Quel che esisteva all´inizio, nel mondo della Bibbia, si trovava nella terra ora chiamata Iraq. Non vi sono tracce del Giardino dell´Eden, né opere dell´uomo al confluire dei fiumi Tigri e Eufrate. Ma le grandi città e gli imperi dei Libri della Genesi, dei Re e delle Cronache, hanno lasciato le loro tracce: Ur, dove nacque Abramo; la rapace Assiria con la sua capitale, Ninive, e Babilonia, dove gli antichi Israeliti furono tenuti in cattività e dove, come si legge nei Salmi, piangevano nel ricordo di Sion.
Sotto le sabbie ed i detriti dell´Iraq, per millenni e millenni, le verità hanno atteso di essere rimesse insieme e di ricomporre il quadro di questi luoghi leggendari, che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella storia della fede e delle culture di Ebrei, Cristiani e Musulmani. "Qui è dove iniziarono le prime scritture, dove le prime idee di legge e religione furono poste per iscritto" afferma l´archeologo McGuire Gibson, dell´Università di Chicago. Vitelli d´oro, tori alati e leoni rampanti sono emersi dalla polvere, ed hanno aiutato e comprendere la successione cronologica nel passaggio dall´opulento politeismo della Mesopotamia al più ascetico monoteismo della Terra Promessa. E´ una storia che è emersa lentamente, faticosamente, negli ultimi secoli da circa 10, 000 scavi scientifici in Iraq e da altri innumerevoli in Israele.
Ma per tutto il Medio Oriente, la ricerca di manufatti sacri e delle lezioni che avrebbero potuto impartirci, sta assumendo nuova urgenza. L´archeologia è sempre più sofisticata, la tecnologia per la datazione dei reperti in costante perfezionamento. Guidati dalla curiosità e dalla fede, dall´ambizione e talvolta dall´avarizia, gli scavatori bramano di scoprire la Bibbia, risolvere i suoi misteri e rivelare i suoi segreti.
E´ la più avventurosa delle sfide archeologiche. In Iraq, la caduta di Saddam Hussein ha legittimato la speranza che nuove risorse economiche e nuova libertà avrebbero aiutato ad aprire molti dei siti alla ricerca scientifica ed al restauro. Ma il protrarsi dei conflitti ha oscurato questa prospettiva. In Israele, una marea crescente di fondi per progetti legati alla Bibbia, sta fluendo a Gerusalemme per un´esplorazione intensa della città e dei suoi dintorni, ma l´archeologia si è dovuta scontrare con l´intifada, e la violenza ha interrotto bruscamente molti scavi attivi.
Eppure la ricerca dei tesori e della verità cresce in modo persino più selvaggio e preoccupante. Nei deserti senza legge dell´Iraq occupato, la storia quella della Bibbia e quella del più ampio mondo antico cui le scritture fanno riferimento è stata saccheggiata su scala epica per un mercato nero dove frammenti irrecuperabili del nostro passato sono venduti a collezionisti sofisticati, o solo al miglior offerente su eBay. "Stanno spazzando via un intero campo di conoscenza, di storia culturale e sociale" ha spiegato Gibson, "e solo perché qualcuno abbia un bell´oggetto da esporre sul caminetto".
"In Israele, ci si sta dedicando attivamente alla preservazione delle benché minime tracce che possano rivelare verità letterali circa il mistico insegnamento delle scritture. Ma in Iraq la situazione è molto più complessa. Gli archeologi agiscono come investigatori sulla scena del crimine, e tentano di scoprire come le società siano vissute e come si siano estinte. E per farlo, hanno necessità di sapere quando come e specialmente dove, ogni indizio può essere trovato.
"Preleva un oggetto dal suo contesto, e perderai le informazioni che ti può offrire" ha dichiarato Gibson nei pressi di Nassiriya, nell´Iraq meridionale, presso un antico sito sumero di 2, 700 anni or sono, noto come Um al Agreb, "Madre degli Scorpioni", che si trova sotto il tiro incrociato dei saccheggiatori e dei guerriglieri. Gli scavi non autorizzati sono ovunque. "Viene da piangere nel vedere questo scempio" ha dichiarato John Russell, archeologo americano che ha affiancato il Ministro della Cultura iracheno fino a giugno. I ladri non attendono più la copertura, o almeno la frescura, della notte. Un giorno, la scorsa settimana, un trentacinquenne che ha detto di chiamarsi Hassan, ha iniziato a scavare e smuovere la terra con attrezzi vari ad una temperatura di quasi 50 gradi. Quando gli è stato chiesto perché lo facesse, la sua risposta è stata semplice. "Siamo poveri".
Secondo Donni George, direttore del Museo Nazionale Iracheno, lavoratori come Hassan vendono i pezzi che trovano per circa 10 o 15 dollari. Gli stessi reperti saranno poi venduti in Europa, Stati Uniti o Giappone per migliaia, perfino decine di migliaia di dollari.
Il saccheggio dei musei negli scorsi mesi ha creato sensazione internazionale, e le truppe americane sono state accusate di non essere intervenute mentre circa 100, 000 reperti venivano rubati. Questo numero era certo esagerato, ma più di 8, 000 pezzi sono ancora mancanti, e di questi quasi 30 considerati di valore unico.
Purtroppo talvolta all´opera dei saccheggiatori si aggiunge quella degli eserciti della coalizione. Quando il professor Zainab Baharani della Columbia University ha visitato il sito di Babilonia la scorsa primavera, grande è stata la sua sorpresa nel vedere che una base militare americana occupava il territorio. I lavoratori scavavano le sabbie, potenzialmente ricche di reperti, per creare barricate. I bulldozer scavavano piste d´atterraggio per elicotteri, e le sole vibrazioni producevano ulteriori danni. Parti di due antichi templi sono crollate ed il palazzo di Nabucodonosor II è attualmente minacciato. "Siamo molto preoccupati per le mura del palazzo" ha dichiarato Bahrani. "Sono fatte di mattoni. E tremano quando gli elicotteri decollano".
Per gli archeologi, per i fedeli, per tutti noi, la perdita del passato impoverisce il futuro. Strappar via i reperti dal loro contesto porta via l´unica speranza che abbiamo di conoscere il mondo di Abramo, o quello di Nabucodonosor, che ci hanno dato il nostro.
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