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20 Marzo 2001 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
FRENESIA DISTRUTTRICE IN AFGHANISTAN
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Alcune voci erano trapelate dalla capitale afgana di Kabul già qualche mese fa: gli artefatti pre-islamici sarebbero stati sistematicamente distrutti dai fondamentalisti del regime dei Talebani.

Il 12 febbraio, queste voci hanno trovato conferma in un rapporto della BBC che affermava che i rappresentanti dei Talebani, invocando la proibizione islamica contro la raffigurazione di oggetti viventi, avevano distrutto circa una dozzina di situate antiche nel Museo Nazionale di Kabul. Due settimane più tardi, il 26 di Febbraio, il leader supremo Mullah Mohammed Omar ha annunciato che tutte le statue pre-islamiche nell´area di influenza dei Talebani dell´Afghanistan, dovevano essere distrutte. Tra le immagini che i Talebani hanno detto avrebbero distrutto c´erano le due colossali statue di Buddha, scavate nel fianco della montagna a Bamiyan.

L´Afghanistan è un paese con una storia complessa e articolata. A causa del suo terreno montagnoso, si è spesso trovata ai confini di differenti imperi. Il Buddismo fu introdotto in quest´area nel terzo secolo a.C. dall´imperatore Ashika. Trovò un terreno fertile nella provincia di Gandhara (ai giorni nostri Est dell´Afghanistan e nord del Pakistan) nel primo e secondo secolo d.C., sotto il governo del governatore Kanishka. A quel tempo, l´Afghanistan giaceva al centro della Via della Seta, e lungo queste strade venivano condotti la seta dalla Cina, delicati oggetti di vetro da Alessandria, statue di bronzo da Roma, bellissimi avori decorati dall´India. Tutti oggetti ritrovati sepolti sotto le sabbie dell´Afghanistan.

Accompagnandosi alle carovane di questi beni preziosi, i monaci buddisti andavano e venivano, per insegnare la loro religione lungo la strada. Nei primi secoli dell´era cristiana, l´est dell´Afghanistan era pieno di monasteri buddisti, di stupa e monaci. In questo clima ricco e pacifico, emerse una nuova arte: l´arte di Gandhara, che prendeva il nome dalla regione in cui cominciò a diffondersi. Le origini di quest´arte sono una questione ancora aperta, ma certo era forte l´influenza ellenistica. Durante questo periodo emersero le prime immagini di Buddha in forma umana, e furono prodotti i due capolavori di Bamiyan. Questi due giganti (alti rispettivamente 53 e 38 m) si trovavano nella bellissima valle di Bamiyan, a 230 km a nord ovest di Kabul, ad un´altitudine di 2500 metri. Le carovane della Via della Seta sostavano invariabilmente in questa valle. Fu uno dei maggiori centri buddisti dal secondo secolo fino a che l´Islam non penetrò nella valle, nel nono secolo.

Le due statue furono ricavate dalla roccia (ci sono varie stime sulla data esatta, più probabilmente nel V sec. d.C.), coperte con una mistura di fango e canne per modellare l´espressione del viso, le mani e le pieghe dei vestiti; ancora ricoperte di gesso e infine, furono dipinte. Il Buddha più piccolo in blu, il più grande in rosso, con le mani ed il volto in oro. Dovevano essere affascinante per i monaci che viaggiavano attraverso questo paesaggio brullo e arido, trovarsi improvvisamente davanti i pacifici Buddha che sorridevano, rassicuranti.

Ora anche le ultime figure dei Buddha sono scomparse. Nel corso dei secoli erano state ripetutamente assalite dagli iconoclasti. L´idea, dietro la distruzione, era quella di portare via l´anima delle odiate immagini, distruggendole, o almeno deturpandole, nel volto e nelle mani. Questo stesso destino toccò anche ai molti affreschi che le circondavano, e che sarebbero rimasti nella memoria dei monaci buddisti che raccontavano delle meravigliose pitture.

I Buddha, così impressionanti e anche così vulnerabili, hanno resistito a molti attacchi ostili nei secoli. Nella metà degli anni ´90 lo spazio ai piedi del Buddha più grande, era usato come deposito per le munizioni da una delle fazioni in guerra. Era pratico: un luogo facilmente difendibile, asciutto. Chi avrebbe osato attaccarle? Uno sparo avrebbe potuto buttar giù questi giganti.

Le paure di tutti questi anni sono diventate realtà nel corso della scorsa settimana. Il giorno 19 di marzo sono stati diffusi pochi fotogrammi in sequenza, per raccontare al mondo come l´integralismo islamico dei Talebani abbia potuto privare l´umanità di un tesoro d´arte unico: i giganteschi Buddha costruiti circa 1500 anni fa. A nulla sono valsi gli appelli giunti da tutto il mondo, la missione del portavoce dell´ONU, Kofi Annan, le offerte miliardarie d´acquisto da parte di case d´aste e musei di tutto il mondo. Varie reti televisive internazionali hanno trasmesso un breve filmato sulla distruzione dei due giganti. Nel filmato, tra spesse nuvole di fumo e polvere, si vede una gigantesca esplosione sul fianco della parete rocciosa su cui erano stati scolpiti i due colossi. Gli astanti, presumibilmente Talebani, esultano al grido di "Allah akhbar, Allah è grande". Quando il fumo e la polvere scompaiono, viene inquadrata la base di una delle statue che appare parzialmente distrutta, e diversi uomini che si avvicinano per controllare. Nelle immagini trasmesse dalla tv satellitare "Al Jazeera" dell´emirato arabo del Qatar, si vedono anche due colombe bianche su quelli che sembrano essere i resti della testa di uno dei due Buddha.

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