È ufficiale. Gli esperti hanno verificato che le pietre provengono da un sito nel Galles, ma non si sa ancora come vennero trasportate. E spunta l'ipotesi dell'antico ghiacciaio.
L'annuncio ufficiale è arrivato: alcune delle pietre vulcaniche (dette bluestones perché se bagnate diventano blu) dell'anello interno di Stonehenge provengono da un sito nel Galles che si trova a 257 chilometri dal famosissimo sito.Come fecero quindi queste pietre enormi ad arrivare fino alla Piana di Salisbury? Al momento, le teorie più plausibili sono due: trasportate a mano o in parte "via ghiacciaio".
Nel suo aspetto attuale, il sito di 5.000 anni fa ha un anello esterno di massi di arenaria da 20-30 tonnellate ognuno e un anello interno di blocchi di pietra vulcanica da 3-5 tonnellate ognuno.
I massi esterni più grandi, che compongono il cosiddetto "Cerchio dei Sarsen" sono stati con ogni probabilità estratti da una cava a una distanza che varia dai 32 ai 48 chilometri, nell'odierna Inghilterra, dove l'arenaria è piuttosto comune.
L'origine delle bluestones, invece, è sempre stata un dilemma per gli archeologi; pietre simili, all'analisi microscopica, non sono mai state trovate da nessuna parte nei pressi di Stonehenge, almeno fino a oggi.
E scoprire l'esatta origine delle pietre è fondamentale per capire come fecero gli antichi costruttori del sito a portare così tanti blocchi di pietra così pesanti nella pianura in cui si trova il monumento.
"Non possiamo capire come vennero trasportate queste pietre se non sappiamo da dove provengono", ha spiegato il coautore dello studio Robert Ixer della University of Leicester.
La fonte delle pietre vicina a un allevamento di pecore
Per circa 20 anni, Ixer e il coautore dello studio Richard Bevins del National Museum of Wales hanno cercato il sito d'origine delle bluestones tra gli affioramenti rocciosi del Galles.
Fino a due anni fa i due studiosi erano convinti che le pietre non potessero provenire dal Galles, visto che tutti i campioni che avevano raccolto in quel paese non corrispondevano a quelli del sito archeologico.
Ma non tutti i campioni raccolti nell'arco di 20 anni erano stati sottoposti a esame microscopico. Perciò, per avere la certezza assoluta, i geologi hanno cominciato a tagliare a fette i loro campioni di roccia avanzati.
Il primissimo che hanno analizzato, un frammento prelevato in Galles 20 anni fa, corrispondeva perfettamente ai bluestones di Stonehenge. I geologi hanno trascorso i due anni successivi paragonando un frammento di bluestone di Stonehenge a quelli degli affioramenti attorno al Galles.
"Abbiamo fatto un gran numero di controlli, ma non abbiamo trovato nulla che si avvicinasse neanche lontanamente", dice Ixer.
L'affioramento roccioso confermato dall'analisi dei due studiosi si chiama Craig Rhos-y-Felin, che si trova su un terreno privato in cui vengono allevate pecore.
Il prossimo passo: la ricerca di tracce di utensili
La nuova scoperta lascia due teorie fondamentali sul modo in cui le pietre sono giunte fino alla Piana di Salisbury.
Gli esseri umani potrebbero aver estratto le pietre dal sito e averle trascinate su zattere di legno. Oppure un gigantesco ghiacciaio può aver causato lo staccamento delle pietre e può averle trascinate sul ghiaccio per circa 160 chilometri in direzione di Stonehenge; a quel punto, gli esseri umani li avrebbero trascinati a mano per il resto del percorso.
Ma se l'estrazione delle pietre è stato realizzato da esseri umani, gli archeologi potrebbero individuare i segni degli utensili usati per cavare le pietre, o altre prove simili. Certo che se non vi è alcuna traccia di scavi, potrebbe prendere il sopravvento la teoria del ghiacciaio.
"Se trovassimo una cava", dice Ixer, "sapremmo per certo che fu l'uomo a estrarre le pietre".
Ma l'ultima parola, sottolinea Ixer, non sta ai geologi come lui: "Non ho mai scommesso in vita mia, e non ho intenzione di cominciare adesso", dice. "Abbiamo bisogno di archeologi. Se loro riescono a dimostrare che le pietre furono estratte dall'uomo, significherebbe che furono anche trasportate dall'uomo".
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