
Nuove e significative scoperte sullo sviluppo storico e culturale di Itaca sono emerse dal programma di ricerca dell’Università di Giannina presso il principale sito archeologico di Agios Athanasios, noto come la “Scuola di Omero”, nella regione settentrionale dell’isola, secondo un annuncio del Ministero della Cultura greco.
La ricerca, iniziata nel 2018, prevede la gestione, l’ulteriore documentazione e la promozione dei reperti provenienti dagli scavi sistematici condotti tra il 1994 e il 2011 sotto la guida della defunta Professoressa Associata Litsa Kontorli-Papadopoulou e del Professore Emerito Athanasios Papadopoulos. Il nuovo programma è guidato dal Professore Emerito Giannos G. Lolos, con il contributo fondamentale della Dott.ssa Christina Marambea, archeologa presso l’Università di Giannina.
In particolare, Athanasios Papadopoulos dichiarò in un’intervista di essere convinto che il sito fosse, in effetti, il palazzo di Odisseo stesso. Disse:
“Purtroppo, dal 2011, le autorità hanno lasciato che il sito cadesse nell’abbandono. Dubito che dichiareranno mai pubblicamente che il palazzo di Odisseo è stato ritrovato. Negli anni ’90, fui pressato a dichiararlo, ma non lo feci mai, perché non avevo ancora raccolto prove sufficienti”.
Leggi le conclusioni tratte dalla defunta archeologa che, insieme al marito, ha effettuato la scoperta iniziale:
Nel vicino villaggio di Stavros, una suggestiva ricostruzione del palazzo, opera dell’architetto italiano Bruno Mazzali, si erge nella piazza del paese, a testimonianza visiva del fatto che in questo luogo altrimenti idilliaco potrebbe essere accaduto qualcosa di veramente significativo. La ricostruzione si basa sui reperti archeologici e si allinea per diversi aspetti alle descrizioni dell’epopea omerica.
Il sito, denominato “Scuola di Omero” fin dall’inizio del XIX secolo, si sviluppa attorno a un grande affioramento roccioso sulle pendici orientali di Exogi, in un’area con sorgenti naturali. I resti scavati si trovano su due terrazze, collegate da due scale scavate, e in aree più basse. Sulla terrazza superiore si trovano i resti di una torre di epoca ellenistica (III secolo a.C.), mentre la terrazza inferiore è in gran parte occupata da un imponente edificio rettangolare.
Le prove dell’attività umana nel sito risalgono al Neolitico finale (fine V/IV millennio a.C.). I reperti includono decine di strumenti in selce e diverse centinaia di frammenti di ceramica. Per quanto riguarda l’età del bronzo, sono stati identificati decine di frammenti di circa 30 vasi distinti, risalenti alla fine del XIV e XIII secolo a.C.
Una scoperta particolarmente importante è una sorgente/serbatoio sotterraneo completamente conservato, costruito con muratura a mensola. È uno dei pochi esempi noti del suo genere. In base alla sua forma, alle tecniche di costruzione e alla presenza al suo interno di frammenti di coppe per bere del tardo miceneo, i ricercatori, passati e presenti, ritengono fermamente che risalga al periodo palaziale miceneo.
L’insediamento miceneo presso la Scuola di Omero fungeva probabilmente da centro amministrativo che sovrintendeva a porti e territori, oltre a gestire e proteggere le abbondanti risorse idriche della zona. Sembra far parte di una rete di 7-8 siti micenei nella fertile e ricca di porti di Itaca nord-occidentale. Questa rete sembra definire approssimativamente il più ampio nucleo urbano (tradizionalmente odissea) dell’isola durante l’era palaziale micenea (XIV-XIII secolo a.C.).
In periodi storici successivi, la maggior parte dei reperti ceramici risale all’età ellenistica e alla prima età romana (fino al I/II secolo d.C.). Tra i numerosi frammenti di grandi dimensioni, sono stati identificati otto frammenti di perirranteria (bacini rituali tipicamente utilizzati nei santuari).
Oltre a una grande quantità di piccoli oggetti, i reperti comprendono anche:
34 frammenti di offerta votiva in argilla
Diverse decine di fusaiole d’argilla
Un piccolo tesoro di gioielli d’oro
Altri oggetti e ornamenti principalmente in bronzo
Oltre 100 monete provenienti da varie città (dal III secolo a.C. al II secolo d.C.), che indicano un flusso di visitatori al sito.
