Aveva occhi marroni, geneticamente predisposto a malattie cardiocircolatorie, intollerante al lattosio e aveva probabilmente un antenato in comune con gli attuali abitanti di Sardegna e Corsica: è l'identikit di Oetzi, la celebre mummia del Similaun, ricostruito grazie alla prima mappa completa del suo Dna. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è stata condotta da un gruppo internazionale coordinato da Albert Zink, dell'Accademia Europea di Bolzano.
Scoperto nel 1991 in Alto Adige, sul versante italiano delle Alpi Otztal, Oetzi è ora conservato presso il museo archeologico di Bolzano. La mappa del suo Dna ha rivelato inoltre che il suo gruppo sanguigno di Oetzi era lo zero, che l'uomo aveva una predisposizione alle malattie cardiovascolari (corroborate dalle calcificazioni vascolari trovate nella mummia) e che molto probabilmente soffriva della malattia di Lyme. Questa si manifesta con un eritema, febbre e dolori muscolari ed è provocata dal batterio Borrelia burgdorferi, del cui Dna sono state trovate tracce nel genoma di Oetzi.
"Quando lavoriamo con antichi Dna, i campioni sono spesso degradati e risultano in frammenti molto brevi, comparati ai campioni di Dna moderni", osserva uno degli autori della ricerca, Timothy Harkins, della Life Technologies che fornisce servizi e strumenti per le analisi del Dna. "La sfida - aggiunge - è dare un senso alla lettura di queste brevi sequenze e per riuscire a comprendere cosa ci dice un genoma così antico".
La mummia evidenzia non solo la predisposizione genetica alle malattie cardiocircolatorie, ma anche uno dei sintomi della malattia: la presenza di arteriosclerosi. Il dato è interessante perchè, 5.000 anni fa, Otzi non era esposto ai rischi che oggi influenzano fortemente l'insorgere di malattie cardiocircolatorie: l'Iceman non era sovrappeso e non conduceva una vita sedentaria. "La conferma che questa predisposizione genetica fosse riscontrabile già ai tempi di Otzi è rilevante perchè mostra che le malattie cardiocircolatorie possono non essere legate alla civilizzazione. Ora, il passo successivo sarà quello di analizzare in maniera più approfondita lo sviluppo di queste patologie", sottolineano l'antropologo Albert Zink e il bioinformatico Andreas Keller.
L'analisi del genoma ha inoltre evidenziato tracce di borrelia, una famiglia di batteri che causa una malattia infettiva trasmessa attraverso le zecche. Carsten Pusch, che ha condotto le indagini genetiche a Tubingen, afferma: "Si tratta della più antica testimonianza di borreliosi, ora sappiamo che questa infezione esisteva già 5.000 anni fa".
Un altro aspetto considerato dai ricercatori è stata l'origine genetica dell'Uomo venuto dal Ghiaccio. E' stato dimostrato che Otzi appartiene a un aplogruppo Y molto raro in Europa. Questo permette di trarre due conclusioni: gli antenati di Otzi sono emigrati dal vicino Oriente nel neolitico in seguito alla diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento; il loro Dna si è conservato fino a oggi in regioni isolate, come Sardegna e Corsica.
Attraverso gli studi genetici è stato possibile ottenere informazioni anche sulle caratteristiche fisiche dell'Uomo venuto dal ghiaccio: Otzi aveva gli occhi marroni, i capelli castani e soffriva di intolleranza al lattosio. Quest'ultima scoperta avvalora l'ipotesi che anche 5.000 anni fa, nonostante si vivesse in una società contadina, l'intolleranza al lattosio era molto diffusa. Solo con l'addomesticamento degli animali, gli uomini hanno poi sviluppato la capacità di digerire il latte anche in età adulta. Il sequenziamento del Dna di Otzi è stato sostenuto da National Geographic Society (USA), Life Technologies (USA) e Comprehensive Biomarker (Germania).
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