
Il processo di mummificazione non è un fenomeno osservabile esclusivamente in regioni del mondo come l'Egitto o la Cina. Anche il Vecchio Continente ha custodito, e probabilmente ancora nasconde, decine di corpi mummificati all'interno di uno degli ambienti più inospitali per la vita: le paludi di torba.
Reperti come l' "Uomo di Tollund", scoperti nelle paludi di torba danesi, ci portano indietro di almeno 2.500 anni, e dimostrano come la preservazione dei cadaveri possa verificarsi anche in condizioni assolutamente naturali.
Due delle più recenti mummie di palude, scoperte nel 2011, sembrano risalire ad oltre 3.000 anni fa, ma non è questo il dato interessante su questi resti umani. Secondo l'analisi di Terry Brown, esperto di archeologia biomedica dell'Università di Manchester, i corpi sarebbero infatti composti dai resti di almeno sei persone distinte.
Le due mummie, un maschio e una femmina, sono state scoperte circa una decina di anni fa sotto i resti della pavimentazione di una casa nel villaggio preistorico di Cladh Hallan, sull'isola di South Uist al largo delle coste scozzesi.
"Nello scheletro femminile, la mascella non era coerente con il resto del cranio" afferma Brown. "Quindi Mike [Parker Pearson, della Sheffield University] è arrivato da noi e ci ha proposto: 'potremmo provare con un test del DNA'".
L'esame del DNA è stato eseguito su mascella, cranio, braccio e gamba dello scheletro femminile, e ha mostrato che ognuna delle ossa esaminate proveniva da una persona diversa, persone nemmeno imparentate tra loro.
Le ossa risalgono bene o male al medesimo periodo storico, ma lo stesso non vale per la mummia maschile: il suo scheletro sarebbe composto da ossa di persone morte a distanza di centinaia d'anni l'una dall'altra.
Sebbene il villaggio di Cladh Hallan risalga al XI° secolo d.C., la storia dei due corpi sarebbe molto più complessa dell'insediamento in cui sono stati ritrovati, come confermerebbe l'analisi genetica dei resti.
Il puzzle di cadaveri, infatti, sarebbe stato composto e sepolto per il periodo strettamente necessario a completare il processo di preservazione di alcuni tessuti organici, da 6 a 18 mesi di tempo. I corpi sono stati quindi disseppelliti, per poi essere nuovamente inumati in posizione fetale, 300-600 anni dopo.
Le ossa si trovano in uno straordinario stato di conservazione. L'ambiente acido e privo d'ossigeno delle torbiere è noto per essere scarsamente popolato dai batteri responsabili per la decomposizione dei materiali organici.
"Le condizioni ambientali combinate sono particolarmente buone per la conservazione della maggior parte dei materiali organici" spiega Gill Plunkett della Queen's University Belfast. "D'altra parte, le condizioni acide attaccano i materiali a base di calcio, per cui la maggior parte delle mummie di palude ha pelle e tessuti molli meglio conservati delle ossa".
Come dimostra la mummia di Tollund, infatti, le torbiere sono in grado di preservare i tessuti molli in uno straordinario stato di conservazione, anche a distanza di millenni, tanto da rendere possibile l'analisi del contenuto di stomaco e intestino.
Le ossa di questa mummia, tuttavia, sono state pesantemente intaccate dal dissolvimento del fosfato di calcio causato dall'ambiente acido delle torbiere.
Le ossa delle due mummie di Cladh Hallan, invece, sono ancora articolate, connesse tra loro come lo sarebbero state in un corpo vivente. Questo significa che i corpi sono stati rimossi dalla torbiera dopo il termine del processo di conservazione, ma prima che gli acidi della palude potessero intaccare severamente le ossa.
Quando le mummie sono state nuovamente sepolte, i tessuti molli hanno iniziato a decomporsi per via del precedente contatto con l'aria, e le ossa sembrano essersi conservate in uno stato insolitamente ottimale per questo genere di reperto.
Nessuno può affermare con certezza perchè gli antichi scozzesi dell'Età del Bronzo abbiano composto un puzzle di ossa così complesso, seguendo un procedimento altrettanto complicato che presuppone la precisa volontà di seppellire un corpo allo scopo di conservarlo.
Una delle ipotesi è che i corpi potessero rappresentare una sorta di "antenato simbolico comune", un mix di parti del corpo ottenute dai cadaveri di grandi guerrieri o personalità del proprio clan. "Sembra che il singolo non sia così importante" sostiene Brown, "ma l'immagine lo è. Per cui non si tratta di una sola identità, ma rappresenta qualcosa di più vasto".
Secondo Brown, alcune delle mummie di palude già riportate alla luce potrebbero essere puzzle di ossa come i corpi di Cladh Hallan. Spesso, infatti, quando si procede con l'analisi genetica di un reperto simile, si tende ad estrarre campioni di DNA da una sola parte del corpo, per non rischiare di danneggiare inutilmente lo scheletro.






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