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LE INCREDIBILI PIRAMIDI DI MONTEVECCHIA

Il comune di Montevecchia (LC) è compreso interamente in un parco regionale chiamato “parco di Montevecchia e della valle del Curone”. All’interno di questo Parco vi sono diverse collinette quasi tutte terrazzate in epoca medievale per scopi agricoli. In quegli anni mi ero procurato delle foto aeree (rarissime in quanto Google non era ancora nato) del parco e studiavo se vi erano delle anomalie da questo punto di vista insolito.

Una sera, mentre studiavo l’area della Collina dei Tre Pini ( chiamata anche la Collina dei Cipressi), ho constatato che i terrazzamenti sugli spigoli si disponevano ortogonalmente invece che con la solita forma rotondeggiante e sinuosa.

Strano, pensai: tre lati si trovavano tra loro a 90gradi e il quarto non esisteva in quanto era costituito dal crinale che si dirigeva verso un secondo cucuzzolo, il Belvedere Cereda… E, cosa sorprendente, anche qua i primi due lati avevano dei terrazzamenti a 90gradi.

Solo una coincidenza?

Presi un righello e feci qualche calcolo, accorgendomi che i lati principali delle due colline erano orientati a est, ma non l’est della bussola, bensì quello astronomico locale.

Un’altra coincidenza?

Per curiosità seguii con lo sguardo dove si trovasse il prossimo cucuzzolo: era all’interno di un folto bosco e le foto aeree non consentivano alcun tipo di dettaglio.

Ricorsi allora alla carta catastale: bene, anche la terza collina aveva il suo lato principale orientato perfettamente a est, come le altre due.

Cominciò così a insinuarsi in me il sospetto che vi potesse essere stato qualcuno che, non per motivi agricoli, si fosse preso il disturbo di modellare tre colline fatte in roccia calcarea. All’inizio ero molto scettico che la forma piramidale di tre colline  potesse essere dettata da una modellazione umana. Modellazione che era evidentissima dalla realizzazione dei numerosi terrazzamenti per scopi agricoli. Ma che senso poteva avere, per un agricoltore, asportare tutto lo strato coltivo fino ad arrivare alla nuda roccia, e poi realizzare dei gradoni coltivi e riportare sopra della terra ? 

Non aveva senso.

E poi perchè farlo solo in queste tre alture, e non in tutte le altre, che pur sono numerose in zona?

L’impossibilità a poter fare scavi o sondaggi senza i permessi necessari da parte della sopraintendenza limitava i miei studi a semplici misurazioni sia sul posto sia a mezzo della solita cartografia e delle foto aeree.

Ma poichè stavamo parlando di colline dalla forma “piramidale” la cosa più razionale da fare era prima documentarsi il più possibile.

Cominciai così a interessarmi di piramidi.

Infatti sulle piramidi si è scritto di tutto e di più, a volte anche valicando la soglia del “lecito” e del “razionale”…

Occorreva districarsi in una giungla di teorie e ipotesi che sconfinavano nell’esoteria e nella metafisica.

Uno dei libri che andava in quegli anni per la maggiore era Il “Mistero di Orione” di Robert Bauval e Adrian Gilbert; un libro destinato a far molto discutere, che oggi ha superato la decima edizione.

In estrema sintesi la tesi di Bauval e Gilbert era che le piramidi egizie di Keope, Chefren e Micerino sono disposte tra loro per una precisa motivazione: sarebbero la raffigurazione in terra della disposizione delle tre stelle presente nella “cintura” della costellazione di Orione.

L’idea non era del tutto peregrina in quanto la costellazione di Orione era molto nota e venerata nell’antico Egitto e raffigurava addirittura uno degli dei principali, Osiride.

Quando lessi questo brano mi bloccai su questo punto e per un momento pensai come a volte fatti fortuiti e occasionali possano essere causa di importanti scoperte.

Ero intento in queste riflessioni quando, con lo sguardo fisso nel vuoto, pensai che anche le  tre cime delle “mie” piramidi non erano allineate! Questo dato, che sapevo già, lo avevo da subito attribuito al fatto che essendo state “modellate” utilizzando un costone roccioso preesistente, era quasi ovvio che le tre cime non fossero disposte su uno stesso asse. Ma dopo la lettura del libro di Bauval  le mie certezze cominciavano a vacillare.

