
Nelle pianure polverose della Tanzania settentrionale, uno scorcio di vita preistorica è stato miracolosamente congelato nel tempo — non su pietra o osso, ma in una scia di impronte conservate nella cenere vulcanica. Conosciute come le Impronte di Laetoli, queste tracce sono una delle scoperte più straordinarie della paleoantropologia, che catturano il momento in cui due — forse tre — antichi ominidi camminarono fianco a fianco quasi 3,7 milioni di anni fa. Conservate da un’eruzione vulcanica e poi sepolte sotto strati di sedimento, queste impronte rappresentano la più antica prova diretta della deambulazione eretta da parte dei nostri antenati.
Rinvenute nel 1978 da Mary Leakey e il suo team, il sito di Laetoli sconvolse il mondo scientifico. Le impronte appartenevano a Australopithecus afarensis, la stessa specie del celebre fossile “Lucy”. Ciò che le rende tanto sbalorditive è la loro sorprendente somiglianza con le nostre: un’impronta del tallone profonda, un arco plantare, dita allineate — chiari segni di locomozione bipede. Questo momento immortalato nella cenere dimostra che i nostri antenati camminavano eretti milioni di anni prima della comparsa dell’Homo sapiens.
Oltre al valore anatomico, le Impronte di Laetoli sussurrano una storia silenziosa sulla vita nei tempi antichi. La lunghezza del passo, la dimensione e la distanza tra le orme suggeriscono un adulto e un giovane che si muovono insieme — forse un genitore e un figlio durante un viaggio quotidiano, inconsapevoli che ogni loro passo sarebbe diventato una capsula del tempo delle origini dell’umanità. È commovente pensare che una semplice camminata su cenere soffice avrebbe ridefinito la nostra comprensione di quando — e come — i nostri antenati si sono alzati in piedi e hanno cominciato a camminare sulla Terra.