Quasi 2.500 anni fa, quando il mare si alzò salvando miracolosamente la città greca di Potidea da un esercito persiano, lo storico greco Erodoto pensò a un intervento degli dèi.
Oggi nuovi studi geologici provano che quel fenomeno era veramente uno tsunami. "È un racconto storico, ma bisogna interpretarlo in modo scientifico", ha detto l'autore della ricerca Klaus Reicherter, dell'Università Tecnica di Aquisgrana, in Germania.
Reicherter spiega che gli tsunami rappresentano una minaccia molto più grande di quanto si possa immaginare nel nord del Mar Egeo. "Abbiamo voluto vedere se questi resoconti storici sono corretti per poi cercare di ottenere una valutazione delle aree costiere - sono sicure o no?"
La sua indagine ha rivelato i segni dello tsunami sepolti nei profondi strati di sabbia dell'entroterra. Inoltre, le condizioni geologiche della zona avrebbero fornito le condizioni ideali per uno tsunami. Terremoti e smottamenti, combinati con l'enorme bacino sul fondo del mare, sono in grado di produrre onde alte dai 2 ai 5 metri.
Per sicurezza, il team ha datato le conchiglie trovate negli strati di sabbia: "Combaciano molto bene: sono all'incirca del 500 a.C., più o meno 25-30 anni", ha detto Reicherter.
La ricerca fa parte del tentativo di verificare gli tsunami antichi. Il lavoro può contribuire a capire quali aree sono vulnerabili alle onde dannose e aiutare le autorità a prepararsi al meglio per i prossimi.
Il passo storico dell'evento riferito da Erodoto:
Timosseno, dunque, fu scoperto così. Artabazo, dal canto suo, dopo tre mesi d'assedio, assistette a un deflusso delle acque del mare, esteso e prolungato; i barbari, visto che si era formata una secca, avanzarono verso la Pallene; quando ne ebbero percorso due parti e tre ne restavano ancora da attraversare, per giungere sulla penisola vera e propria, si abbatté su di loro una immensa ondata di marea, quale mai prima di allora si era prodotta, a detta dei locali, benché se ne verifichino spesso. Quanti di loro non sapevano nuotare annegarono; quelli che erano capaci furono massacrati dai Potideati accorsi su barche. Secondo i Potideati la causa della secca [e della marea] e del disastro persiano, stava nel fatto che questi Persiani uccisi dal mare avevano profanato il tempio e la statua di Posidone nei dintorni della città; e spiegando così il fenomeno, mi sembra che dicano bene. Artabazo condusse i superstiti in Tessaglia, presso Mardonio. Questo accadde alla scorta del re.
Erodoto: Storie, VIII.129
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