Circa tre anni fa, durante i lavori di ampliamento del campus Heslington East dell'Università di York, venne riportato alla luce un cranio umano risalente a 2.500 anni fa. Niente di eccezionale a parte il fatto che la scatola cranica conteneva un cervello intero, conservato in modo spettacolare e del tutto naturale.
I tessuti molli sono generalmente i primi ad essere intaccati dai processi di decomposizione che intervengono sul cadavere di un essere vivente. Man mano che gli anni passano, i tessuti molli si riducono in volume e vengono scomposti da insetti, batteri e da processi chimici che hanno origine all'interno del corpo al momento della morte. Il cervello, in particolare, è uno dei primi organi ad subire gli effetti della decomposizione, specialmente in particolari condizioni ambientali; le ossa, al contrario, sono le ultime ad iniziare a decomporsi.
Il cervello di Heslington non è di certo il primo organo di questo tipo trovato intatto dopo secoli o millenni dalla morte del suo possessore. O'Connor è stata coinvolta, circa 10 anni fa, nella scoperta di 25 cervelli ben preservati risalenti al medioevo, e altri ne sono stati scoperti in ogni parte del mondo, ma si è quasi sempre trattato di episodi di conservazione intenzionale di tessuti molli, come nel caso delle mummie.
Il caso del cervello di Eslington East sembra però essere diverso. "E' stato semplicemente meraviglioso pensare che il cervello di qualcuno morto così tante migliaia di anni fa potesse conservarsi nel terreno umido" dice Sonia O'Connor dell'Università di Bradford, ricercatrice che ha guidato un team di scienziati creato per determinare lo stato di conservazione del cervello. "E' stato particolarmente sorprendente, perchè se si parla con i patologi che hanno a che fare con i cadaveri diranno che il primo organo a deteriorarsi è il cervello, dato il suo elevato contenuto di grasso".
Se poi consideriamo che un corpo umano, sepolto secondo i criteri e le usanze moderne, impiega circa 10-15 anni per perdere ogni tipo di tessuto molle fino a ridursi ad uno scheletro, il cervello di Heslington diventa un caso ancora più curioso.
Il cranio umano apparterrebbe ad un uomo tra i 26 e i 45 anni di età che fu probabilmente impiccato e decapitato, e risalirebbe ad un periodo compreso tra il 673 e il 482 a.c. Il perchè accanirsi in questo modo su un uomo non è ancora chiaro (potrebbe non essere stato uno stinco di santo, per esempio), ma la mandibola e le due vertebre trovate assieme al cranio mostrano segni compatibili con la decapitazione di un corpo umano ancora integro, e uno stress vertebrale coerente con l'impiccagione.
I resti umani di Heslington sembrano essere stati sepolti velocemente dopo la morte, in un terreno umido in cui l'assenza di ossigeno ha preservato dalla decomposizione i tessuti cerebrali. Una sorta di "effetto torbiera", al quale tuttavia potrebbero aggiungersi altri fattori ancora non noti come un possibile lungo periodo di digiuno, che potrebbe aver favorito una conservazione del cervello simile a quella osservata da O'Connor.
Dopo che il corpo fu depositato nella sua fossa, il cervello di Heslington ha iniziato a cambiare dal punto di vista chimico, trasformandosi in materiale resitente al tempo e riducendosi a circa un quarto delle sue dimensioni originali.
Il cervello di 2.500 anni non è un caso unico. O'Connor ha accumulato diversi cervelli ben conservati e molto antichi scoperti dagli anni '60 ad oggi, ma generalmente questi ritrovamenti non sembrano apparire nelle pubblicazioni scientifiche di settore. "Credo che parte del problema" spiega O'connor, "è che gli archeologi sono molto felici di avere a che fare con resti umani scheletrici, ma quando c'è la presenza di tessuti molli la storia è molto, molto diversa. Non si ha più a che fare con un scheletro, si ha a che fare con i resti di un cadavere, e un cadavere è una persona morta".
Anche se personalmente non credo molto al fatto che un archeologo serio possa tirarsi indietro di fronte ad un cervello conservatosi naturalmente (semmai, il contrario), devo tuttavia constatare che, quanto meno nell'informazione scientifica generalista, non mi è mai capitato di sentire una notizia circa un ritrovamento di questo genere. Ben felice di essere smentito da chiunque avesse più informazioni del sottoscritto, ma gradirei molto vedere notizie di questo tipo un po' più pubblicizzate di quanto succede di questi tempi.
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