I faraoni dell´antico Egitto devono la loro esistenza al mutamento climatico preistorico del Sahara orientale, secondo un nuovo studio che riprende tutte le risultanze archeologiche emerse nell´area nel corso degli anni.
Ad iniziare dall´8, 500 a.C., secondo i ricercatori, diffuse aree degli attuali Egitto, Ciad, Sudan e Libia, sperimentarono un "rapido sommovimento delle condizioni dell´umidità".
Per secoli la regione aveva ospitato la savana brulicante di animali selvatici, foreste di acacia ed aree così paludose da essere inabitabili.
In quel periodo, popoli preistorici dell´est del Sahara seguirono le piogge per trovare ecosistemi più favorevoli. Ma attorno al 5, 300 a.C., l´abbondanza dovuta alle condizioni ambientali, iniziò a declinare e la maggior parte degli umani cominciò a lasciare le regioni progressivamente sempre più aride.
"Attorno a 5, 500-6, 000 anni or sono il Sahara egiziano divenne così asciutto che nessuno avrebbe potuto sopravvivervi" spiega Stefan Kröpelin, geoarcheologo dell´Università di Colonia in Germania and coautore dello studio.
Senza piogge, fiumi, o le correnti momentanee del deserto conosciute come waddis, la vegetazione si fece rara, e la popolazione dovette scegliere tra lasciare il deserto o morire. I membri delle popolazioni più evolute disposte attorno al fiume Nilo diedero luogo alla prima cultura faraonica in Egitto.
Il nuovo studio, che appare on line oggi sul sito web di Science Express, è basato su una complessa ricerca che combina la datazione al radiocarbonio di 500 manufatti dalla regione, con dati di molti studi precedenti. Kröpelin and ed il coautore dello studio Rudolph Kuper hanno raccolto dati geologici e climatici da innumerevoli letti di antichi laghi, pozze di origine pluviale, e fiumi.
Nel corso degli ultimi 30 anni i ricercatori hanno lavorato per mesi alla volta in deserti in cui le temperature diurne talvolta raggiungono i 50-60°.
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