Tra le migliaia di frammenti di tegole ellenistiche e dell’antica Roma attualmente in fase di selezione e pulizia, 14 recano iscrizioni a timbro in greco e latino. Uno è contrassegnato da un’iscrizione parzialmente conservata e dalla lettera greca Δ, che probabilmente indica la proprietà “pubblica”. Un altro reca il timbro con le lettere greche speculari ΔΗ (probabilmente un’abbreviazione di “pubblico”). Altri due contengono parti del nome di Apollo Agyieus, il che suggerisce un culto locale del dio.
Da recenti analisi è emerso un frammento di tegola con timbro di notevole importanza: reca il nome [OD]YSSEUS (al genitivo) invertito. Un altro frammento presenta una dedica votiva incisa, probabilmente al dativo, forse attribuita a un pellegrino: ODYS[SEI].
Nell’ambito della loro interpretazione, i ricercatori hanno preso in considerazione i reperti provenienti dagli scavi condotti da W. Vollgraff nel 1904 sulla terrazza superiore. Tra questi, oggetti di epoca tardo romana, tra cui un busto in miniatura in bronzo che si ritiene rappresenti Odisseo, coerente con le raffigurazioni nell’arte greco-romana e sulle monete itacane del IV-III secolo a.C.
Il complesso sembra essere stato in uso attivo dall’età ellenistica fino all’età romana antica/media (fino al I/II secolo d.C.). Presenta robuste costruzioni a terrazza, una suggestiva architettura in pietra lavorata e nicchie probabilmente utilizzate per dediche o iscrizioni, a testimonianza di un’intensa attività rituale, soprattutto nella terrazza inferiore.
Il complesso monumentale ellenistico può ora essere identificato con sicurezza come l’ Odysseion di Itaca, che si ritiene includesse un santuario o un santuario eroico dedicato a Odisseo. Questo sito è menzionato in un decreto degli Itacani intorno al 207 a.C. proveniente da Magnesia, in Asia Minore [IG IX 12 4, 1729], che fa anche riferimento alle gare atletiche associate ( Odysseia ). La natura e l’ esatta ubicazione dell’Odysseion sono state oggetto di dibattito accademico fin dagli anni ’30.
Oggi, quasi un secolo dopo la scoperta della frase incisa EUXĒN ODYSSEI (“Un voto a Odisseo”) su un frammento di maschera d’argilla del tardo ellenismo rinvenuto in una grotta nella baia di Polis, due nuove iscrizioni della stessa epoca – ODYSSĒOS e ODYSSĒI – confermano ulteriormente il culto dell’eroe nella zona nord-occidentale di Itaca. Insieme alla ricchezza di dati archeologici, questi ritrovamenti confermano lo sviluppo di un importante complesso pubblico con un ruolo fondamentale nella vita religiosa, sociale e forse politica degli Itacani durante il periodo ellenistico e l’inizio dell’epoca romana. Probabilmente fungeva anche da più ampio luogo di pellegrinaggio.
Il progetto di ricerca sull’Itaca settentrionale dell’Università di Giannina è stato inizialmente realizzato dal 2018 al 2022 nell’ambito di un accordo di sviluppo culturale (con il Comune di Itaca, l’Eforato delle Antichità di Cefalonia e Itaca, guidato dal Dott. Gr. Grigorakakis, l’Università di Giannina e la Regione delle Isole Ionie), grazie al supporto del sindaco di Itaca, il Sig. D. Stanitsas.
Oggi continua intensamente attraverso il Comitato di ricerca dell’Università, sostenuto da una generosa donazione del Dott. DG Apostolopoulos e del Dott. A. Païzi-Apostolopoulou, entrambi direttori di ricerca in pensione della National Hellenic Research Foundation.
Tra gli archeologi partecipanti figurano:
il Prof. Emerito GG Lolos (Direttore Scientifico), il Dott. Chr. Marambea, il Dott. St. Oikonomidis, il Dott. K.-A. Tsonos e il Dott. D. Syrmalis (Magistrale). Hanno inoltre collaborato il Dott. E. Kardara (Conservatore), Chr. Vaporakis (Consulente per la Conservazione), Th. Deligianni (Chimico), D. Skyrgiannis (Architetto), K. Gkanas (Ingegnere Civile) e A. Notia (Filologo).
Gli studi specialistici vengono svolti in collaborazione con la Prof.ssa Emerita K. Liambi (Storia antica) e l’ex Professore associato A. Vlachopoulou (Archeologia classica), con il prezioso contributo consultivo di Ch. Kritzas, Direttore onorario del Museo epigrafico.