
Ancora per pochi giorni - fino al 12 Giugno - il Museo di Santa Giulia a Brescia ospiterà un'esposizione dedicata al mito di Ercole (l'eroe che la tradizione vuole fondatore della città). La Mostra, dal titolo Ercole il fondatore. Dall'antichità al Rinascimento, analizza, in un articolato percorso tematico, il passaggio dal mito pagano al suo recupero d'ambito cristiano nel Medioevo fino al Cinquecento. La rilettura del mito dell'eroe greco è affidata a una ricca selezione di opere classiche, medievali e rinascimentali. Tanto per citare qualche esempio, la fronte del sarcofago della tarda età imperiale conservata al Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, istoriata con il mito delle dodici fatiche; la Coppa d'argento del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che illustra la stessa leggenda; il famoso "Ercole di Sulmona", bronzetto a figura intera rinvenuto nel santuario di Ercole Curino a Sulmona nel 1959 e oggi nel Museo Nazionale Archeologico di Chieti. Sono invece presentate grazie ad apparati fotografici le raffigurazioni di Ercole in età cristiana, giacché esse compaiono essenzialmente sulle facciate di cattedrali (ad es. la Cattedrale di San Marco a Venezia e il Duomo di Fidenza). Tra le rare eccezioni duecentesche, il Cofanetto in lamina d'argento con le storie di ercole, prestato dal Duomo di Anagni. Ricca la sezione rinascimentale, d'ambito preminentemente fiorentino. Tra le opere che la compongono, l'Ercole e l'Idra del Pollaiolo e la "Stregoneria" di Dosso e Dossi, conservate agli Uffizi.
Antonio del Pollaiolo, Ercole e l'Idra, 1470 ca., Firenze, Galleria degli Uffizi
La seconda parte della mostra è dedicata alla tradizione della fondazione di Brescia da parte di Ercole (nata nel XIII sec. e ripresa più tardi da eruditi e archeologi contestualmente al rinvenimento di testimonianze archeologiche nell'area del Foro); al centro della sezione, oltre ai numerosi reperti erculei rinvenuti nell'area del Capitolium, alcune decorazioni pittoriche che a partire dal Quattrocento iniziarono ad abbellire Brescia e le zone confinanti: è il caso dei quattrocenteschi affreschi della Chiesa di Sant'Antonio di Anfo, in val Sabbia e le più tarde pitture di Lattanzio Gambara e di Romanino esposte nel Palazzo del Capitano in Broletto, gravemente danneggiate dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale.






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