Mi precipitai a sgomberare il piano del tavolo e disposi alla rinfusa le planimetrie che raffiguravano il territorio del parco di Montevecchia. Presi una riga e con una matita unii le cime delle prime due piramidi; rimasi per un paio di minuti a osservare che la cima della terza piramide non solo non era allineata ma si trovava a destra rispetto alle altre due… Proprio come nelle tre stelle della Cintura di Orione!

Con maggiore concentrazione misurai la distanza tra la prima cima e la seconda e la distanza tra la terza e la seconda; presi l’ingrandimento della foto satellitare delle piramidi di Giza e rifeci la stessa verifica. Come proporzione nel senso orizzontale erano identiche, nel senso verticale vi erano leggere differenze (ma anche nelle tre egiziane) ! 

L’ipotesi che nel Parco di Montevecchia vi fossero TRE piramidi scavate nella roccia, stava diventando sempre più concreta.

Poiché la soprintendenza non concedeva alcuna autorizzazione ad eventuali scavi, mi son rivolto all’archeoastronomia. Ho contattato quindi uno dei maggiori esponenti italiani (il prof. Adriano Gaspani), insieme a lui ho effettuato un’accurata “georeferenziazione” di tutte e tre le piramidi. Una volta mappate si è potuto determinare sia le inclinazioni delle varie pendici, sia degli spigoli, che la loro effettiva inclinazione.

Dopo numerosi sopralluoghi e altrettante misurazioni, il prof. A.Gaspani ha redatto una relazione da cui cito testualmente le conclusioni : «Esaminando i risultati ottenuti appare evidente che l’angolo di immersione dei pendii delle due colline è compreso tra i 19° e i 23°,1. La media campionaria è pari a 21°,4 con uno scarto quadratico medio campionario pari a 2°,4.

La probabilità di ottenere casualmente tale deviazione standard campionaria è pari al 2,7%, quindi con un livello pari al 97,3% la concordanza tra le inclinazioni dei pendii che sono stati misurati non è da ritenersi casuale, bensì dovuta a una deliberata opera di modellazione eseguita dall’uomo in epoca antica. Questo appare maggiormente vero se ci si limita a esaminare le pendenze degli spigoli delle colline piramidali: in questo caso il valore medio campionario dell’angolo di immersione risulta pari a: 22°,5 ± 0°,5; La varianza campionaria risulta essere pari a s=1,02. Dopo l’applicazione quindi del test statistico di Fisher, utile per eseguire l’analisi della varianza, appare evidente la forte non casualità delle pendenze rilevate nell’area in studio».

Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare le PROVE della modellazione artificiale delle tre colline. Lo studio è andato avanti da questo punto fermo per determinare CHI potesse averle modellate e sopratutto QUANDO.

Per trovarle ho impiegato molto tempo e risorse ed alla fine le ho descritte in una pubblicazione che ho chiamato “LE INCREDIBILI PIRAMIDI DI MONTEVECCHIA”, trovabile su Amazon.

Anticipando le conclusioni, ho ipotizzato che le hanno modellate i primi agricoltori che sono arrivati in questi territori nel 4200 ac. L’epoca della modellazione è da attribuirsi ad un periodo antecedente al 3100 ac. In quella data è caduto un meteorite a 300 km di distanza e le polveri che si sino depositate hanno costretto gli agricoltori ad abbandonare il territorio lasciando incompleta l’opera. Infatti la prima piramide ha tre lati ben modellati, la seconda solo due e la terza uno (quello rivolto ad est). Quindi almeno 600 anni prima della piramide egizia di Saqqara. Si è anche scoperto la presenza di una camera ipogea sotto la seconda piramide da cui si accederebbe con un passaggio simile a quello della piramide di Keope. Purtroppo la sopraintendenza non concede le autorizzazioni di scavo. Ho quindi trasmesso le informazioni nel mio libro per chi in futuro vorrà continuare queste ricerche e completare questo lavoro.

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