ha fatto fatica a evitare che gli orsi, attratti dalla ricompensa, si ammassassero davanti al computer. "La cosa più difficile è stato far avvicinare gli animali allo schermo uno alla volta", dice la studiosa.
Mangiare con la testa
Non c'è da stupirsi che gli orsi siano animali intelligenti: essendo un onnivoro solitario, l'animale deve spremersi le meningi per riuscire a procurarsi cibo da varie fonti, sottolineano gli autori dello studio.
L'esperto di orsi Roger Powell, della North Carolina State University di Raleigh, commenta: "Tutto ciò che posso dire che in vent'anni di ricerche sugli orsi non ho mai smesso di sorprendermi di quanto siano intelligenti. Si sono altamente adattati per trovare nuovi cibi via via che essi si rendevano disponibili, ruscendo a procurarseli in modi sempre diversi", dice Powell, che non ha preso parte allo studio.
In generale, questa ricerca apre alla possibilità di mettere a confronto le abilità dei plantigradi con quelle dei primati, alle prese con esercizi numerici al computer ormai da decenni, dice Vonk: "È entusiasmante l'idea che specie così diverse possano essere sottoposte a test dello stesso tipo per avere un quadro più completo" dell'intelligenza animale.
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