
Una squadra di ricercatori ha scoperto da dove provengono circa 130 lame in ossidiana trovate nel sito di Göbekli Tepe, "il più antico tempio del mondo" oggi situato in Turchia.
Gli utensili, di origine vulcanica, furono creati anche a 500 km di distanza.Solo una piccola parte di Göbekli Tepe è stato scavata finora, ma ciò che è stato portato alla luce è sorprendente. Il sito contiene almeno 20 cerchi di pietra, uno dentro l'altro, con diametri che vanno dai 10 ai 30 metri. I ricercatori sospettano che i cerchi esterni venissero riempiti coi detriti prima di costruire un nuovo cerchio all'interno.
Enigmatici sono le statue e i bassorilievi di persone e animali scolpiti sui blocchi di pietra calcarea a forma di T e sugli enormi pilastri centrali.
Ancor più enigmatico è però quello che non è stato trovato. Le costruzioni non contengono focolari, e i resti di piante e animali non mostrano segni di addomesticamento. Inoltre, finora non ci sono edifici che gli archeologi pensano siano stati utilizzati per la vita quotidiana.Per cercare di risolvere alcuni dei misteri, il team di Tristan Carter (McMaster University a Hamilton, Canada) e del direttore degli scavi Klaus Schmidt ha esaminato la composizione chimica degli utensili per scoprire da quali fonti vulcaniche provenisse l'ossidiana. "Siamo in grado di dire esattamente da quale monte proviene, e a volte anche da quale fianco del vulcano", ha detto Carter.
Almeno tre delle fonti si trovano nella Turchia centrale, in Cappadocia, cioè a quasi 500 km di distanza da Göbekli Tepe. Almeno altre tre sono invece della parte orientale del paese, vicino al lago di Van, circa a 250 km di distanza dal sito. Un'altra fonte ancora si trova poi nel nord-est della Turchia, a 500 km di distanza.
Ciò che rende speciali questi risultati, dicono i ricercatori, non sono tanto le distanze, ma piuttosto la varietà delle fonti di ossidiana. Ci sono molte ragioni che potrebbero spiegare come siano arrivati quegli utensili a Göbekli Tepe; quello suggestivo, proposto dal team di ricerca, è che il sito fosse una sorta di luogo di pellegrinaggio che attraeva persone da molti luoghi diversi.






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