Quando i visitatori d'un museo vedono gli oggetti di culture di tutto il mondo, si pone sempre una questione scomoda: Perché quegli oggetti sono stati portati lì?
Perché mai i musei di Parigi, Londra, Washington, e quelli del resto del mondo occidentale custodiscono oggetti che appartengono alla storia di altri paesi (spesso poveri)?
Molti vedono questo fatto come conseguenze dell'imperialismo occidentale. Alcuni oggetti, è vero, sono stati comprati nei Paesi d'origine, ma la maggior parte sono stati semplicemente "presi" dagli archeologi, o comprati da tombaroli saccheggiatori, che operavano soltanto per il proprio profitto personale. Il rimpatrio delle antichità è una ripetuta richiesta diplomatica dei Paesi emergenti, negli ultimi decenni, che ha suscitato non poche polemiche.
I sostenitori della validità di tale pratica pongono invece l'accento sul fatto che quei tesori, nei musei occidentali, diventano accessibili per il vasto pubblico e permettono a tutti di vedere e studiare cose che altrimenti rimarrebbero nascoste. Inoltre, gli oggetti storici di ogni cultura sono meglio conservati e protetti per le future generazioni, perché l'Occidente è più attrezzato e mantiene i tesori archeologici con una cura che a "casa loro" non sarebbe neppure concepibile.
Sembra che la rivolta in Egitto offra un sostegno a tali teorie. Nel gennaio scorso, i saccheggiatori hanno distrutto due mummie e diversi altri oggetti nel museo del Cairo. Altre statue sono state rubate. Apparentemente, i ladri cercavano l'oro, e hanno rotto mummie di 2000 anni fa per l'irritazione di non trovarne. La comunità archeologica è stata sconvolta.
Gli Egiziani si sono adoperati per proteggere le migliaia di oggetti insostituibili, formando una catena umana intorno al museo per prevenire altri saccheggi. Il capo degli archeologi egiziani, Zahi Hawass, ha annunciato che nonostante alcuni danni minori e isolati i tesori del museo erano salvi, inclusi i diversi oggetti d'oro della Tomba di Tutankhamen. Purtroppo, nuove inchieste hanno rivelato che i saccheggi erano stati ben più gravi di quanto si pensasse, e che stavano proseguendo con un ritmo quasi regolare.
Infine, la misura è stata colma per Hawass, che si è dimesso da Ministro, affermando: "Me ne vado per molte ragioni importanti... l'esercito proteggeva i nostri siti e il nostro Museo Egizio del Cairo. Tuttavia, l'esercito se ne è andato per svolgere altri compiti... criminali e ladri hanno cominciato a distruggere diverse tombe. Hanno attaccato un deposito di oggetti archeologici a Saqqara e non sappiamo ancora quanti oggetti siano stati portati via; hanno aperto due depositi a Giza; una tomba della XIX Dinastia, l'unica di tutto il Delta, è stata danneggiata a Ismaïlia; è stato rotto e saccheggiato un deposito a El-Qantara Est, per rubare le antichità... Io non posso rimanere in Egitto e vedere il saccheggio dei beni archeologici che non si ferma, senza poterci fare niente!"
Naturalmente, i tesori archeologici senza prezzo non potranno mai essere salvaguardati completamente, neppure in Europa o negli Stati Uniti o altrove nel mondo. I disastri naturali, le guerre, sono sempre in agguato. Ma l'insensibilità culturale e l'incapacità politica poste in evidenza dagli avvenimenti più recenti suggeriscono che il posto migliore per molti di tali cimeli senza prezzo possa essere solo molto lontano dai paesi dai quali essi provengono.
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