Esame radiografico di una mummia di gatto: un viaggio nel tempo di 2000 anni (Giacomo Gnudi, veterinario radiologo del Dipartimento di Salute Animale dell'Università di Parma) ore 17.20 - Il gatto nell'Antico Egitto: animale domestico e divinità (Roberta Conversi, archeologa della Soprintendenza per i beni Archeologici dell'Emilia-Romagna)
Le radiografie effettuate sul reperto svelano importanti particolari
Ne parlano l'archeologa Roberta Conversi e il veterinario Giacomo Gnudi
Una mummia di "prima" qualità, non un feticcio o un prodotto di bassa lega. Le radiografie sulla mummia di gatto conservata al Museo Archeologico Nazionale di Parma hanno accertato che all'interno della fasciatura c'è l'intero animale, un giovane esemplare dell'età di 4 o 5 mesi, risalente a circa 2000 anni fa. Pur non essendo una rarità, si tratta di un reperto di grande importanza, legato ai culti della dea gatta Bastet, la divinità egizia propiziatrice di fertilità, salute e gioie terrene. Giovedì 15 dicembre, a partire dalle ore 17, il veterinario radiologo dell'Università di Parma che ha effettuato l'esame, Giacomo Gnudi, e l'archeologa del museo responsabile della sezione egizia, Roberta Conversi, presentano al pubblico gli interessanti dati emersi dalle radiografie. Per l'occasione, in attesa di trovare i fondi per il restauro, il Museo Archeologico Nazionale di Parma (Palazzo della Pilotta) esporrà per la prima volta il prezioso reperto. La mummia di gatto era stata acquistata da un antiquario nel XIX secolo insieme alla maggior parte degli altri manufatti della collezione egizia del museo. Protettore della casa, amatissimo dagli Egizi per la sua abilità di cacciatore di topi, a partire dalla XXII Dinastia (945-715 a.C.) il gatto inizia ad essere considerato incarnazione degli dei e l'esemplare femmina, in particolare, il rappresentante in terra della dea Bastet. Templi a lei dedicati cominciano a sorgere in tutto l'Egitto, primo fra tutti quello costruito nella città di Bubastis, lungo il Nilo, nel Basso Egitto. Nei primi tempi, al momento della morte, il gatto veniva mummificato e sepolto all'interno del tempio in fosse comuni ma a partire dal III sec. a.C. si comincia ad allevare appositamente gli animali vicino ai templi per farne mummie che i devoti acquistavano per lasciarle nei templi come offerte. Gli scavi archeologici hanno recuperato migliaia di mummie di gatti morti prematuramente o in maniera innaturale, soprattutto micetti tra i due e i quattro mesi di età, sacrificati in gran numero perché più adatti alla mummificazione.
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